Situazione attuale

Siria

In questo mese è arrivata una storica sentenza da parte della Corte Francese che ha condannato in contumacia all’ergastolo tre ufficiali di alto rango siriani per l’arresto, la sparizione e le torture nei confronti di due cittadini franco-siriani nel 2013. Tra i condannati, spicca un famoso Generale a capo della direzione generale dell’intelligence siriana, uno dei quattro maggiori comparti di sicurezza del Paese. Questa sentenza segue la condanna tedesca di un Colonnello siriano nel 2022. Sentenze che rimangono lontane dall’essere applicate ma che costituiscono tappe fondamentali per la giustizia contro i crimini di guerra.
In questo periodo, in cui centinaia di siriani tentano il ritorno o vengono deportati, diverse sono le testimonianze dirette di quello che li attende: la leva obbligatoria, sparizioni forzate, torture in carcere, il saccheggio delle proprietà, se ancora esistenti, e aggressioni.
Per quanto riguarda lo scacchiere regionale, l’Arabia Saudita ha nominato il primo Ambasciatore in Siria dal 2012, un altro mattoncino che lastrica inesorabilmente la strada della normalizzazione internazionale con il regime Siriano.
Sul campo la situazione rimane invariata e deteriorata, facendo della Siria un condominio della guerra tra le parti in conflitto. Israele, dopo il consolato iraniano a Damasco, ha colpito al confine con il Libano, nella zona di Qusayr (Homs) e ad Aleppo, realizzando uno dei suoi attacchi in Siria più mortali, con 40 morti.
Cellule del sedicente Stato Islamico continuano a condurre attacchi nella zona desertica dell’est del Paese.
A nord-ovest, nella zona di Idlib, non sotto il controllo del regime, proseguono le proteste contro i gruppi armati che controllano l’area e si rendono fautori della repressione del dissenso attraverso rapimenti mirati e intimidazioni della popolazione.

Libano

In Libano continuano su più livelli le pesanti limitazioni alla libertà dei profughi siriani, portate avanti dai diversi organi statali. Le limitazioni vanno dai check point temporanei dell’esercito, ai censimenti delle persone siriane delle municipalità; dal piano d’azione per il rimpatrio in Siria che il governo libanese ha presentato all’VIII Conferenza di Bruxelles, alle decisioni prese dalla GSO (General Security) per implementare i controlli ai confini e limitare l’accesso di stranieri clandestini. Il chiaro messaggio è di spingere i profughi siriani al rientro in Siria.
A conferma di ciò, all’inizio di maggio il governo del nord del Libano ha negato il permesso di manifestare in supporto dei rifugiati siriani a Tripoli, ma questo non ha fermato le persone dallo scendere per le strade per far sentire la propria voce.

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Situazione attuale

Siria

Il primo giorno del mese di aprile un attacco da parte di Israele ha colpito l'ambasciata iraniana a Damasco: 16 le vittime, tra le quali due civili e diversi militari d'alto rango (anche due alti ufficiali della forza Quds, una componente del corpo delle guardie della rivoluzione islamica, una delle tre forze armate dell'Iran). Con questo attacco Israele ha dimostrato di poter colpire in modo mirato obiettivi considerati inviolabili, come le sedi diplomatiche estere, con il rischio di provocare un'esplosione in Medio Oriente. La reazione da parte dell'Iran non si è fatta attendere e nella notte del 13 aprile ha attaccato lo Stato di Israele con più di 300 droni. Il 99% di questi è stato abbattuto in volo.
Il 15 aprile si è aperto a Stoccolma il processo a Mohammed Hamo, ex generale siriano accusato di crimini di guerra commessi in Siria tra gennaio e luglio 2012. Si tratta di un evento importante perché è il più alto responsabile siriano a essere processato in Europa. L’iter, che dovrebbe concludersi a maggio, potrebbe costargli l'ergastolo. Saranno chiamate a testimoniare sette parti civili, molte siriane.
Infine, al confine con la Turchia si registrano continue violazioni nei confronti dei siriani che cercano di attraversare il confine per trovare rifugio nel Paese. In modo particolare Human Rights Watch denuncia torture e uccisioni da parte della polizia di frontiera e chiede al governo di adottare misure urgenti ed efficaci per porre fine a questa orribile situazione.

Libano

In Libano si avvicendano incontri internazionali di diplomazia di guerra, come quelle del Segretario di Stato Americano, ma anche di supporto alla “sicurezza e stabilità” del Paese, da parte del Premier italiano e l’imminente visita del Presidente della Commissione Europea. Queste rimangono comunque avulse dalla situazione del Paese reale, imbizzarrito per le sue sperequazioni sociali, limitazioni delle libertà personali e civili, sistema sanitario al collasso, un conflitto che infuria nel sud del Paese e rifugiati in balia di violenze sistematiche e sommarie.
Per il secondo anno consecutivo l’avvicinamento alla Conferenza di Bruxelles per i Rifugiati coincide con una massiccia ondata di odio nei confronti dei siriani, causata dall’assassinio di un’esponente del partito delle Forze Libanesi, il cui corpo è stato ritrovato in Siria.
Questo evento ha innescato una escalation di linciaggi, aggressioni sommarie da parte di gang, provvedimenti delle municipalità come divieto di assunzioni lavorative, sfratti coatti, coprifuoco e azioni da parte della polizia e dell’esercito che prevedono punizioni collettive come ordini di evacuazione e distruzione di interi campi profughi, arresti sommari, soprattutto in corrispondenza dei checkpoint di Deir Ammar e Madfoun, nel nord del Paese, e deportazioni seminando il panico e alimentando un’atmosfera di angoscia della quotidianità dei rifugiati.
Contestualmente, questa situazione va a fomentare la tratta di esseri umani e la rotta del Mediterraneo orientale, per cui non si contano i barconi che lasciano le coste libanesi puntando a Cipro e all’Italia. Questi stessi viaggi disperati diventano oggetto di push back in mare e conseguenti arresti e deportazioni.
I difensori dei Diritti Umani, inoltre, lanciano l’allarme richiamando l’attenzione sui colloqui internazionali tra Libano, Cipro, Italia e Unione Europea in quanto trattano le migrazioni come una questione di sicurezza che mira a reprimere le partenze per mare e a incentivare i ritorni in Siria che rimane un posto non sicuro.
Questo tipo di politiche, non solo sono chiamate a mantenere il rispetto del Diritto internazionale e dei Diritti Umani, ma sono potenzialmente controproducenti per l’ulteriore pressione sui rifugiati, andando a indurre nuove ondate di immigrazione cosiddetta irregolare.

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Situazione attuale

Siria

Marzo è un mese significativo per la Siria. Il 15, infatti, è stato celebrato il 13° anniversario della rivoluzione. Nelle zone fuori dal controllo del regime, sono state diverse le manifestazioni, concentrate in modo particolare ad Idlib e nei dintorni di Aleppo, così come a Ras al-Ain e Tal Abyad nel nord-est della Siria. Migliaia di manifestanti sono scesi in piazza chiedendo la caduta del regime, libertà e giustizia, e il rilascio dei prigionieri.
Le proteste non sono state solo contro il regime di Assad, ma anche nei confronti di al-Jolani, leader del gruppo Hayat Tahrir al-Sham, affiliato ad al-Qaeda che controlla la città di Idlib. Dopo la rivoluzione è iniziata la guerra che dura da ben 13 anni ed ha devastato il Paese con gravi conseguenze sull'accesso all'assistenza sanitaria, elettricità, istruzione, trasporti pubblici, acqua e igiene. Secondo l'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani sono circa 500.000 i morti e 100.000 le persone scomparse.
A ciò si aggiungono 13 milioni di sfollati, di cui 7 milioni interni e 6 milioni richiedenti asilo o rifugiati all'estero.
Per quanto riguarda il conflitto con Israele, si sono intensificati gli attacchi aerei da parte di quest'ultimo nella regione di Aleppo.
Da registrare in particolare quelli avvenuti il 29 marzo che hanno portato alla morte di almeno 42 militari, tra cui 36 soldati siriani e 6 combattenti di Hezbollah. Gli attacchi hanno preso di mira alcuni depositi di armi del gruppo armato libanese. Dopo il raid, il Ministro della difesa israeliano Gallant ha annunciato che gli attacchi nel nord verranno intensificati, aumentando il raggio d'azione e l'intensità contro Hezbollah. Il fronte nord, già teatro di raid contro le milizie sciite sostenute dall'Iran, diventa ancora più caldo, e oltre al Libano si allarga alla Siria.

Libano

Nel mese di marzo sono continuate le tensioni tra Israele ed Hezbollah nel sud e anche oltre la linea di confine, dove fin'ora si erano concentrati gli scontri.
L'esercito israeliano ha lanciato attacchi mirati a Balbeek, a Tiro e nella valle della Bekaa, affermando di mirare su alcuni depositi di Hezbollah.
Una serie di raid aerei israeliani nel sud hanno scatenato lanci di razzi da parte di Hezbollah rendendo il 28 marzo il giorno più letale in più di 5 mesi di scontri lungo il confine. Cresce il timore internazionale di una possibile escalation del conflitto in tutto il territorio libanese.
L’instabilità e la severa crisi economica del Paese si ripercuotono anche sulle condizioni di vita dei rifugiati siriani tramite discriminazioni e violazioni dei Diritti fondamentali sempre più dure. In questo ultimo periodo si sono registrate diverse chiusure di attività commerciali di siriani con ritiro dei documenti nel distretto di Tripoli; tutto ciò in continuità con la politica discriminatoria contro i rifugiati siriani volta all'espulsione degli stessi verso la Siria.

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Situazione attuale

Siria

Il 19 febbraio, un bombardamento attribuito ad Israele ha causato la morte di quindici persone a Damasco, in una sede dei servizi di sicurezza siriani.
Secondo l'Osservatorio siriano per i Diritti Umani, l'attacco ha colpito un edificio durante una riunione di alti ufficiali militari siriani. Israele non ha rilasciato commenti sull'incidente, ma è noto per aver preso di mira obiettivi legati all'Iran e alla milizia libanese Hezbollah in Siria.
Continuano gli arresti arbitrari, secondo il SNHR - Syrian Network for Human Rights, almeno 190 casi, la maggior parte eseguiti dal regime, ma alcuni attribuiti anche ad altri gruppi come le SDF - Syrian Democratic Forces o HTS Hay'at Tahir al-Shams.
Oltre agli arresti continuano le torture e le morti durante la detenzione.
Sempre il SNRH ne documenta circa 80 solo a febbraio, solo di civili.

Libano

Il Libano continua ad affrontare una grave crisi umanitaria ed economica.
Il 19 febbraio si sono registrati diversi attacchi di Israele nel sud di Beirut, nei pressi di Ghaziye a 40 km a sud dalla capitale. Anche il centro cittadino di Nabatye, capoluogo dell'omonima regione meridionale e la periferia di Baalbek, a 67 km da Beirut sono stati colpiti dai bombardamenti dalle Forze di Difesa Israeliani provocando diversi morti.
I bombardamenti hanno sollevato maggior preoccupazione circa l'escalation del conflitto a livello regionale. Gli attacchi sarebbero stati una risposta ad un razzo di Hezbollah che poco prima avrebbe colpito il nord di Israele uccidendo una soldatessa.
Dall'inizio del conflitto i bombardamenti hanno colpito principalmente le aeree che includono Brint Jbeil, Marjayoun e i distretti di Sour.

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Situazione attuale

Siria

Continua il racconto di un Paese che è un campo di battaglia per le potenze regionali e non solo: si moltiplicano gli attacchi esterni e gli scontri interni mentre il regime rimane all’opera per quanto riguarda la sua normalizzazione, mantenendo sul territorio siriano i suoi alleati come la Russia, milizie e attori non statali armati; mentre l’Iran entra direttamente nel teatro siriano attaccando “cellule di gruppi terroristi” nel nord della Siria, salvo bombardare anche la città di Erbil in Iraq (affermando di aver colpito un quartier generale di spie, nei pressi del consolato Americano).
Per quanto riguarda gli aiuti nella zona Nord-Ovest non controllata dal regime, è stato rinnovato per altri sei mesi il permesso di ingresso degli aiuti umanitari attraverso il gate di Bab al-Hawa.

Libano

Il Paese si conferma un unicum in tutta la regione in questo periodo burrascoso, tanto da arrivare ad essere colpito nel cuore della sua capitale, nel quartiere di Dahyeh, da parte di un attacco israeliano e con la parte meridionale del Paese messa a ferro e fuoco.
Non sembra però esserci una reazione condivisa da parte delle Istituzioni e della popolazione se non il desiderio comune di voler evitare il peggio attraverso un’escalation che sarebbe impossibile da affrontare qualora si verificasse.
Le calamità meteorologiche invernali, d’altro canto, hanno ulteriormente provato tutto il Libano, raggiungendo il massimo della devastazione nella zona più remota e dimenticata: l’Akkar. La regione più a nord del Paese, con la più alta concentrazione di rifugiati siriani, ha visto inondati ed evacuati centinaia tra campi profughi, siti abitativi isolati e villaggi con enorme disagio per le migliaia di persone che vivono in condizioni disumane da diversi anni.

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