Umm Suleiman - l'abbraccio dei volontari

Ho appena ricevuto una notizia dai campi profughi in Libano: è morta l’ennesima siriana.
Una delle tante migliaia che sono morte che però per me ha un nome: Umm Suleiman.
Umm Suleiman, nonostante avesse problemi di cuore, andava a lavorare la terra per portare qualche soldo a casa visto che a causa di un missile in Siria il marito ha perso l'uso delle gambe e il figlio ha una scheggia in un occhio.

Sembra ieri quando andavo da lei con i nuovi volontari o delegazioni che non parlavano arabo e mentre assaggiavano il suo tè le traducevo “hanno detto che il tuo tè non è buono, non lo sai fare” e lei dopo qualche secondo che capiva che la traduzione non era veritiera, iniziava a darmi addosso con l’asciugamano! 
Grazie di tutto Umm Suleiman, mi hai insegnato molto, sopratutto la voglia di lottare per un futuro migliore senza arrendersi mai nonostante le difficoltà, il tutto sempre condito da quel tuo sorriso che portavi sempre con te!
Shukran!
G.

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Umm suleiman è una delle tante persone che mi hanno fatto sentire protetta, accolta e voluta bene, nonostante fossi io quella che era andata lì per "aiutare". Lei mi ha insegnato che l'aiuto può essere solo reciproco, è un rapporto di cui entrambi si nutrono. E io mi sono nutrita a lungo, anche nel ricordo, dei suoi modi bruschi ma affettuosi, della sua buona cucina e del suo prenderci in giro volendoci bene.
La guerra uccide in molti modi, le bombe sono solo quello più evidente.
Anche la povertà e la disperazione sono frutti della guerra, ma fanno meno notizia, sono meno interessanti. Ma se Umm Suleiman e tanti come lei sono morti e stanno morendo di morti prevenibili, di malattie curabili, di incidenti evitabili, la colpa e la responsabilità è di chi ha iniziato la guerra e di chi continua a portarla avanti, combattendo, vendendo armi, sfruttando chi è solo e vulnerabile.
Sono orgogliosa di condividere la mia vita con chi lotta in silenzio ogni giorno, cercando di opporsi a questo flusso di violenza in modo semplice e quotidiano: raccogliendo pomodori per la propria famiglia, o pascolando le pecore in una terra rubata.
Giorni come oggi sono difficili ma confermano la mia scelta e il mio impegno.
Umm Suleiman è morta senza poter tornare nella sua terra e nella sua casa in Siria. Spero che questi strani italiani venuti da lontano, che parlano male arabo e si abbuffavano della sua cucina siano stati anche solo un piccolo spazio sereno nella sua vita difficile, affrontata sempre a testa alta e con una forza incredibile.
M.