La meraviglia luminosa dell’infanzia

Una tenda buia, una fioca luce di una lampada ricaricabile, un bambino di circa due anni seduto per terra mentre mangia con la faccia nel piatto, il suo viso ha mille colori.
Il colore della sua storia, della sua genealogia, il colore della polvere del campo, il colore dei fazzoletti per il naso inesistenti, il colore dell'unto che arriva prima sul naso e poi in bocca.
Non lo so se ho mai visto una violenza così piena.
I piedi senza calze correndo sulle pietre appuntite, i pantaloni troppo grandi e le mutande che ti aspetti di vedere ma qui costano troppo, mentre fuori piove e c’è l’aria gelida delle montagne innevate.
C’è una legge che restituisce i giochi, le coperte rimboccate, il bacio prima di andare a scuola, il fiocco sul grembiule, le favole della buona notte e tutta la tenerezza che ti spetta da bambino?
Chi penserà a rimborsare con una carezza ogni mano pesante ricevuta sul viso?
Che uomini diventano quelli che bambini non sono mai stati?
Mentre ci penso, penso al vuoto di quella tenda, la risposta a queste domande mi toglie il respiro.
La strada di queste piccole donne e di questi piccoli uomini dagli occhi grandi, sporchi oltremodo, che ti abbracciano, gridano, cantano “bella ciao” passando davanti la nostra tenda, che un minuto giocano e quello dopo piangono per le mazzate, la strada che intravedo mi toglie il sonno.
In questa notte, quella tenda, quella faccia nel piatto, tutte le guerre che iniziano o continuano, tutte le persone in transito, le carceri pieni di dimenticati, le torture, tutte le frontiere chiuse, tutti i salotti pieni di opinionisti, è tutto più forte del fragore di questa pioggia che cade senza sosta su questa tenda.
Una tenda buia, una fioca luce di una lampada ricaricabile, un bambino di circa due anni solleva la faccia dal piatto in cui stava mangiando e nonostante il puzzo, sento il profumo della meraviglia luminosa dell’infanzia, vorrei che il mondo si fermasse ora e che quel sorriso inconsapevole restasse lì per sempre.