Il figlio di C.

Colombia

Il figlio di C. è morto. Non l’avevo mai conosciuto, né avevo mai sentito parlare di lui. Non so neppure come si chiamasse. Aveva 23 anni, più o meno la mia etá.
La prima e l’ultima volta che l’ho visto è stato ieri pomeriggio, camminando per venire qui, nell’ultimo tratto di sentiero fangoso dopo il cancello della proprietà.

Lui era coricato in un’amaca nera, portato a peso da due persone, seguiti da qualche bambino e una bestia. L’amaca nera era sporca di sangue sul lato sinistro. Del suo ginocchio rimanevano solo parti, il suo volto era tumefatto, la spalla destra non era messa meglio. Una flebo gli pendeva dal braccio sinistro. Lo stavano portando verso San José, per consegnarlo a qualcuno che lo potesse portare in ospedale.
Loro non sarebbero andati, troppo rischioso, troppe le domande senza risposta a cui si dovrebbe rispondere, troppe le insinuazioni e le accuse a cui si andrebbe incontro per giustificare un atto di umanitá.
Forse la madre l’avrebbe accompagnato, forse uno dei fratelli, se lui fosse arrivato vivo.
È spirato nel cammino, nella stessa amaca in cui l’avevo visto sdraiato.
Dicono che il figlio di C. fosse un guerrigliero delle FARC da quasi dieci anni. Da quando ne aveva 15 viveva nella selva, maneggiava AK-47, sparava a esercito e paras, scappava da esercito e paras, credeva forse nell’ideale rivoluzionario, obbligava forse i contadini a coltivare cocaína.
Tu cosa hai fatto tra i 15 e i 25 anni?
D.