Agende parallele al processo di Pace con le FARC

Colombia

Proponiamo un articolo del giornalista e docente universitario colombiano Juan Diego Restrepo che, analizzando l'attuale situazione del Paese, cerca di capire quale sia la possibile applicazione degli Accordi che si raggiungeranno all'Avana in relazione ai programmi politici previsti per quest'anno dal governo colombiano.


Agende parallele al processo di pace con le Farc

Mentre proseguono i dialoghi all'Avana, nel Paese si affrontano anche altri temi di grande importanza per il futuro.
Il primo punto che mi preoccupa, per le sue implicazioni, tra gli accordi dati come raggiunti nell’isola di Cuba attorno al tema della terra, è il progetto di legge che vorrebbe creare le cosiddette Zonas de Interès de Desarrollo Rural y Economico (ZIDRE), Zone di Interesse di Sviluppo Rurale e Economico. In accordo con la definizione data dal Governo Nazionale queste zone sono “aree geografiche isolate dai centri urbani più significativi; richiedono elevati costi di adattamento per la produzione; hanno una bassa densità di popolazione e alti indici di povertà; mancano delle infrastrutture minime per i trasporti e la commercializzazione dei prodotti; inoltre per le loro caratteristiche agrogeologiche e climatiche, risultano inadatte allo sviluppo di unità di produzione famigliari”. Quando leggo questa definizione e la confronto con quella consegnata nella bozza del primo accordo raggiunto all'Avana, chiamato Riforma Rurale Integrale, non smette di preoccuparmi la distanza che esiste tra questa e il progetto di legge. In accordo con la definizione precedente, ci sono ampie regioni del Paese “inadatte alla produzione famigliare”,  ma nel documento congiunto tra il governo nazionale e le Farc (riguardante il tema agrario)  ha una priorità “la carta fondamentale dell'economia campesina, famigliare e comunitaria nello sviluppo del territorio”. Nel migliore degli scenari: l'accordo con le Farc e l’approvazione del progetto di legge potranno applicarsi l'uno e l'altro senza maggiori problemi?
Non ho dubbi che il progetto delle ZIDRE faccia parte dell'agenda del grande capitale agroindustriale del Paese. Nella sua ricerca di opportunità di inversione, il progetto delle ZIDRE trova uno scenario propizio preparato dal governo nazionale per investire risorse nel territorio e in attività come l'estrazione mineraria, attività che genera tante discussioni. Questo mi induce una seconda preoccupazione: il settore produttivo del Paese è sintonizzato con il processo in corso all'Avana?
Si parla molto di quanto sia redditizia la pace e le cifre alle quali ci si appella sembrano dimostrarlo, ma è anche certo che nel mezzo della guerra il Paese ha avuto, per alcuni periodi, crescite economiche significative, fatto che implica che lo scenario bellico è stato vantaggioso per alcuni settori che senza dubbio hanno guadagnato per decenni da questa situazione alterata. I padroni del grande capitale non cedono né danno nulla in cambio se, in queste transizioni, non incrementano la loro ricchezza. Come manterranno quindi i loro profitti? Cosa esigeranno in cambio del loro impegno per la pace? E' fondamentale chiederglielo per sapere chiaramente quale è la loro posizione, la quale potrà determinare la stabilità o l'instabilità degli accordi che si raggiungeranno all'Avana.
Un'altra preoccupazione ha a che vedere con le coltivazioni delle foglie di marijuana e di coca per uso illecito, considerate non come attività isolate, ma come parte della catena del crimine organizzato. Sebbene a Cuba si sia riusciti a fare dei passi avanti sul tema e si sia prodotta una bozza sulla “soluzione al problema delle droghe illecite”, non è chiara quale sia l'agenda nazionale per affrontare il tema; e nemmeno si sa cosa pensano gli Stati Uniti, il maggiore finanziatore della guerra alla droga nel Paese, della soluzione definitiva a questo problema, problema che è stato il combustibile della guerra nelle ultime decadi e del quale hanno beneficiato anche le imprese nordamericane che vendono i prodotti da utilizzare durante le fumigazioni dei campi coltivati e i servizi di aviazione che si utilizzano per queste attività. Si impegnerà il governo statunitense a rispettare gli accordi?
In relazione a questo tema, c'è poi una questione che ancora non si è affrontata in profondità né si sono presi accordi sul suo rispetto: l'estradizione dei capi delle Farc sopra i quali pesano le richieste della giustizia nordamericana che fino ad ora mantiene la sua posizione. Come negoziare questo tema? Chi ha l'ultima parola? (questo argomento è stato trattato nel report di settembre 2014).
La stabilità degli accordi che si possono raggiungere a Cuba dipende poi anche da due questioni che rappresentano la mia quarta preoccupazione: la guerriglia dell'ELN e le cosiddette bande criminali emergenti (Bacrim). Si dice che ci sia una agenda parallela di dialoghi con l'ELN che va per un buon cammino e che potrebbe concretizzarsi all'inizio di questo anno e con la quale potrebbe disattivarsi un fattore di violenza nelle regioni dove opera questo gruppo ribelle, ridottosi negli ultimi anni nel numero di uomini e di armi, e con poca capacità di negoziazione.
Ma il problema maiuscolo sono le Bacrim, in modo particolare le Autodefensas Gaitanistas de Colombia, anche conosciute come “Urabenos e Clan Usuga”. Sono un fattore di instabilità totale, inoltre le loro azioni delittuose si estendono in diverse regioni del Paese e hanno avuto una significativa crescita esponenziale di uomini, armi e controllo territoriale dal 2006, quando nacquero nell'Urabà antioquieno. Da ottobre dell'anno scorso si sta parlando della creazione di norme per sottometterle ma sul quale non si è concretizzato nulla alla fine dell'anno. Senza dubbio ci sarà un grande dibattito quest'anno. Cosa staranno pensando i capi di queste organizzazioni criminali? Si sottometteranno?
Infine una quinta preoccupazione riguarda l'agenda delle Forze Armate. Sono sincere le Alte cariche dell'esercito quando dicono che stanno accompagnando il Presidente Santos nel suo sforzo per raggiungere un accordo con le Farc? Rappresenteranno un fattore di stabilità, una volta chiuso il processo con la guerriglia, così come con l'ELN se si riesce, e rispetteranno quanto concordato? La blindatura che le circonda impedisce di fare una valutazione chiara delle loro posizioni. Spero che le loro attività non saranno, come in altri Paesi, un ostacolo al raggiungimento della pace nel Paese.