Miniere ricche e popolo povero... e malato

Colombia

Sapevate che l’acciaio inossidabile che si utilizza per fabbricare elettrodomestici, posate, padelle, batteria di pentole, ascensori, scale, macchinari medici, vagoni della metro e molti altri oggetti di uso quotidiano, si produce con un materiale che viene estratto anche dal suolo colombiano? Si tratta del ferronichel, una delle leghe del ferro più forti, malleabili e resistenti alla corrosione. I maggiori produttori sono Nueva Caledonia, Colombia, Giappone, Brasile e Corea.

La Colombia occupa il secondo posto nel mondo e il primo in sud America. L’unica miniera di nichel presente nel paese si trova nella regione di Cordoba, nel municipio di Montelibano, più precisamente a 22 km dal suo centro. Si tratta di Cerro Matoso, una montagna di 256 metri al di sopra del livello del mare, con risorse di ferronichel stimate fino al 2042. Le operazioni di Cerro Matoso, inaugurate nel 1982, consistono nell’estrazione a cielo aperto, dove le scavatrici possono muovere fino a 3,6 tonnellate di materiale per ricavare una sola tonnellata di nichel.

Dal 1963, quando ebbe inizio l’estrazione, la miniera e’ passata nelle mani di molti proprietari, oggi Cerro Matoso è proprietà di BHP Billiton, multinazionale statunitense, la compagnia mineraria più grande del pianeta.

Nella miniera lavorano in 3 turni, 365 giorni all’anno, 24 ore al giorno, più di 1000 persone che, da quando comincia il processo produttivo, fino all’ottenimento del ferronichel, vivono “la magia dell’alchimia moderna dell’estrazione mineraria”.

Fatto in polvere, viene spedito a Cartagena, da dove il ferronichel colombiano viene mandato in molti paesi. Dalla fabbrica escono quotidianamente da 12 a 16 camion che trasportano 450 tonnellate del minerale già raffinato e il materiale impacchettato in borse speciali non passerà inosservato in nessuna delle stazioni marittime in cui giungerà. Il “made in Colombia” in lettere giganti è il primo messaggio che ricevono gli acquirenti di Stati Uniti, Italia, Spagna, Belgio, Olanda, Giappone, Cina, Corea, Turchia, Finlandia e Brasile. Cerro Matoso apporta il 4% della produzione mondiale di nichel e il 10% del ferronichel, è il secondo esportatore al mondo del prodotto già processato. Nel 2010 le vendite ai mercati internazionali raggiunsero 1049 milioni di dollari.

L’impresa Cerro Matoso sembra mettersi in prima linea per rispettare e conservare l’ecosistema, riabilitando aree già utilizzate per l’estrazione mineraria e per sostenere le comunità che vivono vicino alla montagna. L’impresa a questo scopo ha creato la “Fondazione San Isidro”, che sviluppa alcuni programmi di responsabilità sociale. In questi anni la Fondazione si è occupata di molti progetti, per esempio il “Parco ecologico di Montelibano”, uno spazio ricreativo e di apprendimento, dove viene promosso un riavvicinamento alla natura; un progetto di allevamento di capre; uno per la semina della frutta, della verdura e dei generi di prima necessità e un progetto educativo “Escuela para la vida”, che propone un modello educativo rurale sviluppato secondo le caratteristiche proprie di ogni comunità in relazione alle risorse di cui dispone.

Il progetto di allevamento di capre ha coinvolto più di 130 produttori , portando benefici a più di 800 abitanti. Il progetto legato alla semina dei prodotti di prima necessità (come mais, yuca ecc.) ha concesso alle famiglie coinvolte di produrre anche in eccedenza, avendo così la possibilità di commercializzare. Il progetto “Escuela para la vida” ha contribuito alla costruzione e alla dotazione di centri educativi nella regione, incluse 32 sale d’informatica e un progetto di formazione permanente a 1158 docenti che lavorano nella zona.

Cerro Matoso inoltre garantisce ai quattro municipi dell’Alto San Jorge (Puerto Libertador, Montelibano, La Apartada e San Josè de Urè) i mezzi necessari per aumentare l’accesso ai servizi pubblici da parte dei suoi abitanti investendo, nel 2009, 21000 milioni di pesos per migliorare le condizioni degli ospedali dell’area.

Un ultimo obiettivo di Cerro Matoso e’ quello di minimizzare le emissioni di materiale dannoso, utilizzando un sistema di cattura in bande trasportatrici.

Cerro Matoso sembra quindi un'impresa mineraria da imitare, che non solo rispetta l’ambiente, ma si occupa di molti progetti per migliorare la qualità della vita di chi abita vicino alla zona di estrazione. Scriviamo “sembra” perché leggendo un articolo uscito nella rivista colombiana “La Semana” di inizio agosto viene proprio da pensare che questi progetti servano anche a nascondere alcune gravi mancanze di questa grande impresa.

Ai piedi di Cerro Matoso si trova la Union Matoso, uno dei villaggi più poveri di tutta la Colombia. A Union Matoso non c’è un dispensario medico, non ci sono fogne, nè acqua pulita per lavarsi, c’è carenza di qualsiasi servizio pubblico. Al posto dell’asfalto ci sono lamiere di “saprolita”, altro materiale di scarto della miniera con elevata quantità di nichel duro e fluido. Sembra di essere nel medioevo, se non fosse che di fronte vi è un’industria che consuma tanta energia quanta tutta la città di Barranquilla.

Le persone di questo villaggio ignorano le cifre da capogiro che coinvolgono l’impresa, non sanno che fino ad ora dall’estrazione si sono ricavate 910.000 tonnellate di nichel che corrispondono a 20,9 miliardi di pesos. Quello che però sanno è che le scorie prodotte dalla lavorazione del nichel giungono fino al loro villaggio, il vento porta la polvere e questa penetra nei polmoni, negli occhi, nella pelle. Si posa sopra i tetti, scorre con la pioggia nei canaletti e nei bidoni dell’acqua che servono per immagazzinarla per il consumo. La compagnia d’altra parte nega di emettere scorie e dichiara che in 30 anni di operazioni non ha mai ricevuto una sanzione per il mancato rispetto della legge ambientale colombiana.

La versione che passa di bocca in bocca è che il denaro della miniera si sia perso nei brogli della corruzione locale e regionale. La compagnia mostra i suoi libri contabili dove si dichiara che in 30 anni di operazioni ha emesso allo stato colombiano 1,5 bilioni di pesos e nessun politico ha ancora dato risposte riguardo a dove possa essere finito tutto questo denaro.

La professoressa della scuola San Luis dice che gran parte dei suoi 120 alunni convivono quotidianamente con prurito e febbri interminabili. Uno studio dell'Universita’ di Antioquia ha svolto esami medici e li ha inviati al responsabile della relazioni lavorative dell’impresa. “E’ importante osservare che le misurazioni ambientali realizzate presentano un livello superiore al limite consentito” dichiara l’Universita’.

“Il nichel” dice il foglio di avvertenza allegato ai costali “e’ un materiale pericoloso, puo’ causare cancro, reazioni allergiche cutanee, e’ dannoso per i polmoni a seguito di esposizione ripetuta o duratura; non inalare polvere e ne’ fumo”.

Tuttavia i minatori che da piu’ tempo hanno lavorato nella miniera dichiarano: “a noi nessuno lo disse”. A Julio Enrique Acosta Arcia, di 53 anni, secondo quanto riportato nel registro medico, trovarono dieci elementi tossici nel corpo, dopo 23 anni di lavoro nelle miniere. Lo hanno sottoposto a 14 operazioni chirurgiche, gli hanno trovato un tumore e ora è su una sedia a rotelle. Acosta e’ il primo di 80 casi che, secondo l’azione del gruppo che li rappresenta in un tribunale a Monteria, smisero di lavorare nelle miniere per malattie respiratorie, problemi motori, eruzioni cutanee e incidenti sul lavoro. Federman de la Ossa, 64 anni, inizio’ a lavorare nel 1971 e smise nel 2000 con diagnosi di malattia polmonare. Alfaro Osario, 55 anni, ha una malattia polmonare cronica. Emilio Scoto, inizio’ a lavorare a Cerro Matoso nel 1980 e smise nel 2007 quando gli diagnosticarono una dermatite da contatto cronica. Il 24 luglio 2012 morì di tumore Hildebrando Turizio, aveva 60 anni, era stato operaio della raffineria e della fabbrica di recupero del materiale. L’impresa ha una versione molto diversa: “nei 30 anni di operazioni 39 persone hanno riportato malattie classificabili come contratte sul posto di lavoro. Di queste, 29 corrispondono alla perdita di qualche grado di udito”.

Se l’impresa Cerro Matoso ha la possibilità di investire tanto impegno e denaro nell’attuazione di progetti che migliorano la vita degli abitanti della zona, ci si chiede perché non abbia prima di tutto pensato alla salute dei suoi lavoratori che ogni giorno estraggono e lavorano il nichel. Anche le stesse informazioni che vengono scritte sui sacchi, perché non sono mai state date agli stessi lavoratori. “Nessuno ci disse che il nichel poteva causare il cancro. L’acqua di consumo della miniera conteneva minerali come ferro, cobalto, nichel, saprolita verde e marrone e zolfo. La estraevano dai giacimenti della montagna” racconto’ Alfaro ai giornalisti della Semana prima di morire.

Le due facce della stessa medaglia sono così lontane che quasi non si può credere che siano della stessa. Mine ricche e popolo povero, era il titolo dell'articolo della “Semana” dalla quale abbiamo preso spunto. Credo che non ci sia conclusione migliore, o meglio, mine ricche e popolo povero.. e malato.

Link di un video in spagnolo di testimonianza dei ex-lavoratori di Cerro Matoso