Fuorilegge è chi lavora per distruggere la solidarietà e impedisce di salvare vite umane - Libertà per la Capitana Carola Rackete

È giunto il momento di fare una scelta, una decisione di campo, che sgomberi da ogni ambiguità e compromesso al ribasso.
Noi volontari di Operazione Colomba, Corpo Nonviolento di Pace dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, esprimiamo totale e incondizionata solidarietà alla Capitana Carola Rackete e a tutto l'equipaggio della sua nave.
Con il caso della Sea Watch abbiamo superato, per l’ennesima volta, il confine che separa l’umano dal disumano, scendendo in un abisso senza fondo.
Una nave che aveva salvato 43 esseri umani dal pericolo di un naufragio è stata costretta, dal cinismo delle autorità politiche italiane ed europee, a vagare nel Mediterraneo senza destinazione per 14 giorni.
Nel corso di questo lungo periodo, in cui equipaggio e profughi sono stati lasciati soli da chi avrebbe dovuto tutelarli, il Ministro degli Interni del nostro Paese si permetteva di dileggiare le persone a bordo dichiarando che per lui “Potevano rimanere lì anche fino a Natale”.

La vicenda drammatica e vergognosa si è conclusa in questi giorni con la forzatura del blocco e l’arresto della Capitana Carola Rackete, la quale per l’ennesima volta si era vista negare l’autorizzazione all’ingresso nel porto di Lampedusa, nonostante la disponibilità ad accogliere i profughi da parte di alcuni Paesi europei e della diocesi di Torino, tramite il suo Arcivescovo Mons. Cesare Nosiglia.
Non ci sono parole per descrivere il disgusto che provoca un tale disprezzo della vita e della dignità umana da parte di chi dovrebbe, per mandato, rappresentare ed onorare le nostre Istituzioni.
La solidarietà non va criminalizzata e su questo come Operazione Colomba non facciamo passi indietro.
Lo diciamo dalla nostra esperienza di 27 anni di vita e azione nonviolenta nei luoghi di conflitto, come volontari impegnati ogni giorno nella protezione dei civili e nel sostegno ai Difensori dei Diritti Umani e alle vittime delle guerre.
La nostra vicinanza e solidarietà va a chiunque sia impegnato nel salvataggio, nella protezione e nell'accoglienza di chiunque sia minacciato, in pericolo o in difficoltà.
Ci indigna e proviamo un senso di vergogna nel vedere che i soccorritori sono messi alla gogna mediaticamente ed esposti al pubblico ludibrio per il solo fatto di essersi messi al servizio di una umanità sofferente e in pericolo.
Inumane poi le offese subite dalla Capitana la notte dell’arresto.

La Libia non è un porto sicuro, non serve molto per capirlo, la guerra divampa su tutto il territorio nazionale, nelle carceri e nei campi di detenzione di Tripoli; i migranti vengono torturati, venduti come schiavi, sodomizzati, le donne stuprate, tenuti in condizioni che spingono alla follia.
La guardia costiera libica è fortemente infiltrata e condizionata da mafie, trafficanti di esseri umani e milizie, così come lo sono pezzi di Stato.
Non si può collaborare con un sistema marcio, respingendo o esternalizzando il controllo delle frontiere europee.
Un essere umano, una persona ancora capace di empatia, non può che scegliere di schierarsi con questa parte di mondo dimenticata ed emarginata.
Senza se e senza ma.
Dimenticando la loro umanità, distruggeremo anche la nostra.
Su questo non può esserci differenziazione che tenga, non si può essere equidistanti tra oppressi e oppressori.
Operazione Colomba è al fianco dei diseredati della Terra, perché siamo un’unica famiglia umana, e se mia sorella o fratello soffre, ho il dovere come essere umano di salvarli. Punto!

Invitiamo chiunque ad esprimere solidarietà e a mobilitarsi nelle forme nonviolente possibili perché la tutela dei Diritti Umani e la protezione di qualunque vita umana tornino ad essere valori universali che avvicinano tutti i cittadini.