La Colombia e l'estrazione illegale dell'oro

Colombia

Proponiamo di seguito la traduzione di alcune parti di un articolo pubblicato dalla rivista “Semana” del 01 aprile 2013 che ben analizza le dinamiche dell'estrazione illegale dell'oro in Colombia. Quello che dobbiamo sapere è che ciò non accade solo per l'estrazione dell'oro, ma anche per molte altre materie prime e che il rispetto dell'ambiente e della legalità non è in realtà garantito neppure in nessuna delle così dette miniere legali.

“Gli attori armati approfittano della clandestinità nella quale operano i lavoratori delle miniere per mimetizzarsi fra di loro, sottometterli al loro terrore, distruggere e danneggiare l'ambiente, ricattare i commercianti e riciclare i soldi sporchi. Nessuno possiede cifre esatte su quante delle 9.044 unità di produzione mineraria senza titoli o licenze calcolate dal Ministero delle Miniere, siano state prese dai gruppi armati, né quanti dei 15.000 minatori clandestini siano sottomessi al loro potere.

La polizia, nel luglio 2011, rivelò che le miniere illegali e i gruppi armati convergono in 151 municipi all'interno di 25 dipartimenti. Uno studio recente della fondazione “Ideas para la Paz” denuncia che in più della metà dei municipi produttori di oro c'è la presenza di bande criminali. In alcuni posti i gruppi armati controllano direttamente tutta la filiera, sfruttando il territorio e vendendo il minerale. Secondo uno studio del 2012 del Centro Internazionale di Toledo per la pace in Colombia (CITPax) e l'osservatorio Internazionale del DDR, Carlos Mario Jimenèz, alias Macaco, ex capo paramilitare, riuscì per esempio ad ottenere dallo Stato la concessione di titoli minerari per l'impresa di sua moglie; Rodrigo Granda, il cancelliere e oggi negoziatore delle Farc, era membro di una società (Inversiones Granda Restrepo) che sfruttava l'oro in Caucasia.

In altre miniere le bande criminali non hanno titoli ma ottengono milioni di pesos con le estorsioni. A Segovia molti dei 200 minatori che lavorano nel territorio in concessione della Gran Colombia Gold, pagano il pizzo a bande criminali che prima erano associate con Macaco. Nel sud del Chocò i minatori tradizionali sono minacciati: “Ogni squadra della guerriglia è un pedaggio da pagare e ogni decreto che esce è una scusa delle Autorità per chiederci soldi”, denuncia un leader dei minatori.

Secondo le informazioni raccolte da Semana, in cinque miniere del Paese dove sono presenti la guerriglia o le bande criminali, i minatori devono pagare loro tra il 5 e il 10 % dell'oro che estraggono; i proprietari delle draghe (macchine utilizzate nelle miniere) pagano più di duemila euro; e coloro che vendono il carburante per le scavatrici ne pagano altrettanti.

Pochi possiedono calcoli certi di quanto denaro le miniere dell'oro riversino nelle tasche dei gruppi armati. Sono sicuramente cifre enormi perché delle 51 tonnellate che la Colombia ha esportato fino al settembre 2012 per 2331 milioni di dollari, più della metà proveniva dalle miniere non autorizzate, ed è principalmente da queste che i gruppi armati traggono i loro vantaggi.

Fra i vari municipi, Nòvita, nel sud del Chocò, riportò nel 2011 la maggior produzione d'oro del Paese: 9,8 milioni di tonnellate. Questo è anche il municipio dove si concentra il 45% delle coltivazioni illecite del dipartimento ed è stato l'epicentro degli scontri violenti delle Ronde Contadine Popolari create dai Rastrojos (gruppo paramilitare) contro l'esercito nazionale e le Farc.

Sipì, nello stesso bacino chocoano, vive una situazione simile ed è il secondo produttore nazionale d'oro. Taranzà, in Antioquia, occupa il terzo posto ed è controllato dalla banda degli Urabeños.

In una recente inchiesta, l'Università di Eafit ha effettuato una stima per calcolare approssimativamente i guadagni criminali a Antioquia (regione dove Operazione Colomba è presente ndr). Secondo le loro scoperte le 450 scavatrici che estraggono l'oro nel dipartimento, versano ai gruppi armati una somma che oscilla tra i 650 e i 3450 milioni di pesos; è come dire fra il 20 e il 70% del PIB delle miniere antioquene. La percentuale potrebbe essere maggiore a Chocò, l'altro grande produttore d'oro del paese.

 

Coca bagnata d'oro

La ricchezza dei gruppi armati non proviene solo dalle pepite del metallo prezioso o dal denaro pagato per le estorsioni, le miniere facilitano anche il riciclaggio del denaro ricavato dal mercato illegale della cocaina esportata. Una ricerca della Controlorìa, eseguita da Guillermo Rudas, fa suonare il campanello d'allarme sulle dimensione delle irregolarità. Tra il 2009 e il 2011 furono esportate mediamente dieci tonnellate in più di oro all'anno rispetto a quelle sulle quali sono state pagate le tasse. Se la Dian esige il pagamento di tasse per l'esportazione dell'oro, come si può spiegare che se ne stia vendendo all'estero più di quello dichiarato alle imposte? Si potrebbe trattare di un'enorme evasione delle tasse o, peggio, potrebbe essere che l'oro sia esportato solo sulle carte, e che queste servano in realtà per giustificare l'entrata nel Paese di denaro prodotto dalle attività illecite.

Qualcosa di sospetto è stato dedotto anche da specialisti che stanno analizzando le cifre del Chocò, che in pochi anni è passato dal produrre una media di 3 tonnellate annuali, a quasi 28 nel 2011, come se avesse trovato l' El Dorado nelle sue foreste. “La circolazione del denaro è così tanto sofisticata che ci si perde seguendo le sue tracce”, ha detto un ex funzionario della DNP che ha spiegato che a volte la coca viene mascherata direttamente con l'oro.

I tentacoli della criminalità raggiungono alcune delle imprese commerciali. Solo nelle vicinanze dell'aeroporto Olaya Herrera di Medellìn ce ne sono più di venti, e alcune di queste, secondo il proprietario di una delle più antiche, stanno ricevendo oro dal Venezuela e lo dichiarano come estratto in Colombia. Pagano così meno tasse (4% in Colombia contro il 13% in Venezuela) e fanno inoltre entrare in un circolo legale l'oro estratto illecitamente nello Stato confinante Amazonas, dove dal 1999 il Governo venezuelano ha proibito le miniere per preservare l'ecosistema. I commercianti, spiega la fonte, non hanno modo di verificare qual'è la provenienza dell'oro.

L'affare dei macchinari è un altro terreno fangoso. Con la stessa rapidità con cui sono nati gli stabilimenti minerari, i fiumi del Paese si sono riempiti di draghe, scavatrici e dragoni (draghe con più braccia). Esiste un'impresa cinese che le consegna a domicilio, anche nel mezzo della foresta, e si occupa della manutenzione. Nel Caucasia c'è addirittura un macchinario al quale possono essere montate braccia più lunghe che possono scavare più a fondo (causando danni irreparabili all'ambiente).

Dato che vengono anche usate per le costruzioni è difficile porre delle restrizioni, sarebbe come proibire i forni a microonde perché vengono usati nei laboratori per la raffinazione della cocaina.

 

Chi risvegliò la febbre?

La Colombia ha sempre prodotto oro, tuttavia mai si era arrivati a estrarne una media di più di cento tonnellate annuali come è accaduto negli ultimi tre anni. La ragione principale è che il prezzo è passato da 16.000 pesos al grammo nel 2000 a 87.000 pesos oggi. In un paese dove l'illegalità caratterizza gran parte delle miniere di metalli preziosi, l'arrivo della prosperità ha costituito la ricetta perfetta perché gruppi armati potessero mettere le mani sull'affare. Alla guerriglia l'oro calza a pennello perché le miniere si trovano proprio nella foresta dove si rifugia per l'offensiva militare e i paramilitari non smobilitati hanno trovato redditi in un affare legale come quello dell'oro che serve anche come copertura per la vendita illegale di coca all'estero. In più la debolezza e la corruzione istituzionale hanno reso le miniere più vulnerabili all'entrata di questi gruppi e, come si è visto, criminali conosciuti hanno ottenuto titoli minerari e hanno creato imprese con l'appoggio del Governo. Neanche la matassa legale ha aiutato: il codice delle miniere del 2011 imponeva alle miniere non autorizzate requisiti altissimi per potersi legalizzare.

Quest'anno una nuova legge ha cercato di legalizzare la miniera tradizionale ma si è rivelata lacunosa. Non è infatti servita ai minatori onesti perché pone gli stessi impedimenti della precedente e dopo un anno e più di 700 richieste, ha permesso la legalizzazione di una sola miniera. Questa legge ha invece giovato ai gruppi armati perché impedisce di chiudere le miniere che hanno le pratiche in corso per la legalizzazione, indipendentemente dal fatto che abbiano o meno il permesso minerario. La pressione mediatica per il danno ambientale ha portato il Governo Santos a proibire l'uso di macchinari non autorizzati dalla Ley del Plan de Desarollo (legge del piano di sviluppo). Nel 2012 è stato emanato un Decreto che permette di distruggere le draghe e le miniere che non possiedono né licenza né titolo, in pratica però i funzionari hanno paura ad applicare questa norma perché se vengono querelati devono rispondere in tribunale per la distruzione di queste costosissime macchine.

 

Le vittime

I privilegi minerari manipolati dal crimine e senza regole chiare hanno prodotto conseguenze devastanti. Oltre la carestia e la disgregazione sociale classica di qualsiasi zona mineraria, la spinta per il controllo del profitto ha prodotto morte e terrore. In diverse miniere regna l'estorsione violenta ai danni dei minatori, per chi sfida questo controllo la pena è la morte. In alcuni luoghi la gente si è ribellata, come nella miniera di oro e quarzo Las Animas a Santa Isabel Tolima dove i minatori hanno dichiarato un'assemblea permanente per due mesi per protestare conto gli abusi perpetrati dalle Farc ai danni di un'impresa locale che li aveva assunti. Il dominio violento di zone minerarie ostacola inoltre la protezione della salute della gente esposta alla contaminazione. A Segovia, Antioquia, per esempio, il vapore del mercurio inonda le strade in una concentrazione tossica che oscilla tra i 192 e i 679 milligrammi per metro cubo d'aria, quando il massimo permesso è di 0,025. L'affanno di estrarre l'oro dalla terra ha reso vittima anche la natura. “Ci sono posti in Colombia che sembrano Marte, non rimangono che crateri” dice la Vice Ministra dell'Ambiente Adriana Soto. L'estrazione dei minerali ha creato danni incalcolabili nelle foreste, nei laghi e nelle montagne. Molti luoghi stanno sparendo. Nel Parque Puinawai “Le miniere hanno distrutto una collina” denuncia Julia Miranda, Direttrice del Parco Nazionale. Nel Chocò le enormi draghe hanno deviato i corsi dei fiumi creando gravi danni ai nativi e la palude di Ayapel a Cordoba, che prima era di acqua cristallina, ora sembra un pozza putrefatta...”.


Fonte:
Semana - Oro y crimen: minería ilegal