...o si preoccupano, o si commuovono.

Italia/Libano

Siamo qui da quattro giorni ma tra tutte le voci, i racconti, le informazioni raccolte il tempo sembra non esistere più.
Beirut è una grande città che porta sulle spalle tanti anni di guerre mondiali, civili, occupazione... ma non ve ne è quasi più traccia, gli unici segni rimasti sono quelli di mitraglia che bucherellano ogni vecchio palazzo, il resto è tutto ricostruito e luccicante.

Abbiamo incontrato persone diverse tra loro, tutti ci hanno messo a disposizione ciò che potevano, chi contatti, chi informazioni, chi passaggi e alloggi.
Ci hanno raccontato un Libano segnato da profughi non accettati, da una politica bloccata, da un instabilità e timore verso il futuro.
Davanti al nostro desiderio di andare a vivere con i profughi siriani qualcuno si è preoccupato, qualcun altro si è commosso e ci ha ringraziato... forse solo per la nostra presenza, la nostra voglia di metterci accanto, di scoprire un umanità che rischia di essere dimenticata o oscurata dallo scenario di una guerra tremenda che sembra senza fine.
Ci sentiamo spronati, appoggiati, accompagnati dagli occhi che brillano davanti a questo nostro progetto che piano piano prende forma.
In molti si stanno prendendo cura di noi, ieri abbiamo trascorso una giornata di respiro tra i monti con una famiglia italo libanese che ci ha fatto sentire a casa e ci ha narrato lo sconforto per un Paese che custodisce poco il suo passato ricco di storia, ma anche un amore infinito per questo stesso Libano.
Domani ci sposteremo a Tripoli e proveremo a conoscere i profughi siriani situati poco più a nord, a pochi km dal confine.
Ci sentiamo pronti e forti di queste relazioni che stiamo intessendo, della condivisione tra noi e della convinzione che stiamo tentando qualcosa di grande nonostante ci sentiamo talmente piccoli davanti a questa guerra che prima di tutto significa: persone.

Sara