Marzo 2015

SITUAZIONE ATTUALE

> Siria:
Il 15 marzo è stato il 4° anniversario dall'inizio della guerra civile. Quasi 200.000 morti e oltre 3 milioni di rifugiati in quattro anni. Solo nell'ultimo anno si stimano oltre 70.000 morti nei combattimenti, che proseguono ogni giorno. L'83% di tutte le luci del Paese si sono spente, secondo un rapporto che si basa su immagini satellitari. In alcune aree, come quella di Aleppo, in gran parte distrutta dai bombardamenti, c'è un'oscurità quasi totale.

L’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) ha lanciato un appello per la crisi in Siria, per denunciare che la produzione agricola e il commercio sono gravemente compromessi e sarebbero necessari almeno 121 milioni di dollari per garantire sostegno ai 9,8 milioni di persone che si trovano in condizioni di insicurezza alimentare. L'Unicef ha dichiaro che la vita di oltre 8,6 milioni di bambini sarà distrutta da violenze e sfollamento forzato se non si porrà termine al conflitto. Ma per il momento non ci sono segni che la guerra stia volgendo al termine.
Nell'ultimo mese, la situazione che sembrava ormai quasi di stallo (con l'IS a Raqqa e Deir al Zour, il regime a Damasco, Idlib e nella regione occidentale e Aleppo contesa), ha visto l'avanzata delle forze ribelli in alcune zone strategiche. Ad inizio di marzo Jabhat al Nusra ha attaccato l'edificio dell'intelligence nell'aeroporto di Aleppo causando 34 morti. In risposta il regime ha bombardato con barili bomba su un quartiere controllato dai ribelli provocando almeno 40 morti. La proposta da parte dell'inviato speciale dell'Onu Staffan de Mistura di sospendere il fuoco non è stata accolta dai ribelli. I jihadisti sono riusciti a prendere il controllo della città di Idlib e il 29 marzo hanno liberato decine di prigionieri dal carcere della città, che fino ad ora era sempre stata controllata dalla forze fedeli al presidente Bashar al Assad. Anche qui la risposta del regime con bombardamenti ha provocato numerose vittime civili. Con la presa di Idlib, capitale della provincia nordoccidentale, i miliziani controllano la seconda provincia dopo Raqqa, roccaforte dell'IS nonché bersaglio dei raid condotti dalla coalizione guidata dagli Stati Uniti. Infine il mese si è chiuso con l'entrata dell' IS nel campo profughi di Yarmuk alle porte di Damasco a breve distanza dai centri di potere del regime di Assad.

> Libano:
Durante il mese di marzo il ministro degli interni libanese ha aperto eccezionalmente i confini per i "Assyrian Cristhian" (i cristiani assiri) in fuga dall'IS, prevedendo l'ingresso di circa 5000 cristiani, che saranno ospitati presso parenti o case fornite dalla chiesa. A Beirut c'è stata una manifestazione in solidarietà con la comunità assira e per chiedere di proteggere i cristiani in Medio Oriente.
Procedono a rilento i negoziati per i 25 ostaggi in mano ad al Nusra. L'unica novità per il momento è stata l'introduzione del Qatar come mediatore: il governo libanese si mostra molto ottimista e spera nella liberazione a breve.
Continuano anche gli scontri ad Arsaal tra i militanti jihadisti e l'esercito libanese che avrebbe occupato delle posizioni strategiche sulle colline intorno alla città.

> Akkar:

Ancora scontri tra l'esercito libanese e sospetti terroristi nella regione di Akkar. C'è stato uno scontro a fuoco a Bhenin dove un soldato ha perso la vita. La sua pattuglia in risposta ha ucciso uno dei ricercati, probabilmente appartenente al gruppo terroristico "Sheikh Khaled Hablas"
A Tel Abbas al Sharqi, il villaggio di fianco a quello dove è presente Operazione Colomba, è stato assassinato il fratello del leader di Jabal Mohsen, uno dei gruppi coinvolti negli scontri di Tripoli. L'uccisione e' stata rivendicata da un gruppo jihadista di Kuwaikat. In seguito a questo episodio, l'ambasciata italiana ha fatto partire un allerta per tutti gli italiani, dicendo che rischiavano di essere rapiti. L'allerta però è rientrata dopo un paio di giorni senza ulteriori spiegazioni.

 

CONDIVISIONE E LAVORO

Il mese si è aperto con un allerta rapimenti, poi rivelatasi non fondata, che ha suscitato un po' di tensione a noi volontari e sopratutto ai profughi che ci hanno visti andare via in tutta fretta. Noi siamo stati accolti per un paio di giorni da alcuni frati carmelitani che ci hanno ospitati fino a che l'emergenza non è rientrata, e siamo potuti tornare a Tel Abbas.
Al campo la novità più grossa ed evidente è che la piccola scuola creata da noi insieme ai profughi ha destato l'interesse di alcune ONG che hanno deciso di investire per renderla più vivibile. Sono stati procurati i materiali e con essi i profughi hanno lavorato sodo per una settimana costruendo una nuova scuola completamente in legno, isolata termicamente e con le finestre. Purtroppo il giorno dell'inaugurazione della festa è arrivata anche la notizia che uno dei papà del campo è morto per un infarto. E' stato un duro colpo per tutti. Noi ci siamo presi l'impegno di non lasciare sola la vedova e di sostenerla in tutto ciò di cui ha bisogno. La sua situazione è molto difficile, infatti per i prossimi mesi non potrà uscire dalla sua tenda, come previsto dalle norme religiose, ma noi volontarie e le altre donne del campo ci impegniamo a visitarla spesso per darle una mano con le faccende domestiche oltre che per farle compagnia.
Con la ripresa delle lezioni, dopo la ristrutturazione della scuola, anche noi siamo diventati maestri di inglese per qualche ora a settimana, insegnando ai bambini le lettere dell'alfabeto e le prime parole. La prima settimana di scuola abbiamo anche avuto la speciale visita della scrittrice per bambini Fatima Charaffedine che, invitata dalle nostre amiche di “Let's meet”, ha letto alcuni suoi libri ai bimbi e glieli ha lasciati in regalo.
L'altra grande novità per il progetto è il trasloco che abbiamo effettuato negli ultimi giorni del mese. Abbiamo scelto di lasciare il garage (situato nella parte musulmana del villaggio) grazie al quale ci siamo inseriti nella realtà di Tal Abbas, per spostarci in un mini-appartamento nella zona cristiana. In questo modo abbiamo due presenze: una dentro la tenda nel campo profughi musulmani dove passiamo la maggior parte del tempo, la seconda in mezzo ai cristiani. In questo modo speriamo di riuscire ancora di più a instaurare relazioni significative con entrambe le parti e fare da ponte tra esse.
Noi volontari abbiamo continuato a sostenere le famiglie più in difficoltà, sopratutto dal punto di vista sanitario. In particolare c'è una giovane appena sposata che ha scoperto di avere delle cisti nel fegato e deve essere assolutamente operata. Abbiamo anche conosciuto famiglie nuove che hanno chiesto aiuto a noi perché non sanno a chi altro rivolgersi.
Il mese si è chiuso con il fragore di alcuni missili che sono scoppiati nel cielo vicino al campo, spaventando moltissimo tutti i profughi, che sono scappati dalla Siria proprio per sfuggire da quei tubi di morte. Sembra che siano sparati dal confine siriano per contrastare l'avanzata dei jihadisti a Idlib.  

Rimboccarsi le maniche... rimettersi in piedi!

Il nostro vicino Akram aveva una tavola calda in Siria e lavorava in cucina. Da quando è al campo non fa niente tutto il giorno. Si sveglia, si siede fuori dalla tenda, fuma le sigarette più economiche, beve tè e chiacchiera con chi passa.
Questo mese con i suoi figli ha detto basta a questo lasciarsi lentamente andare. Con due pali di legno, e un telo di plastica, ha costruito una stanza in più nella sua tenda. Con il fornello a gas che usano per cucina, si è messo a friggere falafel. Li arrotola nel pane e li vende alle persone del campo. Ha chiamato la baracca il “piccolo ristorante”. Vengono i bimbi del campo a fare merenda, e comprare falafel per un prezzo ridicolo.
“Ma Akram così non ci guadagni niente! Li vendi a troppo poco!”
“Ma io non li vendo per guadagnarci. Mi basta coprire le spese... li vendo per avere qualcosa da fare!”
Adesso, al campo, tutti possono permettersi un panino falafel a merenda, senza nemmeno dover attraversare la strada, che è pericolosa... ma i clienti più affezionati siamo ovviamente noi, perché vedere Akram felice, soddisfatto e gratificato non ha prezzo, e soprattutto perché i suoi falafel sono proprio buoni!