Connessioni e cura

Mi chiedo come si trasformi un legame di dono cambiando le circostanze in cui vive il legame.
Per esempio qui in libano le persone sono portatori di dolore, un dolore nascosto, sotterraneo che si rivela nei sogni (o nell'insonnia).
I Corridoi Umanitari sono un tunnel magico, al cui interno le cose si ribaltano, nascono e muoiono (mi viene in mente quel tunnel che le mie maestre delle elementari ci avevano costruito per farci vivere attraverso i sensi l'esperienza della nascita).
All'atterraggio molte delle patologie preesistenti guariscono, come la vulnerabilità, la precarietà, la solitudine, l'abbandono.
Resta la gratitudine, per chi ha permesso tutto questo, per la vita.
Non resta altro che riprendere da dove si era interrotto.

Il dolore non scompare, ci vuole tempo ancora.
Forse diventa concime, si degrada nel nuovo terreno, lo rende fertile.
I legami creati nella realtà, ormai lontana e fangosa, del campo profughi sono reali, tesi come un filo fra due continenti.
Alla fine è solo una questione di connessioni e di cura.
C'è chi ha cura dei siriani da entrambi i lati del mediterraneo.
Ed è questa cura a creare il tunnel.
Su quel filo intrecciato fitto di legami camminano i profughi del dolore,