Lettera a X, qualche tempo fa.

Tu hai paura.
Hai delle occhiaie scavate, fatte di più strati, e tua moglie svela subito ciò che sembra comunque chiaro: non dormi la notte, stai sveglio fino all’alba, poi dopo la preghiera del mattino vai a letto ancora per due ore e poi ti svegli per vedere i due vostri bambini più piccoli andare a scuola.
Tutta la notte la passi sul balcone, a guardare ogni tanto giù, a bere caffè e fumare una sigaretta dopo l’altra.
Ne hai sempre una in mano, forse speri che sia una di queste a ucciderti prima che riescano ad arrestarti e farti scomparire senza processo in qualche carcere del Paese.
Da più parti in pochi giorni la pressione su di te è salita alle stelle, ti sei ritrovato in una morsa stretta che ti sta soffocando, dalla quale davvero né tu né noi sappiamo come liberarti.

Storie di spie che fanno il gioco davvero sporco, di attori violenti e di piani che a stento riusciamo a immaginare o anche solo a nominare.
Tua moglie è all’oscuro di tutto, ci prende a tradimento in una stanza e ci chiede di dirle tutto, di dirle la verità.
Il fatto che tu non faccia dormire i vostri figli maschi in casa la terrorizza, ha capito che sei in pericolo, ma al tempo stesso non osa aprire il rubinetto dell’emotività che la manderebbe in un panico totale, e quindi continua a ripetere che sicuramente c’è qualcosa di pericoloso che sta accadendo, e che noi dobbiamo dirglielo, ma non osa nemmeno immaginare cosa potrebbe essere.
Tu, lei e noi in una stanza.
Noi che ti facciamo domande e proposte di diverso tipo, noi che sappiamo però che la macchina ora è in corsa e sarà un’impresa fermarla, e con il tuo sguardo ci dici lo stesso.
Ci scervelliamo pensando a come poterti aiutare o sostenere, e penso a quanto può essere infame l’essere umano a lasciar vivere ad un suo simile dei momenti di questo genere.
Giudico tutto ciò ignobile.
Ci dice che quando siamo con lui è più tranquillo, anche solo per il fatto che tutte le paure e tutti i dettagli che conducono a queste paure non può mai raccontarle a nessuno a causa del livello di controllo sotto cui è posto, dunque lo fa solo con noi.
Stesso motivo per cui non va mai a trovare nessuno e nessuno ci tiene ad andare a trovarlo, già troppi membri della famiglia ci hanno rimesso e non vuole essere ulteriore causa di danno.
La nostra visita è anche accolta dai grossi sorrisi delle donne di casa, che fino all’ultimo non smettono di dire che DAVVERO dovremmo dormire da loro.
Anche oggi mi carico il suo calmo terrore sulle spalle, la fretta con cui pronuncia ogni parola per paura di non aver abbastanza tempo di finire il discorso.
Tra due giorni parto, tornerò tra un mese, spero di trovarti ancora lì, magari con qualche buona notizia addosso e qualche ora di sonno in più.