Sulla strada balcanica dei profughi e dei migranti

Diario - 10 settembre 2015

Oggi ci siamo diretti a Sud della Macedonia, a Gevgeljia, al confine con la Grecia. 
Appena arriviamo nei pressi della stazione notiamo gruppi di migranti che camminano. Parcheggiamo e ci dirigiamo verso il luogo da dove arrivano. 
Ci sono migliaia di persone. Alcune ferme sulla strada, altra bloccate dall'esercito su un ponte.

Non capiamo da dove provengano. Sembra che al di la' del ponte ci sia il confine con la Grecia e un campo dell'UNHCR. 
L'esercito cerca di contenere le migliaia di persone bloccate sul ponte che vogliono passare. 
I migranti che sono già passati stanno aspettando i loro familiari sul ponte, molti stanno male fisicamente. Ci raccontano che arrivano dalla Grecia a piedi, è stata una notte di pioggia (e sta ancora piovendo) e sono tutti bagnati e tremanti. Incontriamo una mamma che cerca qualche vestito asciutto per la sua bimba piccola. Non può muoversi perché sta aspettando il marito bloccato sul ponte. Vuole andare in Germania anche se là non ha nessuno che conosce. C'è tanta confusione e non c'è nessuno che spieghi a queste persone dove sono e cosa devono fare. Vengono distribuiti sacchetti col cibo. Molti uomini hanno impermeabili e coperte dell'UNHCR. La popolazione locale cerca di vendere qualche genere alimentare e sigarette a caro prezzo (6 euro un pacchetto di sigarette e 1 euro per due banane – accettano anche la moneta turca!) facendo anche da cambio-valute, mentre altri macedoni buttano dalle finestre vestiti e giacchette asciutte. 
Abbiamo incontrato anche due spagnoli che hanno fatto il viaggio in Grecia con i migranti. Cerchiamo di capire in che direzione va il flusso. Facciamo un giro nella stazione vicina ma è deserta. 
Sulla strada ci sono decine di pullman e taxi che caricano i migranti. Un poliziotto ci dice che il pullman costa 20 euro a persona e porta in Serbia. Sentiamo migranti che contrattano con un taxi 100 euro a persona fino alla Serbia... ma non verranno lasciati in Serbia, perché sarebbe trasporto illegale di persone, pensiamo che verranno scaricati a Tabanovce, la stazione al confine con la Serbia dove eravamo ieri e dove in effetti abbiamo visto arrivare un pullman e qualche taxi. I migranti sono una grossa fonte di guadagno per i trasportatori macedoni. 
Ma d'altronde lo Stato e altre Associazioni non sono molto presenti per accogliere e indirizzare i migranti.
Non riusciamo a capire quali e quanti pullman sono gratuiti per i migranti, soltanto uno aveva il cartello FREE. Quando la confusione si dissolve e la maggior parte dei migranti è salita sui pullman (non senza fatica perché ci sono interi nuclei familiari che non vogliono dividersi e sono tutti talmente sfiniti che non vedono l'ora di essere al riparo dalla pioggia) proviamo a fare il percorso al contrario per vedere cosa c'è al di là del ponte. 
Durante la strada, sterrata e tutta infangata, incontriamo ancora decine di migranti che vanno verso i pullman. I bambini e le donne sono tantissimi. 
Non hanno più di uno zainetto ciascuno. Molti sono in ciabatte e in maniche corte e sono visibilmente infreddoliti. 
Arriviamo ad un piccolo campo UNHCR con un tendone bianco. Non ci avviciniamo troppo perché c'è molta polizia ma crediamo che sia il confine con la Grecia. 
Torniamo chiacchierando un po' con i migranti che ci chiedono dove siamo e ci scambiano per arabi in viaggio come loro. Abbiamo l'impressione che nessuno sia stato registrato e l'unico obiettivo di Associazioni e Stato macedone sia quello di far oltrepassare al più presto il Paese dai migranti senza che facciano troppa confusione. I trasporti sono quasi tutti a carico dei migranti. 
Abbiamo visto qualche ambulanza che andava e veniva dal campo ma nessun dottore che soccoresse migranti (anziani e bambini) che non sembravano in ottime condizioni fisiche. 
Abbiamo visto molti migranti che sceglievano cosa portarsi dietro per alleggerire il peso sulle spalle e tra questi abbiamo notato una famiglia in cui un uomo ha scelto di buttare via le chiavi di casa.