Colombia: Le ferite invisibili della guerra

Articolo tratto dalla rivista Semana

Sebbene in Colombia si sia cominciato a preoccuparsi per le vittime causate dal conflitto, c'è una facciata della sofferenza alla quale non si è quasi prestato attenzione: le cicatrici che ha lasciato la violenza nella mente di più di 6 milioni di colombiani, un terzo della quale sono bambini. Paradossalmente, in un Paese nella quale la guerra dura da più di 60 anni, non ci sono studi seri che possano dare un'idea del danno.

I due studi più recenti, anche se focalizzati solo su due zone del Paese, permettono di capire la dimensione del problema. Il primo studio, realizzato da Medici senza Frontiere su un campione di pazienti che si sono rivolti a un servizio di consultazione psicologica, ha rivelato che la violenza, insieme ad altri fattori presi in considerazione in questa analisi, colpisce fortemente la popolazione civile ed è la causa di livelli elevatissimi di ansia e depressione. Il secondo studio, promosso dalla Universidad de los Andes, riferisce che più della metà del campione studiato soffre di ansia, depressione ed è fortemente propensa a sviluppare sintomi da stress post-traumatico.
Sicuramente il conflitto non colpisce tutti allo stesso modo; gli specialisti dichiarano infatti che solamente il 5% della popolazione avrebbe la necessità di un trattamento psicologico specializzato.
La grande maggioranza, senza dubbio, presenta alcune forme di dolore che, sebbene non sfocino in una malattia, sono un peso gigante che a volte non permette loro di vivere e che, se non viene elaborato attentamente e opportunamente, potrebbe diventare una patologia mentale o essere somatizzato trasformandosi in un malessere fisico.
Oltre ai morti, la guerra ha trasformato scenari comunitari in luoghi di paura, ha troncato progetti di vita e provocato umiliazioni indicibili; i danni emozionali del conflitto non si limitano infatti alla sfera individuale.  
Un punto importante sulla quale si sta riflettendo è che la cura delle ferite mentali deve coinvolgere altre sfere, come l'attenzione integrale alla salute, ma deve anche passare per la giustizia, perché l'impunità lascia l'aggressore in libertà permettendogli di continuare a minacciare le vittime che, in queste circostanze, non riescono a superare il loro dolore e che, al contrario, continuano a vivere nell'odio e nella rabbia.
Le vittime hanno bisogno di un presente degno, sicuro, con la garanzia di poter finalmente progettare il loro futuro e poter finalmente cessare di essere vittime. Inoltre c'è bisogno di uno sforzo enorme da parte del sistema educativo che porti ad una riflessione riguardante i valori persi e promuova una reale educazione alla pace.
Le vittime hanno sopportato l'indicibile e hanno mostrato grande valore, ed ora hanno bisogno di recuperare il loro posto nella società come cittadini; meritano che gli venga riconosciuta la loro sofferenza e la gravità di ciò alla quale sono state sottoposte e, soprattutto, la garanzia che ciò non si ripeta più. E per questo manca ancora molto.
I bambini sono quelli che vivono le peggiori conseguenze della guerra. Il conflitto armato ha coinvolto e colpito varie generazioni di colombiani, alcune delle quali non avevano ancora la capacità per capire quello che stava succedendo. Il Centro di Memoria Storica ha redatto un documento intitolato “Basta Ya” nella quale riportano i dati di un'indagine svolta tra il 1985 e il 2012: 2 milioni e mezzo di bambini sono stati sfollati, 342 hanno pestato una mina anti-uomo, 154 sono stati vittima di sparizione forzata e più di 150 sono rimasti uccisi in uno scontro armato.
I bambini colombiani sono stati vittime di tutte le violenze possibili; sfollamento, reclutamento forzato, abuso sessuale, hanno visto torturare i loro genitori, assassinare i loro vicini, bruciare la loro casa. Sono stati cresciuti da estranei e sono stati separati dalla loro terra e dai loro amici.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Salute i disastri causati dal conflitto hanno un impatto fortissimo sulla salute emozionale dei bambini e, inoltre, l'esteriorizzazione delle loro paure può essere confusa con problemi e difficoltà normali della loro età (difficoltà nella concentrazione, di memoria e di apprendimento, episodi di attacchi di panico, alterazione del sonno, difficoltà nel linguaggio, aggressività e iperattività).
Certamente è positivo che finalmente si cominci a parlare della questione ed a porsi degli interrogativi con la consapevolezza che sarà un percorso lungo e tortuoso ed una responsabilità complessa, soprattutto considerando il disinteresse con la quale è stato affrontato fino ad ora il tema delle vittime.