Il bambino adulto

Caro Papa Francesco, so che verrai a Lesbo fra qualche giorno.

Mi chiamo Samir e sono afgano di etnia hazara. Sono nato a Herat e ho 15 anni. Spesso mi siedo da solo su una panchina a fissare il mar Egeo, a pensare a come sarebbe la mia vita se non fossi arrivato qua, a dove sarei in questo momento, in quale parte del mondo. Penso a tutto quello che mi è successo in questi anni e provo dolore, rabbia e amarezza. Provo tanta nostalgia per la mia casa.
Mia madre è morta quando ero piccolo mentre mio padre è anziano e malato. Mi sono ritrovato solo, catapultato nel mondo senza la certezza del domani. Ho dovuto crescere in fretta e fare delle scelte come se fossi adulto: vivere o sopravvivere.
Sono partito da solo per l’Europa alla ricerca di un luogo sicuro e di una vita dignitosa. Ho attraversato il mare che divide la Grecia dalla Turchia, non avevo mai visto il mare prima.

Quando sono partito ero pieno di sogni e speranze, finalmente avrei trovato la tranquillità che non ho mai vissuto in Afganistan. Ma così non è stato!
Ero quasi un bambino quando sono approdato qui sull'Isola, avevo solo 13 anni, la polizia ci ha preso e portato nel campo di identificazione di Molyvos, dicevano che ci dovevano registrare.

Avevo con me la fotocopia della tazkera (carta identità afghana) in lingua farsi (la lingua persiana parlata in Afghanistan, ndr) e inglese. I poliziotti l’hanno guardata attentamente ma non ne hanno tenuto conto, mi hanno detto che non era vero che avevo solo tredici anni e mi hanno registrato come adulto.
Dopo la registrazione ho vissuto l’inferno del campo di Moria, lì la vita era molto dura e pericolosa specialmente per chi era solo come me.
Ora vivo nel campo di Mavrovouni (Moria 2), sono a Lesbo da due anni ma le autorità hanno sempre respinto la mia domanda di asilo.
Sono davvero esausto, cerco solo un po' di pace!
Al campo vivo in una delle tante tende dei “single man” dove la vita è difficile, soprattutto se sei un ragazzino come me. La vita al campo, l’attesa infinita e le condizioni in cui ci troviamo a stare portano le persone ad essere aggressive e violente. Gli adulti non ci trattano bene e i litigi scoppiano improvvisi e aspri e, nonostante la sorveglianza della polizia all’interno del campo, gli agenti non intervengono mai in nostra difesa, anzi, spesso preferiscono chiudere un occhio.
Non puoi dormire sogni tranquilli quando la tua stessa sicurezza è messa in pericolo.
Delle volte mi sento molto perso e spesso di notte faccio terribili incubi e mi sveglio urlando. Sono terrorizzato all’idea di essere deportato, di essere rimandato indietro, soprattutto adesso che in Afganistan sono tornati i talebani che da anni perseguitano l’etnia a cui appartengo.

Non riconoscere la minore età a ragazzini che non hanno ancora raggiunto i 18 anni pare sia una pratica consolidata per le autorità dell’isola: i minori stranieri non accompagnati, già vittime di un maggior rischio di sfruttamento e violenze durante il viaggio, si ritrovano senza nessuna tutela, protezione e diritti.
Le tende dei “single man” sono grandi e suddivise in spazi più piccoli dove vivono solo uomini soli. Quando   i minori finiscono in questi spazi non protetti vengono bistrattati e sfruttati come “schiavi”.
Inoltre, come in tutto il campo, la vita in tenda non è agevole e in questo periodo invernale le persone cercano di riscaldarsi con mezzi di fortuna e spesso può capitare che scoppino incendi.
Sono tanti i minori stranieri non accompagnati, che, a causa delle ingiustizie subite e delle condizioni in cui sono costretti a vivere, praticano atti di autolesionismo o peggio ancora tentano il suicidio.

https://www.unhcr.org/greece.html


“Il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini”

(Dietrich Bonhoeffer)