Colloqui di Pace tra Governo e FARC

Colombia

Raggiunto accordo anche sul problema delle droghe illecite

Dopo 18 mesi di negoziazioni all’Havana tra il Governo e le FARC, nel mese di maggio è stato raggiunto un accordo anche sul terzo punto, dei 6 previsti dall’agenda, per porre fine al conflitto armato colombiano. Il 26 maggio 2013 le due delegazioni hanno raggiunto il primo accordo parziale in riferimento alla politica della terra e allo sviluppo agrario. Il 6 novembre 2013 è stato firmato a Cuba il secondo accordo riguardante la partecipazione in politica di coloro che si smobilitano dalla guerriglia.

 

Dopo vari mesi di dibattito, il 16 maggio 2014 i dialoganti dell’Havana hanno annunciato, tramite un comunicato congiunto, il raggiungimento di un accordo sul terzo punto dell’agenda: “Soluzione al problema delle droghe illecite”.
Riportiamo di seguito un articolo estratto dal quotidiano EL COLOMBIANO del 17 maggio 2014:
Il Governo e le FARC, dopo vari mesi di dialogo, sono arrivati a un accordo per risolvere il problema delle droghe illecite. Queste le parole del capo negoziatore del Governo: “Si tratta di soluzioni concrete ed effettive riguardanti gli aspetti centrali che fanno da contenitore al fenomeno del narcotraffico e delle droghe illecite”.
Le stesse FARC hanno espresso un’opinione positiva riguardo agli accordi firmati, anche se sono state espresse alcune riserve su altri aspetti che dovranno essere discussi quando riprenderà il dialogo dopo le elezioni del 25 di maggio. Nel comunicato congiunto la guerriglia si è compromessa a “contribuire in modo effettivo, con la massima determinazione e in differenti forme tramite azioni pratiche per risolvere definitivamente il problema delle droghe illecite e, in uno scenario di fine conflitto, eliminare qualsiasi relazione, che in funzione della ribellione, si presentasse con questo fenomeno”.[...]

ABC dell'accordo raggiunto

I seguenti tre punti descrivono gli accordi raggiunti.
Il primo, riguardante le coltivazioni illecite (cocaina, marjuana e papavero), prevede programmi di sostituzione, piani integrali di sviluppo con la partecipazione delle comunità locali nel disegno, esecuzione e valutazione di progetti di sostituzione delle coltivazioni e del recupero ambientale delle aree afflitte da dette coltivazioni.
Il secondo punto riguarda il consumo di sostanze illecite e intende sviluppare programmi di prevenzione e di salute pubblica.
Il terzo punto, sul tema del narcotraffico, illustra la soluzione al fenomeno della produzione e della commercializzazione di narcotici.
L’aspetto più importante di questo patto tra le parti, va da un cambiamento obbligato della politica nella lotta contro il narcotraffico, al fatto che le FARC si sono impegnate nello sradicamento e nella sostituzione delle piante di coca nelle zone dove la guerriglia è presente; inoltre l’accordo prevede che esse rinuncino a ogni relazione con il narcotraffico. Questa sarebbe la principale conseguenza dell’accordo, secondo Aldo Civico - direttore del Centro per la Risoluzione di Conflitti Internazionali e ricercatore della Columbia University - il quale sottolinea che detto accordo obbliga a cambiare la rotta che si era progettata con il Plan Colombia nel 1999. Se con questa politica disegnata dal governo di Andrès Pastrana si era data priorità alla fumigazione delle coltivazioni illecite, ora con il comunicato annunciato ieri all’Havana si darà priorità allo sradicamento manuale delle piante di coca, marjuana e papavero. [...]
C’è da sottolineare che nel primo sotto-punto l’obiettivo primario raggiunto è che le FARC aiuteranno nello sradicamento manuale nelle proprie “zone storiche” che contano circa 48.000 ettari di coca, secondo il censo di coltivazioni illecite della Agenda contro la Droga e il Delitto dell’ONU in un rapporto del 2012. [...]
Inoltre, sempre in relazione alle coltivazioni illecite, il Governo si è impegnato ad avviare  un programma di sminamento e pulizia delle terre afflitte da mine antiuomo. Sminamento nel quale le FARC dovranno partecipare dando informazioni precise sulle aree nelle quali hanno posto queste armi proibite dal Diritto Internazionale Umanitario.

Il consumo e il narcotraffico

Nel secondo sotto-punto, relativo al consumo di droghe, il Governo si è impegnato a creare un Programma Nazionale di Intervento Integrale per far fronte al consumo di droghe illecite con un “approfondimento dei diritti umani e della salute pubblica, differenziale e di genere”. [...]
Il leader indigeno del Cauca Feliciano Valencia, ha chiesto che nell’accordo sia implicato un processo di consulta con le popolazioni indigene. Ha inoltre riferito che dovrebbero essere prese in considerazione le proposte fatte dai nativi, ossia che le cosiddette coltivazioni illecite possano convertirsi, tramite un processo industriale, in prodotti alimentari e cosmetici.
Nel terzo sotto-punto, FARC e Governo si sono accordati sul fatto che quest’ultimo metterà in moto una strategia politica la quale avrà come obiettivo principale un processo giudiziario e conseguenti sanzioni per tutte le organizzazioni “criminali relazionate con la produzione e commercializzazione di droghe illecite”. Importante la precisazione che questa politica avrà un trattamento differenziato “per i contadini e le popolazioni rurali vincolate allo sfruttamento delle coltivazioni illecite”. [...]
Questo è quanto emerso dal comunicato stampa congiunto rilasciato dalle delegazioni presenti all’Havana. Ma qual è stata la reazione di chi questo conflitto è costretto a viverlo in prima persona? Qual è stata ad esempio la reazione degli abitanti di Puerto Asìs, regione del Putumayo, sud della Colombia, tra le aree a maggior coltivazione di coca e marjuana del Paese?
A tal riguardo riportiamo di seguito sempre un articolo estratto dal quotidiano EL COLOMBIANO del 17 maggio 2014:
L’annuncio dell’accordo riguardante la soluzione al problema delle droghe illecite è stato ricevuto a Putumayo con scetticismo e timori per le possibili reazioni dei vari fronti guerriglieri presenti in questa zona del Paese.
I contadini e le loro associazioni non hanno fiducia nello sviluppo di una rapida implementazione dell’accordo con le FARC e assicurano che la guerriglia continuerà con il controllo sulle coltivazioni illecite perché, secondo loro, una situazione è quella che si vive all’Havana e un’altra è quella che loro sopportano ogni giorno nei villaggi. “Qui quelli della montagna gestiscono i traffici come vogliono. I comandanti sono quelli che prendono le decisioni e perciò bisognerà attendere per sapere se obbediranno o se continueranno con il narcotraffico”, dice Josè Miguel, abitante di Puerto Asis, Putumayo. Secondo il contadino l’unica cosa sicura è che questa gente continuerà con il commercio di sostanze illecite, “non vede che è questo che dà loro da mangiare!?”.
Per Josè Miguel, anche se si è arrivati a un accordo con le FARC, il commercio del narcotraffico continuerà comunque in Putumayo per la presenza di altri attori armati come le bacrim (bande criminali) che, dopo la discesa delle FARC, potranno trarre solo benefici dal commercio della coca; inoltre non pensa che i guerriglieri si smobiliteranno, secondo lui creeranno nuovi gruppi armati per continuare a trafficare coca.