Il viaggio di Ritorno

"È per colpa delle torture in carcere.
Hanno usato elettricità e gli hanno fatto diverse punture non meglio conosciute".
Così il dottore pone fine ai dubbi sull'origine della malattia di Sami, che è sempre meno lucido e da una settimana soffre di forti crisi epilettiche.
Lo abbiamo accompagnato a Tripoli e lui girava per la città con la moglie, facendo molta fatica a muovere ogni passo.
Soli trentacinque anni alle spalle e la prospettiva di un futuro normale negata a colpi di scariche elettriche, nella cella di una prigione.
Tornando indietro sul service c'è anche Aiman, un altro ragazzo giovane che vive da solo, lavorava come interprete ed ora sembra arrabbiato con la vita.
Non parla molto, ma da quello che dice e dal modo che ha di esprimersi nel suo inglese impeccabile, ha l'aspetto di chi pretende un'altra possibilità, con fermezza e con vigore.

Arrivati al check point abbiamo tutti paura, tranne Sami che è ancora nel suo stato di semi coscienza.
I soldati ci fermano: facciamo un grande respiro.
Intanto Aiman si prepara ad ingoiare l'umiliazione che sta per subire ammutolendosi, sprofondando sul sedile ed affidandosi a noi.
"Siamo tutti insieme, torniamo dall'ospedale".
Ed alla fine per oggi nessun arresto, si torna a casa.
I respiri profondi di qualche minuto prima diventano sospiri di sollievo che spingono fuori la tensione ed Aiman, che di solito non fuma, mi chiede una sigaretta.
Sorride e dice che ne ha bisogno.
Facciamo due chiacchiere, gli chiedo da quale città viene.
È una piccola cittadina vicino ad Homs quasi attaccata al confine libanese, da dove proviene diversa gente che conosciamo.
La moglie di Sami irrompe nel discorso, seduta sul sedile dietro al nostro: anche suo marito viene da lì.
Aiman chiama Sami che esce dal suo stato confusionale per un attimo, si parlano e scoprono che in Siria erano vicini di casa.
Anche l'autista libanese del service conosceva Aiman da quando era un ragazzino, perché prima della guerra andava spesso nella sua città.
Sulla strada del ritorno al campo e dopo una giornata di ordinarie fatiche, tutti in quel service si sono riconosciuti, per una strana e piacevole coincidenza.
I cuori erano più leggeri per il pericolo appena scampato, ed eravamo tutti increduli e felici.

P.