Diario dal Libano - Giorno 47


GIORNO 47 - Terzo Viaggio

Che cosa possiamo proporre a queste persone?
Tanti continuano ad aprirsi con noi.
Spesso, mentre lo fanno, sfuggono le lacrime, e chiedono scusa.
A. e' un ragazzo siriano che ha provato ad aprire un'attività nel garage in cui vive, ma alcuni libanesi del posto si possono impunemente permettere di non pagarlo.

Lui fatica ad arrivare a fine mese ed il suo socio lo ha lasciato. Vorrebbe mettere da parte qualche soldo per sposarsi. Dice che vivere qui e' peggio che stare in gabbia, perché almeno agli animali danno da mangiare. Facciamo con lui una passeggiata lungo il fiume e lo invitiamo a cena.
J. e' un suo amico, e' senza visto ed ha paura di essere consegnato al regime siriano. Per evitare posti di blocco sono due anni che non esce dalla zona. Dice che forse e' meglio andare a morire combattendo in Siria.
I. e' scappato dai combattimenti e bombardamenti di Qusayr con la sua famiglia. Da un anno vive in un campo di tende fitte ed ora arroventate del sole già estivo. Dice che per questa sua condizione spesso e' umiliato. Pensa alla sua terra, che coltivava, come al paradiso.
H. ha perso un fratello e altri familiari nei bombardamenti di Homs, mentre l'Occidente guardava inerte o si rendeva complice. Chi glieli potrà ridare ora?

Loro la guerra l'hanno già persa, chiunque vincerà. Queste persone piangono non solo i loro cari e i loro sogni spezzati, ma anche una Siria in cui vivevano da fratelli ed in cui e' stato seminato l'odio religioso. Non parteggiano per le parti che si combattono, vogliono solo vivere la loro vita, con dignità, nella loro terra.
Dicono che in tanti la pensano come loro, anche se qualcuno ha paura a dirlo.

Noi vogliamo lottare perché questo loro diritto venga riconosciuto, perché la loro voce sia ascoltata. Con loro stiamo pensando come.
Intanto Agnese e' ritornata in Italia e Guido ci ha raggiunto. Qui continuiamo a condividere pezzi di vita e ad essere occasione di incontro tra le varie "parti" religiose.
Buonanotte da Telabbas