Novembre 2014

SITUAZIONE ATTUALE

> Libano:
Dopo i violenti scontri del mese scorso, che avevano scosso il Paese, si registra ora un generale abbassamento della tensione. Nonostante il clima sia più disteso ci sono comunque elementi di tensione latente, infatti l'esercito libanese ha stretto un accordo con l' Arabia Saudita per ricevere 3 miliardi di dollari in armi attraverso la Francia, per combattere le infiltrazioni di terrorismo nel Paese. Inoltre rimane aperta la questione dei 26 soldati libanesi ancora ostaggio di Al Nusra. I parenti dei rapiti hanno organizzato una manifestazione a Beirut, bloccando una strada principale, ma sono stati sgomberati dopo poche ore. Al Nusra ha minacciato di uccidere un ostaggio se non avesse ottenuto la liberazione di un prigioniero in mano all'esercito libanese. Grazie al lavoro di mediazione del governo non è stato ucciso nessuno dei rapiti ma la questione continua a mantenere il Paese in una condizione di instabilità.  

> nella regione di Akkar:
Come nel resto del Paese, anche nella regione di Akkar la tensione è più bassa dopo gli scontri di Tripoli e le vittorie dell'esercito.
In generale, questo mese, si sono registrati meno raid nei campi e arresti generici. Sono stati arrestati però numerosi siriani e libanesi considerati responsabili degli scontri di Tripoli.  

CONDIVISIONE E LAVORO

Anche questo mese la nostra presenza ha ruotato principalmente intorno al villaggio di Tel Abbas, e ancora di più al campo profughi dove ora abbiamo una vera e propria tenda. Questo ci permette di essere molto più presenti al campo, sia per aiutare i profughi nella vita quotidiana, sia per costruire uno spazio di mediazione con la comunità libanese.
Infatti sono venuti a trovarci al campo alcuni amici libanesi, anche per aiutarci con i lavori.
V., cristiano libanese, ci ha regalato della ghiaia e dei detriti per costruire la tenda, e in quest'occasione si è fermato a conoscere di più anche le persone del campo, a cui ha poi regalato del cemento. Sempre grazie allo spazio della tenda è venuto a trovarci F., responsabile di una ONG, e R. un amico libanese poliziotto, che addirittura non potrebbe neanche stare nei campi, vista la loro situazione di illegalità.  
I rapporti con le famiglie del campo sono molto più stretti, perché avendo un nostro spazio qui riusciamo a passare più tempo con loro, anche nelle piccole cose quotidiane, sia brutte che belle, come le occasioni di festa. Infatti abbiamo partecipato insieme a tutta la famiglia e diversi “sheik” alla festa della circoncisione dei due bambini più piccoli.
Cerchiamo di sognare con i profughi delle “strade nuove” anche attraverso il racconto del nostro operato in Palestina e Israele, in Colombia e Albania e ci strappa sempre un sorriso poi vedere gli amici siriani o libanesi che raccontano ad altri il motivo per cui siamo qui.
Continuiamo a visitare anche famiglie di profughi fuori dal campo, ascoltando le loro storie, i loro bisogni e le loro speranze. Per stimolare il dialogo e aiutarli a pensare a un futuro possibile, facciamo leggere spesso la dichiarazione di Sheik Abdou raccogliendo le loro voci e opinioni.
In particolare cerchiamo di visitare e di essere presenti per le famiglie che si sono da poco trasferite al campo, costretti ad affrontare l'inverno in tenda, spesso con bambini ancora neonati e senza stufa. Cerchiamo di essere utili nelle piccole cose quotidiane, come portare taniche di plastica per trasportare l'acqua o dando informazioni sul sistema sanitario e scolastico, fornendo i contatti a cui rivolgersi per ottenere assistenza.
Inoltre questo mese abbiamo ospitato per qualche giorno due clown, uno italiano e una libanese, che hanno animato sia il campo dove viviamo, sia il campo più grande vicino. Bambini e adulti hanno passato dei momenti di spensieratezza e risate insieme, ci hanno molto ringraziato per l'occasione di festa, che nelle loro vite non si verificava da molto tempo. Anche nella parte cristiana del villaggio i clown hanno animato i ragazzi dopo la messa domenicale, facendo divertire anche qui i bambini e le loro famiglie. Anche la clown libanese, una ragazza cristiana di Beirut, è rimasta molto toccata da questa esperienza: per lei venire nell'Akkar è stato affrontare una zona oscura del suo stesso Paese, un'area che dai media è dipinta come un covo di terroristi corrotto dalla presenza siriana e invece ha trovato famiglie shockate dalla guerra che cercano solo un presente di dignità tra il fango e il freddo dei campi profughi.
Per quanto riguarda la proposta di collaborazione con UNHCR la situazione è ancora instabile, infatti si sono verificati altri episodi di danneggiamento alle strutture destinate ai profughi, che hanno rimandato l'inizio del nostro lavoro, anche se comunque la proposta resta valida, e il prossimo mese incontreremo la municipalità per iniziare a lavorare insieme.
Continuiamo a segnalare a UNHCR le famiglie più povere che conosciamo, perché ricevano aiuti economici. In particolare questo mese abbiamo segnalato delle famiglie particolarmente numerose, delle donne sole e delle persone malate gravemente. Segnaliamo anche alla Croce Rossa le persone che hanno famigliari in carcere in Siria, con cui hanno perso i contatti, per fargli avere loro notizie.

ABBASSATE I FUCILI!

Una mattina all'alba siamo stati svegliati da alcuni rumori più forti del solito, e uscendo dalla nostra tenda abbiamo scoperto che era arrivato l'esercito al campo. I soldati chiedevano alle persone di rimanere nelle loro tende, e passavano a ispezionarle e a chiedere di vedere gli uomini. Noi ci siamo presentati, spiegando chi siamo e cosa facciamo alle facce incuriosite dei soldati. Le persone qui al campo erano molto spaventate, ma tutto si è svolto in modo rispettoso e pacifico. In particolare F. è uscita dalla sua tenda piangendo, noi l'abbiamo consolata e addirittura un soldato le ha detto che non c'era motivo di aver paura.
B., la capofamiglia, quando si è trovata davanti i soldati ha esclamato “Abbassate i fucili! In questo campo ci dormono gli italiani!”.
Una volta passato lo spavento abbiamo trascorso la giornata ad ascoltare gli sfoghi delle persone dopo il momento di tensione. Tutti ci hanno detto di non aver avuto problemi, ma di aver avuto paura, perché sono ancora freschi nella memoria i ricordi dei soprusi e delle violenze subite dall'esercito in Siria.
A.R., il responsabile del campo, ci ha ringraziati per la nostra presenza e ci ha detto che siamo stati utili per la gente del campo.