Non possiamo rimanere in silenzio

Colombia

Come volontaria di Operazione Colomba ho partecipato a due pellegrinaggi nei villaggi di Rodoxallì, Sabaleta e La Hoz (ottobre 2013 - novembre 2013), centro delle operazioni del paramilitarismo (LEGGI LA CRONACA DEI FATTI *), intrapresi dalla Comunità di Pace con lo scopo di riuscire ad ottenere un dialogo con il gruppo illegale, raccogliere testimonianze della drammatica situazione nella zona, verificare la possibilità dell’apertura di una zona umanitaria per fermare così tanta brutalità e violenza.

Purtroppo, in nessuna delle due marce, questo gruppo ha voluto aprire alla possibilità di un incontro. Purtroppo l’idea di aprire una zona umanitaria non è stata possibile per il terrore della gente ad unirsi alla Comunità di Pace (queste le parole di G., un contadino di un villaggio: “se ci mettiamo con la Comunità di Pace, che loro reputano guerrigliera e che va contro i loro piani, ci ammazzano tutti. Dobbiamo stare con loro se vogliamo continuare a vivere qui”).
Sono stata testimone diretta delle atrocità commesse, ascoltando i racconti di chi ha voluto rimanere. Sono stata testimone della totale assenza della forza pubblica che semplicemente riferisce non essere a conoscenza di quanto sta avvenendo nella zona, che non può confermare l’esistenza di bande criminali (non ha nemmeno usato la parola paramilitari!) e di non avere personale sufficiente per una presenza nelle aree rurali. Queste le parole del tenente Adolfo Renalh che comanda la stazione di Polizia di Nueva Antioquia.
Sono stata testimone diretta della collaborazione tra esercito e paramilitari, con i primi accampati a circa 400 metri dai secondi senza mai intervenire.
E’ chiaro ed evidente come tutta la zona (Nueva Antioquia, Rodoxallì, La Hoz) sia sotto controllo paramilitare. Circa 50 famiglie sono sfollate forzatamente. La strategia di manipolare e strumentalizzare la coscienza della gente ha avuto “successo”.
Le continue denunce a livello nazionale e internazionale da parte della Comunità di Pace e di altre organizzazioni nazionali e internazionali, sono rimaste nella totale indifferenza da parte delle più alte Istituzioni Statali.
Negli ultimi mesi i gruppi paramilitari hanno proseguito con il loro piano di ‘politica sociale’ agendo liberamente con la costruzione di circa 40 case per i contadini che ‘rientrano’, e una strada: c’è da scommettere che la costruzione di questa via sia accompagnata a precisi progetti riguardanti l’estrazione di risorse naturali e l’ingresso quindi di imprese multinazionali nell’area.
L’ultimo bollettino del SAT, un ramo della Defensoria del Pueblo, ente costituzionale e autonomo sotto controllo dello Stato, che ha il compito di promuovere e divulgare i diritti umani e che raccoglie le denunce della popolazione civile, dei reati commessi da attori armati legali e illegali, denuncia a pieno titolo il controllo paramilitare nella zona dell’Urabà antioqueño dove Operazione Colomba è presente.

Come possiamo accettare il silenzio di uno Stato davanti a questi numerosi crimini, davanti alla difficile situazione umanitaria che persiste in questa regione?
Noi, che siamo stati e siamo testimoni diretti di tanta atrocità non possiamo rimanere in silenzio.

Solo pochi giorni fa, è uscito per la prima volta sulla stampa nazionale, un articolo della rivista “Semana” a riguardo.
Di seguito la traduzione dell’articolo di chi, come noi, non vuole stare zitto.

(ARTICOLO SEMANA)