Giugno 2023

Situazione attuale

La notte tra il 13 ed il 14 giugno al largo di Pylos, nelle acque dell’Egeo, è naufragata un’imbarcazione partita da Tobruk, in Libia, che trasportava circa 750 persone verso le coste italiane. I 104 superstiti – uomini siriani, egiziani, palestinesi e pakistani – sono stati soccorsi al porto di Kalamata, nel Peloponneso, e poi trasferiti al campo di Malakasa per l’identificazione e la registrazione della domanda d’asilo. Mentre i dati e le voci dei superstiti sembrano indicare un certo grado di responsabilità delle autorità greche nell’accaduto, al termine delle operazioni di ricerca sono stati recuperati solo 82 corpi, non tutti identificati. Nel caos informativo, i familiari di vittime e dispersi restano in perenne attesa di risposte. La memoria dell’accaduto, intanto, resta forte anche tra i superstiti, che hanno ricordato i compagni di viaggio nel giorno dell’Aid al-Adha.
Nonostante le proteste che, dopo il naufragio, hanno affollato le strade di Atene e Salonicco, il secondo turno delle elezioni parlamentari del 25 giugno ha confermato la vittoria del Primo ministro uscente Mitsotakis, che con il suo partito Nea Dimokratia ha ottenuto la maggioranza assoluta di 158 seggi su 300.
I monitoraggi effettuati, in particolare presso i campi di Ritsona e Schisto, confermano la rapida conversione degli stessi in Closed Controlled Access Center (CCAC).

Condivisione, Lavoro e novità sui Volontari

Le attività svolte sono state in gran parte rimodulate in conseguenza del naufragio di Pylos. In seguito alla richiesta di informazioni da parte del familiare di un ragazzo disperso, abbiamo avviato la presenza al campo di Malakasa, mantenendo un contatto con un gruppo di ragazzi sopravvissuti al naufragio. I primi incontri si sono tenuti in piedi, attraverso i tornelli metallici che chiudono l’ingresso del campo, fino a che le autorità non hanno rilasciato loro i documenti come richiedenti asilo, che hanno consentito alle persone di uscire dal centro. Dopo il primo contatto con i superstiti, le volontarie si sono dirette a Kalamata, per cercare informazioni direttamente sul campo. Alcune persone soccorse erano in cura al General Hospital, dove le autorità impedivano l’accesso anche ai familiari; pertanto, è stato solo possibile rivolgersi brevemente ad alcuni dipendenti dell’International Organisation for Migration (IOM). Di fronte all’ufficio della Guardia Costiera greca, dopo alcune insistenze, hanno avuto accesso alla lista dei superstiti, alternandosi con i parenti anch’essi presenti in loco. Nelle settimane successive hanno mantenuto i contatti con i familiari incontrati durante la ricognizione a Kalamata, cercando di supportarli nella ricerca di informazioni. Uno dei familiari, giunto in Grecia, è stato accompagnato al Ministero della Migrazione e dell’Asilo, al campo di Malakasa e al cimitero di Schisto dove sono stati portate le salme di alcune delle vittime del naufragio.
Ad Atene si mantiene la presenza con le persone in movimento e, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, Operazione Colomba ha preso parte alle attività di differenti associazioni attive sul territorio.
La presenza fuori dal campo di Ritsona è comunque rimasta centrale e sono aumentate le richieste di incontro da parte delle persone, sulle quali pesa sempre di più la conversione del centro in CCAC. Proprio per questo, si è deciso di condividere un momento di spensieratezza con una famiglia residente a Ritsona, trascorrendo un intero pomeriggio al mare. Nell’ultimo mese è cominciata l’installazione delle telecamere di videosorveglianza nel campo; il servizio di trasporti per Atene e Chalkida è stato sospeso e le persone, minori compresi, la cui domanda di protezione è stata accettata o che hanno ricevuto un rigetto, sono state escluse dalla distribuzione di cibo. E’ stata inoltre segnalata la definitiva chiusura del servizio di traduzione da parte dell’IOM.
Grazie alla collaborazione con l’organizzazione Love Without Borders, è stato possibile regalare a cinque famiglie del campo di Ritsona la carne per celebrare la festività dell’Aid al-Adha del 28 giugno.
La presenza fuori dal campo di Schisto è aumentata a seguito del trasferimento in loco di una donna con disabilità, vittima di violenza domestica, che era già in contatto con i volontari. Ciò ha permesso di stabilire ulteriori contatti con persone residenti all’interno del campo.