Diario dal Libano - Giorno 24


GIORNO 24 - 39° Anniversario della Guerra Civile - Terzo Viaggio

39 anni fa scoppiava la guerra civile in Libano con il massacro di un autobus di palestinesi. La guerra, a sfondo confessionale, duro' quindici anni. Oggi a Beirut abbiamo partecipato ad una manifestazione per la pace in Libano. E' stato bello vedere rappresentanti di tutte le confessioni religiose libanesi (e fra questi in particolare musulmani sciiti e sunniti) pregare e chiedere insieme che non si ricada in una spirale di violenza.

Purtroppo c'erano solo poche centinaia di persone. Ci avevano invitato a partecipare Asad Chaftari e sua moglie Marie, che abbiamo incontrato pochi giorni fa. Asad, cristiano falangista e corresponsabile di massacri, era un alto ufficiale dei servizi segreti al tempo della guerra, ed e' ora membro dei "combattenti per la pace" insieme ad alcuni ex nemici. Ci ha ripetuto che quello che stiamo facendo, il semplice fatto di vivere con i profughi, e' straordinario e gli da ossigeno.

La prima settimana a Telabbas e' stata piena di incontri e di racconti. Abbiamo visitato molti degli accampamenti della zona, anche per aiutare un'associazione di amici che pensiamo lavorino bene a creare tende-scuola per i profughi.
I nostri vicini sono stati premurosi e spesso ci hanno invitato a stare con loro.
N. ed S. ci hanno invitato a cena. Hanno 4 bambini e sono arrivati da appena un mese. Avevano una casa grande e ora abitano in un semi-interrato di due stanze. Ci raccontano degli interrogatori subiti anche dai bambini dalla polizia del regime, di come la guerra abbia distrutto tutto. Ormai non c'e' piu' nessuna Siria da salvare per loro. Non c'e' nessun esercito per cui tifare. Chi e' partito due anni fa non puo' rendersi conto. Vengono dalla Ghuta, presso Damasco, dove ci sono stati i primi attacchi chimici. N. ha aiutato a seppellire i morti, migliaia ci dice. Anche i bambini piu' grandi si fanno la pipi a letto e si spaventano se qualcuno bussa alla porta. Non vogliono aspettare gli aiuti, ma essere autonomi, anche se non hanno piu' niente. Appena avranno 3000 dollari se ne andranno in Algeria.
K. e' un ragazzo di 18 anni, sposato con un bimbo di pochi mesi. Vive in tenda vicino a noi. Viene dai quartieri piu' colpiti di Homs. Il fratello della moglie e' disperso. Dice che volevano la liberta' e che per questo sono stati ammazzati. Che il rispetto dell'umanita' e' una questione che riguarda tutti e non solo i Siriani. A volte ci dice che vorrebbe tornare in Siria a combattere con l'esercito libero, perche' altrimenti chi ci pensa?
Anche Viktor, il giovane curato ortodosso di Telabbas, ci invita a casa sua e ci fa conoscere la famiglia. Secondo lui se i cristiani fossero veramente tali e mostrassero il loro volto migliore, non avrebbero problemi con i musulmani.
Buonanotte da Beirut

Corrado