Il senso

Libano/Siria

L'essere che apre relazioni inaspettate, che provoca sincerità, che lascia occhi e menti allibite. La contagiosa capacità di amare che viviamo sotto forma di caffè offerti, di preoccupazione e impegno per chi ancora non conosciamo da molto tempo, di sorrisi e ascolto disponibile per chiunque.

Questi elementi portano frutto al di là delle nostre aspettative e delle nostre intenzioni di vivere qui con umiltà, questi frutti sono sempre più vivi e danno un senso alla nostra presenza. Non sono tutti dei successi i nostri tentativi, e sicuramente non sono grandi azioni, ma gli incontri degli ultimi giorni ci caricano di serenità e consapevolezza dell'importanza di una presenza qui come quella della Colomba.
Colomba che non porta ricchezze materiali, che non mette in atto grandi opere per molti, che non è semplice da spiegare in nessuna lingua soprattutto in una in cui siamo poco fluenti come l'arabo. Colomba che non ha bisogno di spiegarsi troppo, per la quale a parlare qui è la semplice nostra presenza in questa cittadina piena di problemi, in questo campo di profughi siriani discriminati anche dai loro compaesani per il loro essere una minoranza, "dom", in arabo la gente li definisce semplicemente zingari.
La nostra presenza sta provocando reazioni inaspettate, sempre più ricche ora che la nostra tenda è qui piantata da più di un mese. Le visite alla nostra tenda di libanesi come il falegname Fuad che di noi dice che "viene da Dio quel che facciamo"; il fruttivendolo che ormai da tempo ci regala borse di frutta come se volesse regalarle a tutto il campo ma non lo farebbe mai direttamente; un rappresentante della municipalità locale molto disponibile che vuole capire meglio chi siamo e cosa facciamo e per questo ha cercato un interprete... e poi l'invito a pranzo da una famiglia libanese che ci racconta le proprie difficoltà e visioni della situazione, e l'invito la sera prima di una famiglia del campo che con i loro semplici mezzi ci teneva a festeggiare con noi più "formalmente" il capodanno.
Tutto questo dà la sensazione di quell'essere "ponte" che mi fa sentire onorata di essere qui ora. La quotidianità e la situazione restano molto complesse, nei libanesi leggiamo i mille conflitti che si portano dal passato, ascoltiamo la frustrazione loro e dei siriani per la gestione degli aiuti a volte poco in contatto con la realtà, vediamo la pluralità di appartenenze sociali che si trovano in convivenza forzata, viviamo a volte la nostra frustrazione per l'impotenza davanti ad una tale complessità. Tutto ciò, e molto altro, è quello che abbiamo sperimentato fino ad ora ed è ciò che ci dà serenità nel continuare e apertura verso possibili nuove strade che si apriranno qui per la Colomba.

Sara