Mentre ascolti, guardi e pensi

Immagina una strada, come fosse una via senza nome e senza civici, tutta dritta.
Ai lati, a destra e a sinistra, tutte tende.
La scritta UNHCR sulle pareti e dentro ognuna una famiglia diversa.
Mentre la percorri, bambini che corrono, sorridono e ti salutano.
In terra sassi bianchi sotto i piedi nudi, e in cielo il primo sole che scalda per davvero.
Immagina che a metà della via ti accorgi di una donna, ferma sull’uscio di una tenda, col capo coperto, che ti invita ad entrare assieme ai tuoi due compagni.
Levi le scarpe, ringrazi con un cenno del capo, e ti metti a sedere su di un cuscino che fa da unico separé tra te e il pavimento.
Abiti quella terra da qualche giorno, l’arabo non è intuibile ad un neofita, e le parole che si scambia chi siede con te sono, ai tuoi orecchi, suoni privi di senso.
Allora ti lasci guidare dalla vista, e senza accorgertene ti trovi a fissare quella donna che tiene banco con tanta disinvoltura.

Ti accorgi subito che è molto bella: i lineamenti sono gentili, gli occhi buoni e profondi come fossero neri, e le parole educate e sottovoce.
Continui a non capire cosa stiano dicendo, ma pensi che forse, a volte, la vita da a chi ha di meno una gentilezza d’animo che è per pochi.
Pensi a questo quando vedi entrare dei bambini, felici, che prendono ognuno un sacchetto, lo infilano come fosse un guanto e corrono, proprio di fronte a te, appena fuori dall’uscio, a giocare con le mani in una poccia d’acqua.
In quel momento, altro non gli serve.
La donna, che ti vede distratto, ti dice: “Hai visto come stanno i siriani?”.
E a te non esce altro che un “però son tanto belli”.
A questo punto il tuo compagno ti racconta cosa si sono detti fino a quel momento: il marito della donna è in carcere e, senza i soldi per pagare l’avvocato, si vede aggiungere accuse sopra accuse. Ci chiede una mano.
Si apre e ci racconta che i suoi due fratelli se li è portati via la guerra, mentre sua madre la tristezza. Mentre tu lo scopri, lei tiene la testa sui ginocchi e lo sguardo nei ricordi, e tu capisci senza bisogno di altre parole.
Lì nel campo ci sono alcuni suoi parenti, ma alle proprie figlie ci bada lei.
Proprio adesso le vedi, mamma, figlia e sorellina che si fanno i capelli l’una all’altra, in silenzio, dandosi la schiena.
Tu ascolti, guardi e pensi.
Poi ti alzi, ti congedi, e rifai quella strada a senso inverso e a capo chino.

T.