Maggio 2024

Situazione attuale

Il sistema di “accoglienza” greco, a maggio, ha subito il taglio dei fondi per traduttori e interpreti. L’interpretariato nel sistema di asilo greco è attualmente fornito quasi interamente da una ONG, METAdrasi, che negli ultimi mesi non ha ricevuto abbastanza fondi per pagare i lavoratori, che lamentano una paga inadeguata e erogata in ritardo, oltre che orari di lavoro troppo lunghi e una scarsa formazione. Lo Stato greco, infatti, non ha standard o requisiti minimi per il reclutamento di interpreti all'interno del sistema di asilo, e nel 2011 è stato deferito ai tribunali europei (Corte Europea dei Diritti dell'uomo e Corte di giustizia dell'Unione Europea), anche a causa dei suoi servizi di traduzione inadeguati. Un Rapporto del Consiglio Europeo per i rifugiati e gli esiliati ha rilevato che, solo nel novembre 2019, 28 richiedenti asilo sono stati respinti senza alcun colloquio personale a causa della mancanza di interpreti.
Le conseguenze della mancanza di abbastanza interpreti nel sistema di asilo sono svariate: dalla posticipazione delle interviste per la richiesta di asilo alla conduzione dei colloqui di asilo in una lingua in cui le persone non si sentono del tutto a proprio agio, a problemi quotidiani all’interno dei centri di accoglienza e negli ospedali. In particolare, negli ospedali spesso le persone in movimento sono vittime di negligenza anche causata dalla barriera linguistica e dalla mancanza di interpreti a disposizione. Inoltre, la scarsa formazione degli interpreti causa errori di traduzione che possono mettere a rischio la richiesta di asilo o la salute della persona.

Condivisione, Lavoro e novità sui Volontari e le Volontarie

I volontari e le volontarie questo mese hanno continuato gli accompagnamenti presso organizzazioni che forniscono supporto legale per permettere, a chi deve sostenere l’intervista per la richiesta d’asilo, di prepararsi al meglio, e presso gli ospedali di Atene e Chalkida. In particolare, i volontari e le volontarie si sono concentrati nel sostegno ad una ragazza, residente nel campo di Ritsona, che a inizio mese ha subito un parto cesareo che si è purtroppo concluso con la morte della bambina che portava in grembo.
I volontari hanno visitato la ragazza più volte in ospedale cercando di darle conforto ma anche fornendo traduzione poiché i dottori non parlano nessuna lingua in comune con lei e non le è stato fornito un interprete. Questo accompagnamento e la condivisione di storie di altre ragazze residenti nel campo, hanno portato i volontari a monitorare con ancora più attenzione l’assistenza medica delle persone in movimento, poiché temono che ci siano casi di malasanità da parte del personale sanitario dell’ospedale di Chalkida, il più prossimo al campo di Ritsona.
Il 21 maggio, invece, i volontari si sono recati a Kalamata, dove si teneva il processo per i nove sopravvissuti al massacro di Pylos, il naufragio avvenuto il 14 giugno dello scorso anno. Le 9 persone, tutte di origine egiziana, sono state detenute per circa un anno con le accuse di traffico di esseri umani, di aver causato il naufragio e di partecipazione in organizzazioni criminali. La Corte ha concluso di non aver giurisdizione sul caso e tutte le accuse sono decadute. Nonostante ciò, i 9 sono ancora in custodia amministrativa in commissariato.