Settembre 2020

SITUAZIONE ATTUALE

SIRIA - LIBANO
In Siria, un bombardamento del Governo centrale su Idlib ha interrotto una tregua che durava dall’inizio della pandemia, non si ha notizia di morti. La durissima crisi economica, con inflazione al 90 percento, e una pandemia con cifre non ufficiali altissime, ha infierito sulla popolazione civile. La povertà è un nemico che uccide quasi quanto la guerra.

Nel mese di settembre in Libano la situazione è rimasta tesa sotto molti punti di vista. Il 10 settembre si è verificato un secondo incendio al porto di Beirut (domato in alcune ore), che ha però scatenato paura tra gli abitanti della zona, memori del disastro del 4 agosto. Un altro incendio ancora, il 15 settembre, si è verificato nel cuore della downtown di Beirut.

Il senso di insicurezza pervade sempre più le vite dei libanesi e dei siriani: a metà settembre, l’esercito libanese si è scontrato con un gruppo di terroristi a Beddawi, vicino alla città di Tripoli.
Indice di questa insicurezza è anche l’aumento delle partenze dalle coste libanesi di numerosi gommoni e barche dirette verso l’isola di Cipro, alcune delle quali sono state intercettate dalla marina libanese e da UNIFIL, che hanno fermato le imbarcazioni e rimpatriato i passeggeri, sia siriani che libanesi.
A fine settembre si è dimesso il primo ministro Moustafa Adib, che aveva ricevuto l’incarico di formare il nuovo Governo. Dopo meno di un mese, Adib ha presentato le dimissioni dichiarando di aver fallito nelle trattative.
Inoltre, il 27 settembre, a Wadi Khaled, al confine nord-est con la Siria, si sono verificati scontri tra l’esercito libanese e un gruppo armato di estremisti islamici: di questi ultimi, 15 sono rimasti uccisi e 13 incarcerati. Poche ore dopo, in un altro scontro a fuoco, due militari libanesi sono stati uccisi durante quello che è sembrato un tentativo di attacco alla caserma di Deir Ammar.

CONDIVISIONE, LAVORO E NOVITA' SUI VOLONTARI

Nel mese di settembre i volontari di Operazione Colomba in Libano hanno visitato diverse aree del Paese, come la valle della Bekaa e la città di Arsal.
Nei campi profughi di queste zone, i volontari hanno incontrato famiglie siriane e alcune persone attive nella difesa dei Diritti dei rifugiati.
Tornati in Akkar, i volontari hanno deciso di lasciare la tenda nel campo profughi di Tel Abbas, pur rimanendo ad abitare nella zona. La decisione è stata presa dopo aver ragionato a lungo sulla situazione sanitaria e sul futuro del progetto in Libano. Rimanere ad abitare dentro il campo avrebbe significato mettere in pericolo le famiglie che ci abitano, dal momento che i volontari si spostano per tutto il Paese. Inoltre, essendo tornati in Libano dopo molti mesi di permanenza in Italia, i volontari hanno sentito il bisogno di capire come intervenire in una situazione che è cambiata da tutti i punti di vista. In ogni caso, durante il mese di settembre i volontari hanno visitato tutte le famiglie che abitano al campo, e anche tante altre persone conosciute negli anni di presenza in Akkar. Passando del tempo insieme ai rifugiati, i volontari hanno notato come la situazione si sia stabilizzata negli ultimi mesi, nonostante la crisi economica che ha portato i prezzi di molti beni a salire vertiginosamente. Questa condizione potrebbe cambiare nelle prossime settimane, quando i beni di prima necessità come cibo, benzina e medicine non verranno più sovvenzionati dalla Banca Centrale Libanese, che è riuscita fino a questo momento a evitare che il loro prezzo salisse a causa della svalutazione della lira libanese.
Nel mese di settembre sono stati fatti anche diversi incontri con la chiesa locale libanese e con gruppi di giovani volontari libanesi impegnati nell’assistenza alle famiglie colpite dall’esplosione del 4 agosto al porto di Beirut.

La Proposta di Pace per la Siria

Maggiori info: Sito sulla Proposta di Pace