Gennaio 2016

SITUAZIONE ATTUALE

Situazione in Siria

Nel mese di Gennaio sono venute all'attenzione della comunità internazionale alcune situazioni drammatiche di assedio, che in realtà fanno parte della quotidianità vissuta da centinaia di migliaia di siriani ostaggio dell'esercito del regime e dei gruppi fondamentalisti vicini allo Stato Islamico. La pratica del portare le città considerate ostili alla resa per fame viene denunciata da tempo da parte delle principali organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International e l'Osservatorio siriano per i diritti umani.

Secondo l'ufficio delle Nazioni Unite in Siria, che segue l'evolversi del conflitto, l'Istitute for War Studies, sono più di 400.000 i siriani che soffrono in contesti di deprivazione e che non sono raggiunti da aiuti umanitari e medici. Nelle aree controllate dall'opposizione come Est Ghouta a Damasco, Zabadani, Madaya e Darayya ci sono stati numerosi casi di persone morte di stenti provando a mangiare tutto ciò che sembrasse commestibile (inclusi cani, gatti e erbe cresciute lungo la strada). La chiusura completa di queste città ha portato a esplosioni di disperazione e a gravi problemi per gli abitanti, le donne con bambini appena nati non sono riuscite ad avere latte per nutrire i figli. Il Word Food Programme ha denunciato la completa assenza di possibilità di raggiungere le suddette zone.
Le città di Est Deir ez Zor, Kefraya e Foha vengono tenute sotto attacco da parte di forze islamiste fedeli al Fronte al Nusra e dallo Stato Islamico, anche in queste città, chi tentava di uscire dai quartieri attaccati, veniva preso di mira dal fuoco dei cecchini e delle armi pesanti. In queste tragedie diventa importante denunciare come si creino dei sistemi clientelari, per cui l'ingresso di scorte di cibo diventa un business gestito da chi ha interesse a far sì che il contesto rimanga immutato. In alcuni casi, tramite mediazioni gestite dagli organismi internazionali, è stato possibile giungere ad un cessate il fuoco che ha permesso l'evacuazione dei combattenti. Continua a persistere l'emergenza umanitaria per la maggioranza delle persone che non hanno avuto i mezzi o la possibilità di trovare rifugio in Libano o in Turchia. La morte e la distruzione che si leva da queste comunità private di tutto, pesa sugli imminenti colloqui di pace in corso a Ginevra. Permangono seri dubbi sul futuro di questi colloqui, in quanto non vengono degnamente rappresentate le esigenze della maggioranza del popolo siriano: estraneo al regime degli Assad (Iran e Russia) e alle opposizioni fondamentaliste (Arabia Saudita e Turchia).

Situazione in Libano

 

Continuano gli arresti di siriani senza documenti (tutti...) la disponibilità del governo canadese ad accogliere 25.000 profughi in tempi brevi ha suscitato le speranze di tanti. Il freddo in certi momenti è molto difficile da sopportare, unito al forte vento con temperature sotto lo zero, neve e piogge con allagamenti.


CONDIVISIONE, LAVORO e NOVITA' SUI VOLONTARI


Il ritorno al campo è stato ancora una volta molto intenso, l'atmosfera di attesa per la partenza ed il viaggio in Italia è palpabile.
I primi giorni sono stati frenetici, siamo arrivati al campo assieme ai rappresentanti della Comunità di Sant'Egidio e delle Chiese Valdesi. Per organizzare il viaggio serve molta documentazione, sono state fatte le fototessere di ognuna delle persone coinvolte e tutti sono stati visitati dal medico italiano. I giorni successivi sono trascorsi dividendoci tra la preparazione del viaggio e le visite alle famiglie.
In questo periodo abbiamo conosciuto A.N. un leader della comunità siriana di tutta la zona di Akkar; lui ha espresso fortemente l'esigenza di contribuire al miglioramento della situazione della popolazione siriana che vive in Libano. Assieme ad altri rappresentanti si incontrano una volta alla settimana per capire in che modo attivarsi e venire coinvolti nella risoluzione del conflitto siriano; hanno espresso il desiderio di incontrare i rappresentati dell'UNHCR per fare proposte non solo legate ai bisogni umanitari: non siamo profughi, siamo esseri umani, per usare le parole del nostro amico Y.