Qui la quotidianità mi abbraccia

Febbraio 2020

Ieri sera, mentre andavo in bagno per lavarmi i denti prima di andare a dormire, mi sono affacciata sulle pareti delle tende del campo profughi di fronte.
È stato come se una parte della mia razionalità si fosse svegliata di botto: questo non è giusto. Come vive qui la gente non è giusto; le tende, le alluvioni, l'insicurezza, niente è giusto.
Qui la quotidianità mi abbraccia, il senso di umanità mi fa stare bene e spesso questo non mi aiuta a ricordarmi che ciò che i siriani vivono in Libano è un'ingiustizia enorme.
Io che ho la possibilità di vederla devo riconoscerla sempre e tenerlo in mente.
A volte la realtà di qui mi arriva addosso violentemente e non sempre mi trovo preparata, a volte le storie mi colpiscono e non so, sono stanca di chiedermi perchè sia così.

Questa guerra mi è diventata insopportabile.
Questi giorni sono così densi di fatica, con l'insicurezza generale causata dal coronavirus e dalla chiusura delle frontiere, la paura che il corona arrivi qui e i campi senza protezione; poi il default libanese e i blocchi stradali, le continue notizie di guerra dalla Siria.
Non si sa quanto potremo restare qui, se e quando dovremo rientrare in Italia.
Vorrei poter stare ancora qui, allo stesso tempo mi appesantisce la sensazione di lentezza e incertezza di questi giorni. Pensarci mi pesa.
Quindi mi zittisco, non ci penso,
mi affido agli incontri
al campo, alla gente bella di qui.

Ascoltare la violenza, conoscere la vita della gente di qui
immaginarla ancora qui nel futuro
senza altre prospettive, possibilità
è insopportabile.
 
Vorrei vedere A. e S. in una casa,
lui che stia bene, lei serena.
Vorrei vedere il piccolo Y. con delle scarpe e pulito,
con uno zaino per andare a scuola.
Vorrei vedere Abu T. e R. in tribunale,
vestiti per bene
a testimoniare contro le ferocie del regime
e commuoversi del fatto che l'ingiustizia che hanno gratuitamente subito
un giorno sarà riconosciuta.
Vorrei vedere un villaggio, delle case,
le strade pulite ben tenute
con la gente che spettegola, si saluta, litiga
con le famiglie che passeggiano
e non si trascinano dietro il peso della disperazione.
Vorrei vedere A. sereno
sereno per davvero
e vorrei essere presente
nel momento in cui ritorneranno in Siria dopo tanto tempo
vedere Abu M. raccogliere dei sassi.
Non li riconoscerà casa
ma saranno i primi della nuova.
Vorrei vedere gli Z. in aereoporto
partire
e i bimbi smattare in un posto lontano da qui.
 
Ci sogno su
e aspetto il giorno
in cui tutto questo succederà davvero.