Non vi lasceremo soli

Sono sul volo AZ721 Atene-Roma, ci vorranno due ore prima di arrivare nella capitale italiana, ne approfitto per cercare di guardarmi dentro.
Ripercorro i luoghi, gli incontri fatti con le persone fuori dal campo profughi di Ritsona, gli occhi nei quali a volte ho fatto fatica a sostenere lo sguardo senza sentire dentro di me un grande e profondo senso di impotenza e ingiustizia davanti a chi dice: non ho nulla da dare da mangiare ai miei figli, se fossi solo e non avessi famiglia, tornerei in Iraq, almeno morirei con più dignità piuttosto che restare qui in questo campo e vivere come fossimo in prigione, dove la mia famiglia non ha nessun Diritto, neppure al cibo.
Ripenso alle mani strette una nell’altra per scambiarci le parole più vere di sempre; noi purtroppo non possiamo cambiare la vostra situazione; fisso i loro occhi e poi abbasso un’altra volta la testa, sento allora che la stretta diventa più forte quando questo papà mi dice: non voglio nulla, vi chiedo solo di essere amici. Ricambio la stretta, con forza, alzo la testa e suggello una promessa, fin quando Operazione Colomba è qui, non vi lasceremo soli.

Chiediamo perdono in quanto europei, per il sogno tradito che hanno le tante persone che arrivano in quell’Europa che vanta Diritti evidentemente per molti, ma non per tutti; per le famiglie volutamente smembrate da un sistema violento e subdolo che uccide senza torcere un capello.
Il volo AZ721 tocca il suolo della capitale, sento parlare la mia lingua ma è tutto lontano da me, tutto tranne quella promessa, tranne quegli occhi e quelle mani strette in altre mani.

Mina