Fantasia e realtà

La frase che più sentiamo dalle persone adulte del campo è “non lo facciamo per noi, ma per i nostri figli”.
Una frase semplice di primo impatto, ma che racchiude una profonda consapevolezza del dramma che la guerra in Siria sta causando e causerà non solo ai ‘grandi’ ma anche e soprattutto alle generazioni future.
La cosiddetta ‘generation lost’ tanto decantata da grandi organizzazioni internazionali e non governative.
Un mondo, di fatto, lontano da quello degli adulti che però man mano matura e cambia portando con sé un disagio, spesso inespresso, ma evidente di generazioni lasciate al proprio destino come una bussola impazzita.
Il mondo dei bambini è diverso da quello dei grandi.
Loro guardano, osservano e ancora ritrovano la meraviglia nelle piccole cose.

Circondati dall’amore dei cari, giocano, si ingegnano ogni giorno con le poche cose a loro disposizione e, come tutti i bambini, si abbandonano al mondo della fantasia immaginandosi maestre, aceri con archi realizzati con legnetti trovati per strada e spago o dottori.
Ogni giorno vanno in cerca di quel biscotto, bussando anche alle porte altrui, che li fa sentire ulteriormente coccolati.
I più grandi e coloro che ne hanno la fortuna, ogni giorno nel pomeriggio vanno a scuola e mostrano i libri e i compiti da svolgere negli spazi comuni insieme anche ai volontari.
Libri in una lingua distante, il francese, che narrano a scopi didattici un Paese di cui si sentono ospiti temporanei.
Infatti, una volta vista la cartina geografica del Paese dei Cedri, la domanda che sorge spontanea in ogni bambino è “dov'è la Siria?” e una volta mostrata attraverso un disegno poco preciso e abbozzato inizia un piccolo racconto.
Un racconto spesso tramandato dai genitori, che narra una Siria fatta di dolci e leccornie squisite e di case di infanzia costruite spesso con tanto amore e fatica anche con l’aiuto dei più piccoli.
Case lasciate di fretta e furia una volta arrivata la guerra alla porta, racconti di momenti felici passati con i cari, alcuni dei quali ormai portati via da un conflitto di cui i bambini scontano un prezzo e portano un fardello di cui ancora non conoscono il peso.
Man mano che crescono però la consapevolezza cresce.
Gli adolescenti, più propensi per natura a percepire la noia, sentono maggiore esigenza di ‘fare’ e impiegare le loro energie in qualcosa di positivo e grande.
Piccole donne e piccoli uomini pronti ma in stallo, in attesa di un viaggio o una svolta che dia una spinta alla quotidianità che li rinchiude in una realtà le cui prospettive sono limitate.
Adolescenti con sogni e desideri.
Le mamme e i papà guardano i loro figli con lo sguardo d’amore che solo i genitori possono donare.
L’incondizionalità di questo amore rende uomini e donne costantemente in pensiero e alla ricerca di soluzioni per allontanare i propri figli da condizioni di vita precarie e in costante rischio.
Gli incidenti, le condizioni igienico - sanitarie e la mancanza di un riconoscimento da uno Stato tanto vicino geograficamente quanto lontano umanamente che rende il rischio alto in materia di sicurezza, spingono i genitori a indebitarsi a causa dello stato di illegalità a cui sono condannati, a entrare in un circolo vizioso di sfruttamento e a compiere sacrifici e sforzi inenarrabili per dare ai propri figli anche solo le più piccole possibilità che questo Paese ha loro concesso.
Un uomo che è entrato attraverso le montagne che dividono Siria e Libano con sei figli e la moglie incinta, ha passato innumerevoli check points lasciando parte dei pochi bagagli racimolati e alte somme ai soldati, voleva solo fuggire dalla guerra per poter garantire il meglio e un’educazione ai suoi figli, ma le contingenze lo hanno portato ad inserirsi in una spirale di indebitamento e sfruttamento in un campo in cui lavora ogni giorno accanto ai suoi figli per riuscire a tirare avanti.
Antea