Colombia, quale Pace?

Colombia

Durante l'ultima assemblea generale della Comunità di Pace di San Josè de Apartadò, svoltasi nel villaggio di Mulatos nei giorni 23 e 24 dicembre, con i compagni di Operazione Colomba e assieme agli altri gruppi di accompagnanti internazionali, ho assistito all'analisi del primo punto in programma nella riunione riguardante la situazione attuale degli accordi di pace in corso a Cuba.

Abbiamo ritenuto importante poter rendere pubblico questo prezioso contributo datoci da padre Javier, gesuita da molti anni accompagnante della Comunità di Pace di San Jose di Apartadò, su quanto sta realmente avvenendo a Cuba.

Padre Javier, dopo le fatiche del cammino che ci ha visti impegnati con lui il giorno precedente per raggiungere l'Aldea di Pace, ha saputo illustrare in modo semplice e altrettanto chiaro qual è il quadro finora dipinto dal dialogo tra le FARC e l'Esercito.
Un quadro che, se all'apparenza e secondo la stampa nazionale e internazionale, può sembrare nitido, porta purtroppo invece con sé moltissime ombre.
Padre Javier Giraldo è integrante della Commissione Storica del Conflitto e delle Vittime. La Commissione è formata da 12 esperti (6 integranti scelti dal governo e 6 integranti indipendenti) con due relatori finali che avranno il compito di stilare un documento sull'origine, le cause del conflitto, i fattori, le condizioni per i quali la guerra si mantiene e l'impatto che ha avuto il conflitto armato nella società colombiana.
Questa Commissione è nata dalla richiesta delle FARC di avere al tavolo delle trattative un gruppo di intellettuali che potessero rispondere alla domanda sul perché ancora esiste il conflitto e sulle cause della sua nascita.
Il compromesso tra le parti in dialogo è stato quello di rendere pubblico il documento finale che risulterà essere un riassunto dei singoli documenti stilati dai 12 integranti. Padre Javier spiegava che tra i 12 integranti, i punti di convergenza riguardano la causa del conflitto, nella quale tutti concordano che è stata e continua ad essere la Terra e il controllo su di essa, la cagione della nascita dello scontro armato; inoltre, c'è concordanza nel ritenere lo Stato colombiano patrocinante dell'apparizione e formazione del paramilitarismo e responsabile della distruzione dei movimenti politici di opposizione (vedi sterminio dei membri dell'Union Patriotica).

Il prolungarsi della guerra civile colombiana ha come causa il violento e crudele regime di dominazione, estrazione, ed esclusione sociale, economica, politica, culturale specialmente degli ultimi 60 anni. Il prodotto del modello agrario, del latifondismo, della dipendenza dall'aberrante capitalismo, il sistema di repressione e terrore politico auspicato dagli Stati Uniti e dalle sue dottrine militari e messo in pratica dal governo colombiano e la negazione di una reale democrazia si è tradotto in fame, disuguaglianza, profonde ingiustizie sociali di ogni genere, abuso di potere, torture, paramilitarismo, narcotraffico, assassini, "falsos positivos", crudeli e massive azioni di sottrazione delle terre, sfollamento forzato di massa. Secondo Padre Javier, l'insurrezione armata è stata il prodotto del modello economico neo-liberale instauratosi nel Paese.

Nell'analisi della situazione attuale degli accordi, dei 6 punti in agenda, Terra, Partecipazione Politica, Narcotraffico, Fine del Conflitto, Vittime e Applicazione degli Accordi, attualmente sono 3 i pre-accordi (Terra, Partecipazione Politica e Narcotraffico) ai quali sono giunti i delegati del governo e delle FARC.
Ma nonostante ciò, soprattutto nel primo punto riguardante la Terra, sono ancora molti i punti in disaccordo individuati dalle FARC in un documento, ritenuti indispensabili per la giustizia nel Paese, ma sui quali il Governo non ha voluto ancora discutere. Lo stesso vale per il secondo punto dove le FARC hanno anche qui lasciato un documento sui disaccordi tra le parti non ancora discussi.
Il terzo punto invece è quello in cui si è raggiunto un maggior accordo tra le FARC e il Governo. Padre Javier lo interpreta relazionato al momento storico di discussione, momento storico che vedeva Santos impegnato nella campagna per le elezioni presidenziali. C'è però un punto critico sul tema del narcotraffico nonostante i compromessi raggiunti. Il Governo infatti ha proposto come metodo per l'eliminazione delle coltivazioni illecite la fumigazione delle piante di coca. Le FARC, in pieno disaccordo, hanno indicato che si deve lavorare per un accordo con la popolazione che coltiva la coca (e non semplicemente denunciarla come suggerito dal Governo) e procedere con lo sradicamento manuale dopo aver dato voce alle varie Comunità le quali dovranno iniziare a coltivare i prodotti per la loro alimentazione base per poter vivere.
In ogni caso resta il punto più concreto finora raggiunto nelle discussioni in quanto dice cosa, dove, quando, chi e come si andranno a mettere in atto gli accordi intrapresi.

Attualmente in discussione è il quinto punto riguardante le Vittime. Il MOVICE (movimento delle vittime per i crimini dello Stato) esige che vengano a compimento i seguenti punti: verità, giustizia, risarcimento alle vittime e non ripetizione dei fatti.
C'è un altro punto di forte disaccordo alla base della discussione dato dal fatto che secondo le FARC e la Cidh (Corte Interamericana per i Diritti Umani) le violazioni dei Diritti Umani da parte dello Stato corrisponderebbero all'80% dei crimini commessi, mentre il 20% sarebbero imputati alla guerriglia. Un altro tema di forte disaccordo riguarda chi considerare come vittima del conflitto armato o, secondo quanto stabilito dal Diritto Internazionale Umanitario, prigioniero di guerra.
L'altro tema del quinto punto, il più importante e sicuramente quello con un cammino più difficile per giungere ad un accordo, fa riferimento a come mettere in pratica la cosiddetta Giustizia Transizionale, intesa come un insieme di strumenti giudiziali e misure extragiudiziali che in diversi modi e con differenti approcci sono stati approntati e applicati per riparare alle conseguenze di violazioni dei Diritti Umani su larga scala. Processi, quindi, che hanno interessato ed interessano diversi Paesi, dove sono avvenute violazioni particolarmente gravi e prolungate dei Diritti Umani in conseguenza di conflitti e guerre civili, e dove la semplice applicazione di una giustizia individuale, caso per caso, non sarebbe sufficiente. Gli strumenti tipici includono il processo penale, le commissioni di verità e giustizia, i programmi di risarcimento e diverse forme di riforme istituzionali. Saprà questa giustizia andare contro l'impunità delle gravissime violazioni dei Diritti Umani, dei crimini di guerra, dei genocidi, delle torture, delle esecuzioni extragiudiziali e degli sfollamenti forzati che il popolo colombiano ha sofferto e continua a soffrire?

Il discorso che Santos ha tenuto nell'ultimo suo viaggio in Europa è stato incentrato nel presentare la Pace come necessità per l'ingresso in Colombia di imprese multinazionali, e quindi necessità per gli investimenti stranieri, senza più l'ostacolo della guerra civile.
Ma questa NON è la Pace che il popolo colombiano vuole.
Il popolo colombiano vuole la Pace basata sulla giustizia sociale. Il conflitto armato si è generato come conseguenza di un conflitto sociale dalle radici molto profonde che ha visto come oggetto contenzioso la Terra. Lo sviluppo economico si coniuga con la giustizia sociale, la tutela dell’ambiente e delle risorse idriche in un Paese in cui, al contrario, il governo lascia campo libero alle multinazionali poste nella situazione ideale per accaparrarsi oro, carbone, acqua e imporre i loro interessi, tutelate peraltro dal trattato di libero commercio con gli Stati Uniti.
Sono forti le pressioni affinché si possa arrivare a firmare l'accordo entro il mese di ottobre 2015. In tale data infatti avranno luogo in varie regioni del Paese le elezioni amministrative. Lo slittamento o il fallimento delle negoziazioni metterà in difficoltà Santos e la sua credibilità di fronte a milioni di elettori che lo hanno votato nella speranza che quel voto avrebbe contribuito a mantenere vive le speranze di pace.
Molte, secondo padre Javier, sono le profonde contraddizioni alle quali si sta assistendo. La terrificante conseguenza del venir meno ad un accordo del processo di Pace sarà un'intensificazione dello scontro armato il quale vede in Alvaro Uribe, ex-presidente e attuale senatore, il principale sostenitore nonché oppositore ai negoziati di Cuba. Con lui, una consistente parte della forza pubblica colombiana che si vedrebbe, ad accordi raggiunti, togliere i privilegi economici quali ad esempio il fondo pensionistico.

Usciamo dall'assemblea, raggiungiamo la cucina comunitaria per "tomar un tinto"... molte domande affiorano alla mente...
Se si dovesse raggiungere un accordo tra Farc ed esercito ma non verranno garantite le necessità basilari delle persone quali cibo, un'educazione pubblica adeguata, una casa e salute pubblica, come si potrà parlare o pensare ad una vera Pace?
Se non verrà garantita la giustizia per i crimini commessi nel Paese (attualmente il 98% di essi sono impuniti!) come si potrà parlare o pensare ad una vera Pace?
Se non verranno garantiti i diritti di contadini, indigeni, afrocolombiani, se non verrà ascoltata la loro voce ma solamente, come sta avvenendo leggendo i giornali, ascoltando la
radio e le notizie della televisione, la versione della classe ricca, come si potrà parlare o pensare ad una vera Pace nel Paese?
Se per il governo Santos la principale via di sviluppo socio-economico del Paese è incentrata sulla "locomotiva mineraria", capace di distruggere, sfollare e ridurre in miseria la popolazione locale, come si potrà parlare o pensare ad una vera Pace in Colombia?


Silvi