Aprile 2017

SITUAZIONE ATTUALE

SIRIA
La guerra in Siria prosegue nel suo sesto anno di violenza, terrore e repressione ai danni della popolazione civile e dei suoi settori più vulnerabili.
Il mese di Aprile si è aperto con la tragica notizia dell'attacco con armi chimiche nella provincia orientale di Idlib controllata da gruppi misti di ribelli, con una forte componente islamista radicale.

I principali accusati per il bombardamento sono il regime siriano degli Assad e gli alleati russi, gli unici nel conflitto ad essere in grado di compiere attacchi aerei di larga scala. Le Nazioni Unite e l'Unione Europea hanno riconosciuto che ci sono forti evidenze di una responsabilità governativa nella strage, la quale ha tolto la vita a ottanta persone di cui molti bambini. Le armi chimiche non sono, purtroppo, una novità in Siria e sono state spesso utilizzate per incutere timore tra i civili e per coprire l'avanzata delle truppe di terra. Altre armi non convenzionali utilizzate sono state quelle al fosforo e quelle al cloro. Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è dichiarato "scioccato" dalla crudeltà del governo siriano e ha ordinato il bombardamento della base aerea di Sharaja, da cui sono partiti gli aerei ritenuti responsabili dell'azione incriminata. I militari russi erano stati avvisati 90 minuti prima per evitare di essere coinvolti nel lancio di missili tomahawk dalla portaerei statunitense nel Mar mediterraneo. Russia e Iran hanno condannato l’attacco.

Un attentato terroristico a metà aprile ha colpito un convoglio di pullman che stava evacuando profughi, in gran parte sciiti, in fuga da Aleppo, secondo un accordo stretto tra Assad e i ribelli sotto la supervisione di Iran, Turchia e Qatar. Era prevista l'evacuazione dei cittadini da due città filogovernative in cambio del permesso accordato ai ribelli e alle loro famiglie di lasciare due città a Nord di Damasco per raggiungere Idlib. Le bombe hanno provocato 126 morti e oltre un centinaio di feriti tra le persone sfollate da Foua e Kafraya, che stavano per salire sugli autobus.

Mentre le potenze militari si scontrano, proseguono i tentativi della società civile siriana di rimettere in piedi l'anima solidale della Siria. A fine mese almeno otto volontari dei cosiddetti "Caschi bianchi" sono stati uccisi nel corso di un bombardamento aereo nella provincia di Hama, controllata dai ribelli. Il loro lavoro era compiere operazioni di soccorso e salvare il più alto numero di vite umane. Quando c’è un bombardamento, i Caschi bianchi cercano di arrivare sul posto il prima possibile rischiando però la loro stessa vita.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

Al campo profughi di Tel Abbas la vita quotidiana è continuata con il susseguirsi di condivisione e accompagnamento sanitario e legale per le famiglie di rifugiati.
In seguito alle segnalazioni e alle pressioni dei volontari di Operazione Colomba ad alcune famiglie di profughi siriani è stato offerto, dal Centro Libanese per i Diritti Umani e dalle Nazioni Unite, di poter viaggiare in sicurezza in Europa dove potranno ricominciare una nuova vita in pace e dignità.
Sono proseguiti gli accompagnamenti in ospedale in tutto il nord Libano, con particolare attenzione a donne, anziani e bambini. Esercitando pressione sugli organismi competenti i volontari sono riusciti ad assicurare la presa in carico dei siriani che altrimenti non avrebbero avuto possibilità di essere curati.

Un momento molto importate è avvenuto alla fine del mese. I volontari hanno organizzato uno spazio di incontro, in videoconferenza, tra i profughi siriani autori dell'Appello per la pace in Siria e un membro della Comunità di Pace di San José in Colombia. Attraverso la traduzione di due volontari, i partecipanti hanno potuto discutere animatamente riguardo le zone umanitarie: come è nata in Colombia la Comunità di Pace, come si autofinanzia, che differenze ci sono con la situazione siriana e quali sono le similitudini.
Questo incontro è un ulteriore piccolo passo avanti nel lavoro dei volontari di Operazione Colomba, per portare le voci delle vittime del conflitto ad essere ascoltate ai tavoli delle trattative di pace e per pretendere con urgenza la creazione in Siria di Zone Umanitarie sottoposte ad amministrazione civile, con protezione internazionale. Luoghi dove la vita, che fino ad oggi è resistita alla guerra, possa finalmente ricominciare a respirare.