Acqua stagnante o mare in tempesta

Voci che incessantemente chiedono aiuto, sguardi tristi ti urlano addosso la speranza rimasta: la affidano a noi.
A volte scagliandocela addosso, con l'impeto di chi si agita fortemente nell'intento di restare a galla per sopravvivere.
Capita di sentirmi sommersa anche io dalla marea degli affanni quotidiani di queste persone, di percepire ogni richiesta come una responsabilità davanti alla quale siamo piccoli, quasi minuscoli, a differenza degli ostacoli e delle aspettative

Quando abbiamo conosciuto Hassan il suo mare era burrascoso, la vita di sua figlia appesa ad un filo.
Eppure ora lei è in Italia, si sta curando ed oggi mi sorrideva felice da un parco giochi, dall'altro lato dello schermo del telefono.

Mariam invece era come paralizzata dalla paura di pensare ad un futuro diverso, oggi ne ha ancora, ma ha deciso che vuole essere più forte lei e riprendere a navigare.
La speranza che ci gettano addosso è preziosa, come se noi fossimo su una nave sicura e volessero lanciarcela per metterla in salvo, nell'attesa di raggiungerla.
Donne e uomini bloccati in questo posto, che sa essere solo acqua stagnante o mare in tempesta.
Forse, però, è davvero tutta una questione di speranza: c'è un punto in cui la nostra e quella di queste persone convergono, ed è qui che qualcosa si muove.

"Io ho ancora speranza! Ed ho tantissimi sogni, ma se ne riuscirò a realizzare uno solo sarò già felice" diceva oggi Suad davanti ad un caffè, quasi lo urlava.
E aveva un sorriso così bello che sembrava quasi spensierata.

Paola