Come brace sotto la cenere

Come brace sotto la cenere.
Così mi sembrano i siriani e le siriane che ho incontrato, la prima immagine che mi è venuta in mente venendo a contatto con questa realtà folle.
Tutto qui è fuori dalla nostra comprensione, tutto appare assurdo.
Nei primissimi giorni al campo sono stata sommersa da un amore forte, che riesco quasi a sentire come un  abbraccio. Sono arrivata in un giorno di festa: W. era appena uscito dalle carceri libanesi, era libero ed era a casa.
Io ero con tutti loro, che mi davano il benvenuto con filastrocche di accoglienza e con canti della rivoluzione siriana.

Ogni cosa riesce a farmi emozionare, calore ed entusiasmo che si mescolano con una sofferenza enorme, che è come le ferite ancora aperte sulla pelle di chi è stato torturato o colpito dalle bombe. La sto scoprendo piano piano, sto imparando a riconoscerla nella sua profondità che non traspare nell'immediato, perché la dignità è grande in queste persone.
Inizialmente era tutto estremamente confuso: un via vai dalla tenda di gente che ha mille necessità, gli accompagnamenti in giro per il paese, tanti nomi, volti e storie nuove. Ovviamente la confusione c'è ancora, come si potrà ben leggere in queste parole.
Ma lentamente scopro nuovo dolore, nuove gioie e speranze.
L'agitazione quasi frenetica delle famiglie che abbiamo accompagnato in ambasciata ha reso addirittura dolce un risveglio all'alba, seppur già dipinto dai mille colori del cielo.
La vicinanza con le famiglie, contente che viviamo qui con loro e che gli fa dire un grazie che sembra venire davvero dal cuore.
La rabbia grande, l'ingiustizia e poi le notizie di bambini che muoiono negli incendi di altri campi, bambini come quelli che mi svegliano dandomi un abbraccio la mattina e che ci mettono a soqquadro la tenda poco più tardi.
Sconforto, tragedia umana.
Poi, mi fermo, respiro e mi ricordo che nonostante tutto ieri un altro bambino è riuscito a curarsi, oggi un'altra persona non è stata arrestata per il solo fatto di essere siriana.
E allora forse al boato di ogni tragedia corrisponde sempre un piccolo e silenzioso miracolo.

P.