Uno spazio di pace

"La sua anima non è stata picchiata", me lo ripeto perché ho bisogno di trovare una parte di quest'uomo che non sia stata torturata. Uno spazio di pace.
Qualche giorno fa una volontaria mi ha raccontato la sua storia, e ora che sua moglie me la ripete continuo a cercare nella violenza della vita di quest'uomo una parte intatta, pura.
Cerco un piccolo frammento di pace, uno spazio pulito, una terra fertile e senza veleni.
La notte in tenda mentre sono sveglia perché fuori piove troppo e il rumore della pioggia del nylon non mi lascia in pace, penso a lui, e continuo a ricercare nella storia di quest'uomo una parte silenziosa e intatta.

È uscito dalla prigione dopo 6 anni, da qualche settimana è qui in Libano, un Paese che non lo vuole, rischia ad ogni movimento di essere arrestato e “deportato in Siria entro 4 ore”, come recita la nuova legge da poco in vigore.
Separato dalla moglie incinta del loro primo figlio, arrestato, picchiato, messo a tacere in una stanza buia, per 6 anni non ha potuto fare altro che respirare violenza, mangiare e subire violenza.
Ho sentito parlare di lui da una volontaria, poi dalla moglie che ci chiede aiuto perché non sa come supportare il marito ora che è libero dalla prigione, come insegnarli a vivere in un Paese in cui non è libero di muoversi, "come curare il suo cuore che non sa più la differenza tra amore e paura" , come direbbe un nostro amico siriano.
Ho visto gli occhi di suo figlio che ora ha 6 anni e che non lo riconosce e piange quando lui cerca di abbracciarlo.
Stasera sono qui di fronte a lui, ha gli occhi tondi, uno sguardo perso spesso nel vuoto, ha delle mani grandi piene di bruciature di sigaretta, è un uomo massiccio ma sembra un bambino quando si muove.
Il suo corpo è tutto rovinato, persino la sua testa ha dei solchi, a cause delle tante botte ricevute in carcere ci dice.
Continuo a cercare quella parte di lui che non è stata intaccata di violenza, al suo sorriso manca un dente.
Anche il suo sorriso non ce più.
Non ride molto, quasi mai.
Sorride solamente quando gli diciamo che il nostro villaggio preferito in Siria è proprio il suo e che vorremo tanto un giorno andarci.
La violenza lo ha toccato ovunque, lo hanno picchiato dappertutto, ma nessuno è potuto arrivare alla sua anima.
L'anima non si può picchiare.
Ci dice che per anni si è ripetuto i nomi di tutti i suoi cari, se li ricorda ancora tutti.
Ripete i loro nomi.
Ecco lo spazio intatto, ecco la parte pulita, il campo da coltivare.
L'anima non si può picchiare, il corpo sì.
Ma c'è una parte in ogni uomo inarrivabile per qualsiasi torturatore.
Il corpo protegge questa parte preziosa.
Lo spazio salvo di quest'uomo per conservarsi si è fatto piccolo piccolo, ma esiste, questo corpo violato conserva dentro un piccolissimo luogo intatto dove al suo interno ci sono i nomi dei suoi cari, di chi lo ha fatto sentire amato.
Vorrei vedere lo spazio intatto di ogni uomo, l'anima nascosta dentro ogni corpo violato, vorrei che ognuno fosse libero così da non doversi fare piccolo piccolo.
Le botte e la violenza rimpiccioliscono la nostra anima, ma c'è sempre questo spazio di pace, c'è sempre uno spazio per conservarlo e per vederlo, seppur piccolo.
Non riesco a smettere di pensarci, cerco di cogliere in ogni violenza, in ogni tragedia e dolore lo spazio di pace.
Non sempre ci riesco, ma cerco comunque.
Me lo ha insegnato la Proposta di Pace: per avere pace devo essere pace, per creare una Zona Umanitaria bisogna pensare di essere una Zona Umanitaria.
Cerco la Zona Umanitaria dentro ognuna di queste persone, la cerco dentro le mie fatiche più grandi, le mie sofferenze e la mia rabbia.
La cerco tra i volontari con cui condivido pezzi di vita, la cerco perché non posso rimanere nella superficie martoriata, nel corpo torturato, ma devo andare in fondo, giù, sempre più giù, passando per le ossa rotte e le sofferenze fino ad arrivare all'anima vera, all'umanità più profonda.
Cerco dio dentro le persone e dentro di me, cerco la Zona Umanitaria nei drammi e nelle fatiche della quotidianità.
L'ho imparato bene che a rimanere in superficie si soffre e basta, non si vede altro che morte, non si vede altro che dolore e insensatezza, io voglio vivere davvero e allora preferisco faticare per andare giù, sempre più a fondo di questi drammi, sempre più a fondo del mio io più tenebroso, perché laggiù c'è un campo fertile, laggiù c'è la nostra zona di pace.

Giulia