Resistenza Etica

Colombia

Resistere.
Resistere alla morte.
Resistere alla fame.
Resistere alla paura.
Resistere ai colpi di arma fuoco.
Resistere ai massacri.
Resistere alle minacce, alle offese e alle umiliazioni.

Resistere allo sfollamento, forzato.
Resistere per mantenersi come Comunità.
Resistere alla stigmatizzazione.
Resistere all'ingiustizia.
Resistere alla verità occultata.
Resistere per la tua libertà.
Resistere. Nonostante tutto. E sopportare.

Era il 23 marzo 1997 quando, spinti dalla proposta del primo vescovo di Apartadò di costituire una “comunità neutrale” per far fronte alla drammatica situazione che stava vivendo la zona del municipio di San Josè de Apartadò, viene ufficializzata la nascita della Comunidad de Paz de San Josè de Apartadò.
La dichiarazione, stilata sullo spirito della Convenzione di Ginevra del 1949 che attesta i diritti della popolazione civile in un contesto di conflitto armato, definiva la Comunità di Pace come “quella che fa parte della popolazione civile contadina non combattente e che nonostante lo sviluppo delle ostilità, si protegge senza alcuna distinzione dallo scontro”. “Sono gli abitanti che si sono impegnati liberamente in questo processo; sono incluse le persone civili che non partecipano alle ostilità, che non realizzano attività di indole militare durante la permanenza nella Comunità e che si compromettono con lo Statuto e con il Regolamento”; sono incluse inoltre le persone “la cui permanenza è transitoria nella Comunità ma che sottostanno al suo Statuto e al Regolamento”.
Iniziò da lì la lunga lotta di Resistenza contadina della Comunità di Pace.
Una Resistenza Nonviolenta che ha celebrato quest'anno i suoi 18 anni. Resistenza nata in un territorio rurale, in un tempo drammatico dove gli sfollamenti forzati della popolazione dei villaggi più isolati erano diventati di massa e dove le morti in orribili massacri avevano creato un clima di terrore e paura. Una Resistenza in un territorio ricco e strategico per i forti interessi economici. Una resistenza ai diversi attori armati regolari e irregolari che si contendono, tutt'ora, il controllo del territorio.
Una resistenza civile nonviolenta, una scelta di neutralità per dare speranza nel mezzo di tanto dolore.
Una resistenza forte alla stigmatizzazione, che vede questi piccoli eroi essere accusati, ancora oggi, d'essere collaboratori della guerriglia.
Una resistenza fatta di uomini, donne e bambini che ancora una volta sono qui a dire al mondo che la sola lotta necessaria, è la lotta per la propria libertà.

Scriveva Mandela: “La verità è che non siamo ancora liberi: abbiamo conquistato soltanto la facoltà di essere liberi, il diritto di non essere oppressi. Non abbiamo compiuto l'ultimo passo del nostro cammino, ma solo il primo su una strada che sarà ancora più lunga e più difficile; perchè la libertà non è soltanto spezzare le proprie catene, ma anche vivere in modo da rispettare e accrescere la libertà degli altri”.

In cammino da 18 anni per spezzare le catene imposte, senza essere prigionieri dell'odio.
Resistenza Etica.

S.