...dal Libano / Terzo Giorno

Speciale Libano - Siria

In giornata ci salta l'appuntamento con le persone del campo profughi di Chatila, ci andremo domani. Parliamo con un professore attivista da tanti anni, a cui facciamo la domanda da un milione di dollari: c'è qualche esperienza di nonviolenza in Siria che possiamo incontrare o sostenere? Si può entrare in Siria e proteggere i civili? Ci racconta che solo il fronte antigovernativo è fatto di 120/160 gruppi, in buona parte divisi tra loro, e che nessuno può oggi garantire niente a nessuno.
Ci racconta della città di Yabrud, a nord di damasco, in cui la popolazione si autogestisce e non fa entrare forze armate.
Poi incontriamo una ragazza che si occupa di profughi e movimenti nonviolenti, anche a lei chiediamo idee, direzioni... è tardi, dice, ho paura che sia tardi ormai... ma ci farà incontrare una amica attivista appena arrivata dalla Siria, una tenue luce nel buio e nel rumore delle armi e della violenza.
E' sera ora a Beirut, siamo ospiti di una ragazza italiana, rimasta qui per non lasciare soli gli amici Siriani; durante il giorno insegna come volontaria inglese ai bambini Siriani.
Due immagini mi rimangono: la prima è di un gigante, vecchissimo e quasi sordo... la vedo così l'opinione pubblica italiana, un gigante che si è svegliato solo per un istante per la minaccia del bombardamento americano e ora sta ricominciando a russare... sempre che non sia morto.
La seconda sono le parole ascoltate poche ore fa: è tardi... ho paura che sia tardi ormai.
Non è tardi, mi dico, per incominciare a consolare, a sperare, a costruire una alternativa alla guerra, a partire dalla mia coscienza.

Quando non c’è più speranza, “quando cessano gli aiuti e manca la consolazione”, scopro che l’aiuto mi arriva, non so da dove.
Le suppliche, l’adorazione, la preghiera non sono superstizioni; sono azioni più reali che il mangiare, il bere, il sedersi o il camminare.
Non è esagerazione affermare che solo esse sono vere e tutto il resto è illusione.
Mahatma Gandhi


a domani...