Diario dal Libano - Giorno 54


GIORNO 54

Ieri con fatica abbiamo infine dovuto smontare la tenda e salutare la gente del campo. C'era molta attenzione nel dividersi alcune cose che avevamo lasciato loro, in particolare i preziosi pali di legno e teli di plastica della protezione della tenda (che sono stati smontati in meno di un'ora). Ma qualcuno era un po' commosso, dopo quasi due mesi di vita insieme.

Per salutare ieri l'altro abbiamo fatto giochi con i bimbi e un partitone di calcio con i ragazzi e gli uomini nel bel campetto sintetico di fianco alle tende, che W. , il proprietario libanese (lo stesso che ci aveva fatto smontare il bagno!) ci ha concesso gratis per l'occasione. E' stato veramente un pomeriggio di festa.
Prima di partire siamo anche riusciti a far venire un rappresentante della municipalita' di Bebnine per iscrivere i bimbi a scuola. I genitori, tutti analfabeti o quasi, non sono molto sensibili alla materia: ad un certo punto una madre ha detto che non era una cosa buona per le figlie. Una di loro, di 7 anni, si e' aggrappata al braccio di Sara implorando: "ma io ci voglio andare!". Fortunatamente la madre ha cambiato idea. Speriamo. Se due o tre bambini impareranno anche solo a leggere e scrivere avranno la vita cambiata.
Abbiamo visitato una famiglia che sta in una tenda isolata dietro al campo. I genitori sono di Homs, lei e' beduina, lui dice di essere di una "setta" sunnita -che non abbiamo ben capito- e di avere paura. Entrambi hanno problemi di salute e pianto per la loro condizione. Abbiamo accompagnato lui in una clinica gratuita per siriani, al campo di sheikh Abdu. Ma i soldi per risolvere un'ernia al disco sembra non ce li abbia nessuno.
Due bei segni di speranza per concludere.
Il proprietario della terra, ricco imprenditore libanese considerato da molti senza scrupoli, che insiste per portarci a mangiare il pesce e ci ringrazia per aver aiutato quelle persone.
Il nuovo vescovo siriano di Aleppo, che incontriamo a Beirut appena dopo la sua nomina e che va senza paura a sostituire il precedente vescovo rapito. Gli parliamo della nostra esperienza. Lui ci ringrazia e ci associa ad una traduzione letterale del prologo del vangelo di Giovanni: "il Verbo si e' fatto carne e ha posta la sua tenda nel nostro campo".
Adesso partiamo per due giorni a Telabbas.

A presto, da Qobayat

Corrado