Lotta interiore

Diario, 4 marzo 2021, Tel Abbas

Ieri abbiamo fatto meditazione insieme con il Diario di Etty Hillesum, e ho pensato alla “lotta interiore”.
Questa espressione, alla quale non si riesce a dare un contenuto a parole, che sembra molto astratta, per me ieri ha preso concretezza nei pensieri.
Ho sentito concretamente qual è la nostra lotta qui.
Adesso come volontarie e volontari in Libano nella quotidianità non appoggiamo un comitato di lotta popolare, né una comunità di pace già composta. La lotta interiore è quella personale, giornaliera, che si compie qui per tenere aperto uno spiraglio e che ci tiene collegati a noi stessi insieme a quelli intorno a noi, ognuno a suo modo nel proprio percorso.
Lottiamo contro il senso comune di abbandono, di solitudine, di buio ad ogni angolo. Lottiamo contro chi dice che queste persone resteranno qui per sempre, non importa se nelle tende o in qualche scantinato umido.

Lottiamo per non perdere la speranza, per far sentire le persone pensate, ricordate, supportate, in una parola: importanti.
Lottiamo per ricordare loro che non solo NON E’ GIUSTO quello che stanno vivendo loro e i loro figli, ma anche che faremo di tutto per far sì che il danno sia riparato.
Lottiamo per restare su con loro, per non sconfortarci e per continuare a credere nel “Hamdulillah ‘ala kulshi” (grazie a Dio per ogni cosa). Per essere grati di quel che resta, avendo fiducia in ciò che insieme possiamo cambiare.

Dal Diario di Etty Hillesum
Venerdì 21 marzo, le otto e mezzo di mattina
Per la verità non voglio scrivere niente: mi sento così leggera e raggiante e contenta che ogni parola peserebbe come piombo, in confronto. Però stamattina mi sono proprio guadagnata questa gioia interiore, ho dovuto lottare contro l’irrequietezza del mio cuore che batteva all’impazzata. Mi sono lavata con acqua gelida dalla testa ai piedi, e sono rimasta sdraiata sul pavimento del bagno fintanto che non mi sono sentita completamente calma. Sono diventata una persona “pronta a combattere”, come si dice, e provo un certo piacere sportivo, una certa eccitazione all’idea di questa “lotta”.
[…] Debbo anche vincere quella paura indefinita che mi porto dentro. La vita è difficile davvero, è una lotta di minuto in minuto (non esagerare, tesoro!), ma è una lotta invitante. Una volta io m’immaginavo un futuro caotico perché mi rifiutavo di vivere l’istante più prossimo. […]
E ora, ora che ogni minuto è pieno, pieno sino all’orlo di vita e di esperienza, di lotta e vittorie e cadute, ma subito dopo di nuovo lotta e talvolta pace, – ora non penso più a quel futuro, in altre parole mi è indifferente se riuscirò a produrre qualcosa di straordinario oppure no, perché sono certa che ne verrà fuori qualcosa. Una volta vivevo sempre come in una fase preparatoria, avevo la sensazione che ogni cosa che facevo non fosse quella “vera”, ma una preparazione a qualcosa di diverso, di grande, di vero, appunto. Ora questo sentimento è cessato.
Io vivo, vivo pienamente e la vita vale la pena viverla ora, oggi, in questo momento, e se sapessi di dover morire domani direi: mi dispiace molto, ma così com’è stato, è stato un bene.

C.