Diario dal Libano - Giorno 61


GIORNO 61 - Terzo Viaggio

Si chiama Captagon. E' la droga del soldato perfetto. Nessun dolore, nessun senso di fame, nessun sentimento, niente sonno per tre giorni con una sola pastiglia.
Permette di compiere atrocita' ridendo e di mantenere al massimo la concentrazione.
A. viene a casa nostra una sera a confidarci di averne fatto uso, quando per sei mesi e' stato coinvolto nell'esercito libero. E' stato suo fratello a portarlo via e salvarlo. Poi suo fratello e' stato ucciso nei combattimenti.

Ci dice che questa droga, e altre fonti ce lo confermano, e' usata in maniera sistematica da tutti i gruppi armati combattenti. La produzione e' in buona parte in Libano, dove costa intorno ad un euro a pastiglia, a seconda della qualita'.
Moltissimi la usano in tutti gli ambienti ormai. Anche A. quando ha bisogno di lavorare di piu' ne prende ancora...
Nell'ultimo periodo le truppe di Assad hanno riconquistato Homs, nella cui citta' vecchia resistevano i ribelli. La propaganda del regime dice che e' stata riportata la pace e la sicurezza, ma le molte persone di Homs che conosciamo e che sono scappate dalle bombe del regime hanno paura a tornare. Anzi, una signora di Homs ci dice fra le lacrime che probabilmente non potra' piu' rivedere la sua citta'. Interi quartieri sono stati rasi al suolo.
J. arriva al campo di tende di Telabbas proprio il giorno che avevamo organizzato un pranzo insieme a loro, a base di wareq dawali, le foglie di vite avvolte ripiene di riso e carne.
J. ha appena passato il confine, viene dalla citta' vecchia di Homs. Ha combattuto anche lui, ma non ha l'aria di un guerriero. Ha l'aria di un ragazzino di 17 anni che ha passato gli ultimi 3 sotto un durissimo assedio, smagrito e tremante, forse per le droghe. Fuma in continuazione. Ci dice che una sigaretta costava 50 dollari. Suo fratello e' stato ucciso da un cecchino. Ora pensa a come rientrare dalla Turchia per vendicarlo. Uccidere o morire.
La situazione dei profughi a Bebnine, dove stavamo con la tenda, sembra diventata piu' critica. Libanesi della "sicurezza", armati, stanno imponendo ai siriani di alcuni campi un coprifuoco serale. Proibito uscire dopo le 19. Alcuni ci raccontano di minacce. Abbiamo deciso di visitare regolarmente l'area, e forse andremo a starci per qualche giorno. Abbiamo conosciuto un gruppo di donne con bambini che vivono in alcune tende. E' stato bello vedere come la relazione con loro e' diventata subito calda quando i nostri amici delle tende di Telabbas (e loro ex-vicini di casa) ci hanno a sorpresa presentato a loro.
Una di queste donne, H., non ha notizie da due anni del marito, preso dal regime, ed ha due bimbi malati di talassemia. Devono fare due trasfusioni di sangue al mese. Abbiamo dato loro il contatto di un'associazione che si occupa di donazioni di sangue, e segnaleremo la loro situazione all'UNHCR. Forse doneremo anche noi un po' di sangue... Ieri l'altro abbiamo incontrato la mamma appena tornata dall'ospedale. Non c'era sangue a sufficienza ed il bambino di 4 anni faticava a camminare. E' uscita in lacrime ed un tassista che stava all'uscita, dopo aver saputo che aveva lo stesso gruppo sanguigno, e' andato a dare il suo sangue.
I nostri amici zingari di Bebnine sono stati sfollati per far posto a un parcheggio. Loro, con ammirevole capacita' di adattamento, si sono spostati in un giorno nel campo adiacente, smontando e ricostruendo tutto. Forse avranno anche finalmente cisterne per l'acqua e dei bagni.
Stanotte parte Teresa. Con l'arrivo si Kappa siamo ora in quattro uomini.
Domani saremo di nuovo nella valle della Beqaa, nella zona di Zahle.

 

Buonanotte da Beirut