Diario dal Libano - Giorno 31


GIORNO 31

Ciao a tutti,
Vi scrivo dalla tenda, dopo la ormai classica visita serale di alcuni uomini del campo per un tè, una sigaretta e qualche chiacchiera prima di andare a letto.
Il ritorno al campo è stato un po' traumatico. Abbiamo trovato la nostra tenda "saccheggiata"... Anche se si trattava di cose di poco conto (olio da cucina, stracci, ecc.) ci siamo rimasti male per la mancanza di rispetto.

Mentre ci interrogavamo sul nostro essere li diversi uomini del campo ci hanno preso a cuore e hanno cercato di riparare, chi pulendo e chi portandoci delle cose. Alla fine e' stato un bel momento... E ora abbiamo anche la stufa!
In effetti c'è stato un esubero di stufe, è arrivata la distribuzione di stufe e coperte di UNHCR e Concern: tutti si sono trovati con almeno due stufe e coperte a volontà, tanto che sono andati a venderle.
Due famiglie in difficoltà che vivono in piccole stanze si sono invece rivolte a noi il giorno dopo perché non avevano ricevuto niente. Abbiamo fatto qualche telefonata ai nostri contatti nelle ONG, vediamo se avranno effetto.
La questione degli aiuti è complicata. Sono presenti grandi ONG a volontà: oltre a Concern, ci sono Save the Children, Danish Refugee Council, IRC, Croce Rossa, Care, per citarne alcune. Da una parte non è semplice prima registrare e poi raggiungere chi dice un milione e mezzo, chi due milioni di profughi sparpagliati in piccoli campi, garage e stanze di ogni genere (ora registrati sono circa 700.000). Dall'altra a volte ci sono sprechi e disorganizzazione che non aiutano, quando i soldi non spariscono proprio... Come qualcuno ci ha detto che è successo. Cosi chi finisce i soldi e dovrebbe provvedere all'igiene si trova a portare bustine di sali minerali.
Ci sembra che manchi una presenza sul territorio, con le persone, e un ascolto dei loro bisogni.
Vi dico alcune parole come promesso su un campo interessante che abbiamo visitato. Il "padre" di questo campo è un certo sheikh Abdu. Un uomo intraprendente che in Siria faceva cliniche con cui curava anche i feriti in battaglia (dell'Esercito Libero, vista la zona in cui si trovava, anche se lui dice che avrebbe curato chiunque). Per questa sua attività è fuggito due anni fa in Libano sul confine, a Wadi Khaled, e poi di nuovo qui nella nostra zona, essendo ancora a rischio. Ha accolto nella sua famiglia persone bisognose e iniziato a mettere in piedi un campo con una clinica e una scuola. Adesso ci sono 22 famiglie, in piccole casette/tenda. Vengono tutti da Qsaer, dove tutti hanno partecipato dall'inizio alle manifestazioni contro Assad e molti hanno perso famigliari nella repressione che c'è stata. Dicono che la cittadina ora è rasa al suolo, nessuna casa con più di un piano è in piedi, e anche i campi sono stati distrutti.
Ora vogliono fare abitazioni per altre 50 famiglie. Siamo d'accordo che li torneremo a visitare per l'inizio dei lavori tra qualche giorno.

Buonanotte da Bebnine!

Corrado