Maggio 2023

GRECIA


Situazione attuale

E’ con grande piacere che anche l’equipe Grecia inizia, con il mese di maggio, la redazione dei Report mensili di Operazione Colomba, per raccontare, denunciare, condividere il nostro essere accanto alle persone in movimento.
In Grecia la vita delle persone in movimento significa soprattutto marginalizzazione e attesa. La marginalità è evidente già nelle città, da cui sono estromessi anche i soggetti vulnerabili dopo la chiusura del progetto ESTIA. Questo processo continua poi nei campi, tipicamente situati in aree industriali lontane dai centri abitati, dove l'accesso delle associazioni è ostacolato da una procedura di registrazione ministeriale altamente discrezionale.
La perenne attesa, senza certezze né prospettive, è una forma di violenza che investe sistematicamente la vita di queste persone. Per questo, i volontari scelgono di vivere questa attesa al fianco delle persone in movimento.
Il 19 maggio il New York Times ha diffuso un video nel quale viene mostrata un’operazione di pushback effettuata sull’isola di Lesbo: un gruppo di persone, tra cui anche dei bambini, viene prelevato da un furgone, trasferito su un gommone fino a una imbarcazione della Guardia Costiera e successivamente abbandonato in mare su una zattera di salvataggio priva di motore. Nonostante l’eco mediatica creata dalla pubblicazione del video e le ampie evidenze relative alle 20.000 persone respinte dalla Grecia negli ultimi 3 anni, a Bruxelles non si è parlato né di avviare una procedura di infrazione a carico della Grecia né di modificare i piani di finanziamento delle sue politiche migratorie, definite da Mitsotakis “tough but fair”.
Le elezioni parlamentari del 22 maggio hanno inoltre confermato la vittoria del partito Nuova Democrazia del Primo Ministro uscente Mitsotakis, col 40,8% dei voti; il 25 giugno si svolgerà il secondo turno delle elezioni, che con estrema probabilità gli garantirà la maggioranza assoluta in Parlamento.
In riferimento al sistema di accoglienza dei richiedenti asilo sul territorio, continua il processo di adozione del Closed Controlled Access Center (CCAC) come modello generale, già sperimentato nei campi di Samos, Leros e Kos, interamente finanziati dall'Unione Europea.
Si tratta di strutture di tipo carcerario, dove allo scarso accesso alle cure mediche ed ai servizi essenziali si accompagnano l'isolamento e un alto livello di sorveglianza, con pesanti ricadute sulla salute mentale delle persone confinate.
La (estremamente limitata) libertà di movimento è condizionata al possesso della tessera magnetica del centro e alle condizioni stabilite dal direttore dello stesso. Ne consegue che, nel passaggio dai campi esistenti ai CCAC, il mancato rilascio della tessera potrebbe tradursi in una detenzione di fatto per chi aspetti la registrazione della domanda di asilo o abbia ricevuto uno o più rigetti.

Condivisione, Lavoro e novità sui Volontari

Ad Atene manteniamo una presenza con le persone in movimento, che con i massicci trasferimenti dalle isole si sono riversate sulla terraferma, spesso in condizioni di estrema precarietà abitativa, economica e sanitaria. In questo contesto è fondamentale anche la costruzione di una rete con le varie associazioni operanti nel settore, che forniscono supporto sociale, legale e abitativo.
Rimane centrale la presenza fuori dal campo di Ritsona, situato a circa 70 km da Atene, dove ci rechiamo due volte alla settimana. L'ubicazione in una zona industriale lontana 20 km dal primo centro abitato, determina un isolamento che investe anche e soprattutto la sfera psicologica. Il trasporto verso i centri abitati è possibile e gratuito solo in determinati giorni a settimana e solo previo appuntamento presso un ospedale pubblico.
Sulle condizioni delle persone nel campo pesa poi il processo di conversione in CCAC: a fine maggio abbiamo rilevato la presenza delle cabine destinate ai controlli, la chiusura dell’accesso secondario del campo con un catenaccio e un lucchetto precedentemente assenti, ed è capitato che l'area fosse sorvolata da un drone collegato ad un visore, sul modello del campo di Samos.
Le persone che vivono nel campo riferiscono inoltre una situazione di forte tensione tra le varie comunità presenti al suo interno, che sono sfociate anche in episodi di violenza fisica. Continuano i problemi di accesso ai servizi sanitari e ai dispositivi medici, tanto che abbiamo provveduto ad acquistare le batterie per il funzionamento di una sedia a rotelle elettrica di cui necessitava una donna irachena del campo.
Il 18 maggio è iniziato il periodico viaggio a Lesbo, dove il progetto è iniziato nel 2021. Qui, abbiamo incontrato le persone che conosciamo già da un paio anni e le associazioni ancora attive sul territorio, grazie alle quali è possibile monitorare le condizioni sempre più drammatiche delle persone in movimento e del campo di Kara Tepe. Nel centro, infatti, le persone la cui domanda di protezione è stata accettata o che hanno ricevuto almeno due rigetti, sono state escluse dalla distribuzione di cibo ed acqua dal 17 maggio; ai minori dovrebbe essere in ogni caso garantita la sussistenza, ma da quanto ci è stato riportato la regola non è sempre applicata.