Human Rights Watch: il ruolo dei militari nei “falsos positivos”

Colombia

A fine giugno è stato pubblicato il documento intitolato “Il ruolo degli alti ranghi militari nei falsi positivi. Le prove delle responsabilità dei generali e dei colonnelli dell'esercito colombiano nelle esecuzioni di civili”. Un rapporto di 105 pagine stilato dall'organizzazione internazionale Human Rights Watch (HRW).

Tra il 2002 e il 2008 l'uccisione di civili per mano delle brigate dell'esercito è stata una pratica abituale in tutta la Colombia. Soldati e ufficiali messi sotto pressione dai loro superiori per produrre risultati “positivi” nella guerra contro la guerriglia, attraverso l'aumento del numero di esecuzioni. Le vittime venivano prese con la forza oppure adescate in luoghi remoti con false promesse di offerte di lavoro, per poi assassinarle, collocare un'arma vicino al corpo e spargere la notizia che si trattava di nemici morti in combattimento. Questi casi di “falsi positivi”, compiuti su larga scala per ben sette anni, costituiscono uno degli episodi di atrocità di massa più nefasti avvenuti nell'emisfero occidentale nelle ultime decadi.
Nel settembre del 2008, lo scandalo mediatico provocato dalla notizia dell'esecuzione da parte dei soldati dell'esercito di uomini, giovani e adolescenti di Soacha, un sobborgo di Bogotà, ha fatto sì che il governo si vedesse obbligato ad adottare misure serie per frenare questi delitti, incluso il ritiro di tre generali dell'Esercito. La Magistratura sta investigando attualmente su più di 3000 presunti casi di “falsi positivi” attribuiti ai militari. Più di 800 uomini dell'esercito, la maggior parte soldati di basso rango, sono stati condannati per esecuzioni extragiudiziali perpetrate tra il 2002 e il 2008.
Tra i condannati alcuni erano ex comandanti di battaglioni o di altre unità tattiche, ma nessun ufficiale responsabile delle brigate o che occupasse una posizione superiore nella linea di comando al momento dei delitti, è stato incriminato. Dei 16 generali dell'esercito attivi e ritirati che sono sotto indagine, nessuno al momento è stato formalmente accusato.
Il documento di HRW offre la descrizione più dettagliata che sia mai stata pubblicata, fino a questo momento, sulle indagini penali delle truppe di diverse brigate e battaglioni dell'esercito colombiano responsabili di una grande quantità di presunti “falsi positivi”. Il documento, inoltre, espone le prove che diversi Alti Ufficiali dell'esercito sarebbero responsabili di molte delle esecuzioni e mette in evidenza gli ostacoli che, fino ad oggi, hanno impedito che tali Ufficiali rendessero conto dei loro  crimini davanti alla legge.
Il documento è stato elaborato a partire da una estesa consultazione di documenti inediti, casellari giudiziari, sentenze e dati frutto di investigazioni della Magistratura sui falsi positivi; oltre a testimonianze e interviste che HRW ha raccolto con più di quaranta procuratori, testimoni, familiari di vittime e avvocati.
Questo documento investiga undici delle quarantuno brigate identificate dalla Magistratura per esecuzioni extragiudiziali tra il 2002 e 2008. Alcuni dei comandanti di queste undici brigate successivamente ai fatti sono passati di grado raggiungendo i livelli più alti dei comandi militari (come il generale Montoya, il generale Oscar Peña, il generale Lasprilla Villamizar e il generale Rodriguez Barragan, attuale comandante generale delle forze militari).
HRW ha identificato testimoni e casellari giudiziari nei quali si nominavano tre di questi  ufficiali di alto rango, più altri  generali e colonnelli che probabilmente erano a conoscenza di tutto e che pianificarono, ordinarono o facilitarono in qualche modo i falsi positivi.
Effettivamente il fatto che le esecuzioni extragiudiziali siano state commesse sistematicamente dai soldati della maggior parte delle brigate dell'esercito e che si siano verificate in tutto la Colombia, porta alla conclusione che i più alti livelli del comando militare dovevano, quantomeno, essere al corrente delle esecuzioni, se non avere direttamente e attivamente ordinate o facilitato la loro commissione.
A sette anni dallo scandalo sui falsi positivi esistono, quindi, numerose prove che indicano come molti ufficiali di alto rango dell'esercito abbiano responsabilità per quanto successo ed è di vitale importanza che il governo realizzi azioni più energiche per assicurare che i responsabili diano conto di quanto successo.
Alcuni passi importanti sarebbero: il disporre che le autorità militari cooperino con le investigazioni sui falsi positivi, proteggere i testimoni e i familiari, assicurare che qualsiasi legislazione sulla giustizia transizionale* che si sviluppi come parte di un futuro accordo di pace con la guerriglia, non impedisca la possibilità che sia fatta giustizia rispetto a questi delitti. Portare davanti alla giustizia i massimi responsabili di uno dei capitoli più oscuri del conflitto colombiano non sarà facile, però è un compito irrinunciabile e assolutamente realizzabile per il governo.
Il documento di HRW, inoltre, critica duramente la mancata supervisione degli Stati Uniti e chiede al governo Obama di sospendere gli aiuti militari alla Colombia (per un valore che si aggira intorno ai 7 milioni di dollari all'anno), in quanto tali aiuti sono condizionati dal rispetto dei diritti umani nel paese. Di fatto, in tutti questi anni, mentre giungevano migliaia di milioni di dollari a supporto dell'esercito colombiano, le truppe uccidevano sistematicamente la popolazione civile.
In Colombia l'uscita del documento di HRW ha provocato le dure reazioni del governo, a partire dal Presidente Santos che riguardo alle accuse rivolte agli alti comandanti dell'esercito ha dichiarato: “[...] che non vengano a macchiare l'istituzione […] che non vengano a segnalarci e a causare danni enormi senza nessuna documentazione, questo non è il modo di vigilare sui diritti umani”.
Il Ministro della Difesa, Carlos Villegas, sempre in riferimento alle accuse ai generali, ha qualificato come: “frettolosa, superficiale e senza fondamento” l'attribuzione di responsabilità agli ufficiali per il solo fatto che erano comandanti delle brigate incriminate negli anni tra il 2006 e il 2010, criticando inoltre Josè Miguel Vivanco, direttore di HRW, che avrebbe calpestato la presunta innocenza dei militare, anche loro esseri umani.
Vale la pena di ricordare che sino al 2006 il Ministro della Difesa era l'attuale Presidente Santos e che, a supporto del già completo documento di HRW, ci sono migliaia di testimonianze di vittime  di tutto il paese che da anni stanno chiedendo giustizia rispetto ai falsi positivi. Viene da chiedersi come le autorità militari e lo stesso governo possano ancora trovare  il coraggio di difendere i propri assassini  e di proporsi al mondo come i nuovi paladini della pace.


Clicca qui per scaricare il documento di HRW


 

*Con il termine giustizia transizionale si fa riferimento a un insieme di strumenti giudiziali e misure stra-giudiziali che in diversi modi e con differenti approcci sono stati approntati e applicati per riparare alle conseguenze di violazioni dei diritti umani su larga scala. Processi, quindi, che hanno interessato e interessano diversi paesi, dove sono avvenute violazioni particolarmente gravi e prolungate dei diritti umani in conseguenza di conflitti e guerre civili, e dove la semplice applicazione di una giustizia individuale, caso per caso, non sarebbe sufficiente. Gli strumenti tipici includono il processo penale, le commissioni di verità e giustizia, i programmi di riparazione e diverse forme di riforme istituzionali. In questo senso, quindi, la giustizia transizionale non è una branca del diritto nè tanto meno uno specifico rito processuale, ma un vero e proprio metodo, un approccio alla giustizia in situazioni particolari: situazioni di transizione a seguito di conflitti o di repressioni violente da parte dello Stato.