Diario dal Libano - Giorno 22


GIORNO 22

Ciao a tutti,
in effetti abbiamo dovuto molto malvolentieri dar ragione a quelli del campo: la nostra tenda non era molto adatta. La prima notte di vento e pioggia ha colpito in particolare K., che si e' svegliato con i piedi a mollo...


La nostra situazione critica ha mosso la solidarietà dei profughi, che si sono presi cura di noi. Stiamo veramente sperimentando la generosità dei poveri. La notte successiva abbiamo dormito in una delle loro tende, molto più confortevole, e insieme abbiamo poi fabbricato un riparo con assi di legno e nylon, con cui abbiamo impacchettato la tenda. Nonostante questo altre piogge torrenziali e vento hanno fatto quasi crollare tutto, ma l'acqua almeno non e' più entrata. Abbiamo anche costruito insieme un bagno, ma problemi di proprietà della terra non ci hanno permesso di utilizzarlo. Quindi si e' fatto con i campi intorno...
Abbiamo provato a ricambiare in parte l'aiuto ricevuto accompagnando una signora anziana del campo, malata grave di epatite, in una clinica. Ma lei ha bisogno di intervento urgente in ospedale, e gli ospedali libanesi chiedono molti soldi, che la famiglia non ha. Sembra non rientri nei parametri per avere fondi dalle ONG. Forse dovrà provare a tornare in Siria, ma neanche questa e' una soluzione semplice.
Un'altra famiglia di profughi intanto ci ha adottato, invitandoci a tutti i pasti. E' una mamma rimasta vedova, con una bambina di 10 anni, N., e un ragazzo di 16, M.. Sono di Salamya. F., un simpatico signore che fa lo zucchero filato di mestiere, l'ha presa come seconda moglie. La mamma e i figli vivono in due stanzine di pochi metri quadri davanti al campo. F. fa la spola tra la Siria e qui. F. dice che siamo tutti figli di Adamo, tutti fratelli, musulmani e cristiani. Si entusiasma quando parliamo di nonviolenza. Non gli piace Assad, ma la situazione peggiore e' quella attuale, nessuna libertà e' arrivata con la rivoluzione. Ha un figlio nell'esercito regolare. Il marito della figlia della sua seconda moglie e' con l'esercito libero...
K. e' partito per l'Italia. Siamo rimasti in quattro.
Intanto una storica bufera di freddo e gelo e' arrivata, con neve fino ai 500 metri di quota, e neanche gli aggiustamenti alla tenda sono bastati per noi. Da un paio di giorni siamo ospitati in un convento di carmelitani verso la montagna, vicino al confine siriano, a Qobayat. Ci stiamo riposando un po'. La situazione generale dei profughi e' comunque molto critica, molti sono senza riscaldamento e vestiti adatti. C'e' gente in ciabatte e senza giacca.
A presto, e grazie davvero della vicinanza di tanti

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Corrado