Apocalypse now

Ovviamente tutti sapevano da tempo che il Governo era corrotto.
Sapevano tutti che le persone approfittavano della loro posizione per avere vantaggi (denaro e potere) per il proprio gruppo e non per tutto il Paese.
Tutti sapevano quanto la vita in questo Paese fosse brutta, senza futuro, lavoro, bellezza, solidarietà.
Lo si capiva anche guardando le case, le città, le strade, questo posto non è amato né curato, perché non appartiene a nessuno, in compenso è sfruttato a impoverito, violentato e umiliato, come si farebbe con qualcosa senza anima, di cui non ci importa niente.
Ma ci si abitua a tutto, anche a vivere in mezzo alla bruttezza, alla violenza, ci si abitua anche a ottenere lavoro, accesso alla sanità, documenti, a qualsiasi cosa, attraverso favori, conoscenze e corruzione.

Ci si abitua a veder affondare in fondo al cuore il sogno di qualcosa di meglio, a seppellire sotto quintali di disillusioni il desiderio di grandi cambiamenti che riguardino tutti.
Diventa la normalità.
E se qualcuno, per il solo fatto di esistere, di non essere padrone di nulla, ti ricorda che qualcosa, anzi, tutto il sistema va cambiato, come le persone che arrivano nel tuo Paese scappando dalla morte della guerra, tu, semplicemente, non li vuoi vedere, non li puoi sopportare, li odii.
Li odii perché chiedono un cambiamento a cui non credi più da tempo.

Poi succede, improvvisamente, qualcosa di nuovo.
O meglio, succede che cade acqua su una terra che, per quanto sporca e inquinata, ha dentro dei semi di futuro.
E i semi, si sa, crescono.
Un seme può essere un incontro con una persona che ti vuol bene davvero, per la prima volta (ogni volta che si ama è la prima volta), un seme può essere un dolore così forte da non lasciarti respirare, un seme può essere trovare la formula segreta che fa diventare la disperazione carburante per uscire dalla tua bara, un seme può essere l’intuizione di qualcosa di meraviglioso da raggiungere, un seme può essere una apocalisse.

Una apocalisse, cioè una rivelazione.

Un velo strappato che rivela quanto ci si è abituati ad accettare le ingiustizie.
Un giorno grazie al coraggio generoso di qualcuno, anche tu, io, ci accorgiamo che noi un futuro lo vogliamo.
Che lo vogliamo bello, meraviglioso.
Che i sogni che abbiamo, sono semi che vanno fatti crescere e servono alla salvezza nostra e di chi abbiamo vicino.
Ci accorgiamo, grazie a chi smette di aver paura e di accontentarsi, che il cambiamento di cui abbiamo bisogno per non soffocare, non è virtuale, è reale e difficile, ma possibile.
Così queste persone, in Siria, Libano, Iraq, Cile, rischiando la vita, ci dicono che ci sono motivi per rischiarla.
Bloccando le strade del loro Paese ci dicono che queste strade non portano più da nessuna parte. Chiudendo le scuole e le Università ci dicono che di queste cose che si insegnano non importa più a nessuno.
Scegliendo il cambiamento, assolutamente imprevedibile, ci ricordano quanto è dolce assaporare la fantasia, la novità invece che la ripetizione.
Scegliendo di manifestare in pace, sempre e comunque, rendono evidente a tutti la violenza degli Stati, dei gruppi terroristici, degli eserciti e mostrano che la violenza è una m...a che non vogliamo più.
Mai più.

K