Padre Javier Giraldo: la vera storia del Paramilitarismo

Colombia

Durante l'ultima assemblea generale della Comunità di Pace, avvenuta a fine giugno 2015, padre Javier Giraldo, sacerdote gesuita che accompagna sin dal 1997 la resistenza civile della Comunità, ha tenuto un laboratorio formativo spiegando le vere ragioni che hanno portato alla nascita del paramilitarismo in Colombia.
Vi invitiamo a leggere il suo intervento (di seguito tradotto).

 

L'etimologia
Il prefisso 'para' unito ad altre parole, come per esempio paramedico, paraistituzionale, parapolitico, indica qualcosa che è unita a un'altra cosa, ma che allo stesso tempo ne devia l'attività. Per esempio cos'è un parassita? Un parassita è un essere vivente che vive di un altro essere, che non ha una vita propria, ma succhia la vita dell'altro.
Quindi il prefisso para ha 2 significati: lo stare insieme a qualcos'altro e deviarne la sua attività.
Il paramilitare è colui che sta insieme ai militari,  un ausiliare dei militari, ma che allo stesso tempo devia e deforma l'attività militare in qualcosa che non dovrebbe essere.

Come iniziò il paramilitarismo in Colombia?
In Colombia è stata venduta una storia falsa del paramilitarismo. E' stato dichiarato che i paramilitari si sono formati circa negli anni '80, quando la guerriglia era molto attiva e, quindi, gli allevatori di bestiame, i coltivatori di caffè, i grandi sindacati economici organizzarono eserciti privati per difendersi dalla guerriglia dal momento che quest'ultima stava riscuotendo pizzo e tasse ai grandi proprietari terrieri. Questa è la storia che racconta il governo su come è nato il paramilitarismo. Questa storia è falsa.

Il paramilitarismo è nato molto prima di tutto questo.
Nell'anno 1962, sotto il governo del presidente Valencia, arrivò una missione dell'esercito nord americano degli Stati Uniti che iniziò a studiare quali erano i meccanismi di difesa della Colombia di fronte al comunismo e al movimento comunista internazionale. Questa missione ha redatto un documento segreto, rimasto top-secret per più di 30 anni.  In questo documento gli americani affermavano che bisognava iniziare a organizzare gruppi misti di civili e militari per distruggere il movimento comunista che si stava sviluppando in tutta l'America Latina.
In questo momento, nell'anno 1962, non c'era la guerriglia. Era già esistita la guerriglia liberale che, però, si era smobilitata e in ogni caso la maggior parte degli integranti vennero  ammazzati.

Perché si formarono quindi questi gruppi paramilitari?
Non è stato certo per combattere un movimento armato, ma per combattere un movimento politico, il movimento comunista. Nel documento segreto che lascia questa missione degli Stati Uniti, chiamata missione Yarborough, dal nome di un generale dell'esercito degli USA che partecipò alla stessa, si leggono queste testuali parole: “bisogna sviluppare attività terroriste paramilitari per distruggere il comunismo”. Quindi, già nell'anno 1962, si formano i paramilitari, non per lottare contro la guerriglia, ma per combattere contro una forma di pensiero che era quella del partito comunista.

I militari colombiani iniziano a redigere un manuale di guerra chiamato “Manual contrainsurgentes”, anche questo segreto.
Nell'anno 1963 l'esercito colombiano traduce un manuale scritto in francese sulla guerra in Algeria, una guerra crudele contro gli africani che rifiutavano la colonizzazione francese. Questo manuale approva metodi di tortura per coloro che protestano, ma la cosa più importante di questo prontuario è che raccomanda di coinvolgere la popolazione civile, di metterla dentro la guerra.
Se la popolazione civile è in resistenza, la guerra sarà anche contro di loro, non solamente contro coloro che sono armati, ma anche contro chi sta resistendo inerme.
Per questo motivo i paramilitari giungevano nei villaggi e iniziavano a coinvolgere con la forza i contadini nei gruppi paramilitari seguendo l'orientamento del manuale.
Questa è la filosofia dei gruppi paramilitari.

Successivamente, il presidente Valencia, nell'anno 1965, emana il decreto n° 3398 che autorizza la consegna di armi, che sono esclusiva dei militari, anche ai civili, dando così una base legale ai paramilitari. E' in questo preciso momento che nascono i gruppi paramilitari.
Il paramilitarismo, quindi, non risulta essere nato per volontà degli allevatori di bestiame, dei coltivatori di caffè, ma è qualcosa che gli Stati Uniti conformano e che il governo colombiano autorizza, fornendogli un supporto legale perché potesse funzionare.
Questo decreto del presidente Valencia del 1965 si converte, nel 1968, nella legge n° 48.
Nell'anno 1969 si pubblica il primo “Manuale di contro-insorgenza”.

Nel 1978 compare un gruppo molto strano di militari che si comporta però come fosse di  paramilitari. Uno degli uomini che ne facevano parte è, ad esempio, il generale Mario Montoya che questa settimana (ultima settimana di giugno 2015, ndr) è stato chiamato come indagato per il suo appoggio ai “falsos positivos”. Questo gruppo, chiamato Triple A, usciva di notte a commettere crimini, togliendosi l'uniforme, collocando bombe nelle ambasciate dei paesi socialisti o nelle redazioni di giornali che erano di opposizione come la “ Voz Proletaria” e il  “El Bogotano” che non era di sinistra, ma criticava molto il governo. All'epoca questi gruppi militari erano composti da tenenti o capitani.

Nel 1981 appare un gruppo più consolidato di paramilitari, il MAS (muerte a secuestradores).
Questo gruppo nasce quando un elicottero, sorvolando l'intera città di Cali, lancia migliaia di volantini sulla città annunciando che era arrivato il MAS. Nessuno sapeva cosa fosse, ma da questo volantino si seppe che era un gruppo paramilitare e che si configurò perché l'M-19 aveva sequestrato la figlia di un grande narcotrafficante, il signor Ochoa di Medellin. Per liberarne la figlia si crea, quindi, il gruppo MAS formato da un gruppo di narcos e di militari. Quando il procuratore generale nell'anno 1982-1983 investiga sul MAS per capire cos'era,  trova che c'erano 163 persone, con nome proprio, vincolate a questo gruppo, di cui 59 erano membri attivi della forza pubblica.
Nel 1982-1983 appare anche l'esperienza di Puerto Boyacà. Puerto Boyacà era come la Mecca del paramilitarismo. Lì c'era un battaglione dell'esercito che si chiamava “Batallon Barbula” che dava armi nella piazza pubblica a tutti i civili che volevano vincolarsi ad esso; esisteva inoltre un gruppo di allevatori di bestiame, ACDEGAM (associazione contadina di agricoltori e allevatori del Magdalena Medio, ndr) che dava soldi per la propaganda di questa struttura paramilitare.
C'era anche un movimento politico, MORENA (movimento di rinnovazione nazionale) che era di appoggio al paramilitarismo.

Nell'anno 1988 ci sono varie testimonianze di fondatori di gruppi paramilitari che per strane circostanze furono catturati, non per essere paramilitari, ma per altre ragioni. Loro cominciarono a raccontare al DAS (Dipartimento di sicurezza oggi corrispondente all'ufficio Migrazione), alla polizia e ai giudici (in quel tempo non esisteva la Fiscalia, il nostro GIP, ndr)  come erano nati i gruppi paramilitari formati da militari, come il maggiore Luis Antonio Menenes Baes, conosciuto come alias “Ariel Otero”; il maggior Oscar Ecandia, fratello del sindaco di Puerto Boyacà, confermando così come il paramilitarismo fosse nato dall'esercito stesso.
Nel 1989 erano già così tanti i crimini che erano stati commessi dai paramilitari che la Corte Suprema di Giustizia prese in causa il problema del paramilitarismo e annullò gli articoli della legge dell'anno 1968 emanati dal presidente Valencia.

Successivamente, sempre nell'anno 1989, avvenne il grande coordinamento di tutte le strutture paramilitari che prendono il nome di Autodefensas Unidas de Colombia (AUC) che riunivano i gruppi di tutto il paese: Magdalena Medio, Cordoba, Urabà, Cesar, Santander, Meta, Llano, Nord del Valle, Putumayo e la Brigada 20 di intelligenza dell'esercito al servizio dei paramilitari.
Il coordinatore di tutti questi gruppi era uno dei fratelli Castaño, Carlo, delle AUC, le quali iniziarono quindi a funzionare come una struttura nazionale. I Castaño si presero tutta la zona dell'Urabà, di Cordoba e parte del Chocò con il nome di Autodefensa Unida de Cordoba e Urabà.
La struttura paramilitare di Puerto Boyacà controllava il Magdalena Medio.
I Carranceros, di Victor Carransa, si presero il Meta, il Guaviare, il Casanare fino alla regione di Arauca.
Il cartello del Cauca e del Nord del Valle operò sempre unito al Batallon Palace de Buga.
Successivamente apparve la strategia antidroga della polizia nel Putumayo, la quale possedeva una grande azienda dove creava e addestrava  i gruppi paramilitari.
Anche nel Cesar, con il comandante dell'esercito Verjel, si organizzarono vari gruppi paramilitari.
Un altro gruppo apparve anche a Medellin, con il nome di “ Amor por Medellin”.
Infine risultò coinvolta anche la “settima rete di intelligenza” dell'armata nazionale con sede in Barrancabermeja, che copriva molte aree del Magdalena Medio ed era  appoggiata anche dagli Stati Uniti.
La sentenza che toglieva il supporto legale al paramilitarismo, operata dalla Corte Suprema di Giustizia nel 1989, durò però ben poco.
Nel 1994 infatti, durante la presidenza di Gaviria, venne emesso il decreto n°356 che dava il via libera alla creazione di imprese di sicurezza private. Queste imprese avevano la stessa struttura dei gruppi paramilitari ed erano gestite dall'esercito con la missione di attaccare quello che loro chiamavano “sovversione”,  vincolando così migliaia di civili a questa lotta e dando loro le armi.

Nell'anno seguente, il 1995, si forma il governo di Samper il quale, appoggiandosi al decreto di Gaviria, crea l'impresa CONVIVIR, un'impresa cooperativa a supporto dei contadini, ma che in realtà  era formata da gruppi paramilitari, che avevano un “carnet” con scritto non il nome, ma l'“alias” (soprannome) con il quale potevano passare armati in tutti i posti di blocco di militari, paramilitari, polizia e del DAS senza alcun disturbo.
Nell'anno 1997 la Corte Costituzionale, nuovamente preoccupata, inizia ad analizzare le strutture del CONVIVIR, organizzando assemblee dove veniva chiesta l'opinione della gente riguardo ad esse. Alla fine però le CONVIVIR vennero approvate, dichiarandole costituzionali (sentenza n°572 del 1997). Alle CONVIVIR venne solamente ristretto l'uso di certe armi: non  avrebbe potuto far uso di armi lunghe, ma solo armi corte. Questo fu l'unica proibizione che venne fatta loro.

Nell'anno 2002 arriva poi il governo del presidente Uribe che emette un nuovo decreto, il decreto n°3222, che riforma le imprese di sicurezza privata, adeguandole completamente alla struttura paramilitare. Tali imprese sono praticamente gruppi paramilitari.
Per rendersi conto della loro grandezza, basti pensare che si trattava di  4200 imprese con 160.000 lavoratori che generavano 13 bilioni di pesos (7 miliardi di euro) di lucro ogni anno per il settore privato secondo quanto riportato dalla Controleria (organo di vigilanza dello Stato).

Nell'anno 2005 il Congresso approva la duplicazione del numero degli “assessori” nord americani. Questi ultimi sono militari statunitensi, che si possono definire più direttamente “mercenari internazionali”, che venivano a guadagnarsi da vivere con uno stipendio gigantesco, in cambio della direzione e dell'addestramento  ai gruppi paramilitari in tutta questa mattanza.
Per esempio, nel massacro di Arauca,  questi mercenari erano presenti e segnalavano, da un elicottero, il luogo dove  lanciare le bombe; in questo massacro morirono 17 bambini e molti adulti.

Quali sono state le fasi del paramilitarismo?
Quando il paramilitarismo ha preso forza negli anni'70 e '80,  i paramilitari giungevano in un luogo (e qui possiamo ricordare tutta la storia di San Josè de Apartadò), e attuavano una prima fase di terrore con massacri e grandi sfollamenti di persone.
Davano ai contadini 3 alternative: lavorare con loro, andarsene o venire ammazzati.
In quest'epoca, con la Commissione di Giustizia e Pace, Padre Javier Giraldo ha  accompagnato da vicino un municipio nella regione di Santander.  Era un municipio di circa 14000-15000 abitanti. A costoro, i paramilitari avevano posto le tre alternative: un terzo del municipio  sfollò, circa 4500 abitanti, mentre tra coloro che rimasero, non volendo però sottostare agli ordini dei paramilitari, ci furono più di 300 morti. Quelli che rimasero per non perdere la propria terra, dovettero rimanere assolutamente in silenzio, consegnare i propri figli come guardie dei paramilitari e obbligati a pagare delle tasse ai leader del gruppo paramilitare.

La seconda fase, che iniziava quando i paramilitari riuscivano a dominare un territorio, era caratterizzata da una repressione selettiva. Iniziavano a eliminare “solamente” coloro che protestavano, senza fare grandi massacri, facevano “solo sparire” le persone che creavano disturbo al loro operato.

In seguito veniva la terza fase, che era quella dell'infiltrazione nelle organizzazioni comunitarie e la  partecipazione al “progresso” materiale del municipio: asfaltavano le strade e si prendevano il controllo della giunta comunale. A Medellin per esempio, arrivò un momento nel quale il paramilitarismo si era preso il controllo di più del 90% della giunta comunale della città. In Barrancabermeja, arrivò un anno nel quale i paramilitari si  presero l'intera città, controllando tutta la giunta comunale. Allo stesso tempo iniziavano a creare centri commerciali, finanziavano la costruzione di infrastrutture pubbliche e poiché i paramilitari erano coinvolti da sempre con il narcotraffico, quest'ultimo investiva in tali opere bilioni di pesos, perché fosse evidente che il paramilitarismo portava progresso.

La quarta fase era già una fase di consolidazione, di costruzione di un potere economico molto grande, con un potere politico e  un potere militare che godeva di  fonti finanziarie gigantesche. Per esempio Carlos Castaño ha riconosciuto che il narcotraffico finanziava il 70% dei suoi investimenti. Veniva praticata inoltre “l'aspirazione” clandestina della benzina, aprendo gli oleodotti  e vendendo la benzina di contrabbando, arrivando a rubare sino il 50% della produzione di Ecopetrol.
I gruppi paramilitari arrivarono così a “comprarsi” i municipi, le regioni, fino  allo Stato (con l'arrivo di Uribe alla presidenza della repubblica).
La quinta fase corrispose all'insediamento del presidente Uribe, fase di legalizzazione del paramilitarismo. Quando Uribe arrivò alla presidenza era molto cosciente della forte reazione internazionale contro il paramilitarismo per i milioni di crimini commessi.  
Molti governi del mondo stavano chiamando all'attenzione il governo colombiano e molti tribunali internazionali e organizzazioni internazionali per diritti umani stavano condannando la Colombia per i crimini del paramilitarismo. Uribe quindi, molto scaltramente, fece in modo che all'apparenza  tutta questa brutalità stesse finendo creando nuovi spazi per ubicare i paramilitari.
Successivamente creò degli strumenti giuridici, quali le leggi di Giustizia e Pace, per dare l'illusione che il paramilitarismo stesse scomparendo. Per fare in modo che i paramilitari si sottomettessero a questa legge, Uribe propose una pena di soli 5-8 anni di carcere per coloro che avessero confessato i propri crimini, fossero stati uno o mille. Molti di coloro che non erano nemmeno paramilitari, ma narcotrafficanti che finanziavano il paramilitarismo, si  avvalsero di questa legge per sviare il loro passato e ripulirsi davanti alla giustizia con pochi anni di condanna.
In seguito giunse l'apertura dei dialoghi di San Fè de Rarito, dove arrivarono solamente i grandi capi paramilitari per iniziare, secondo legge di Giustizia e Pace, la smobilitazione.
Oggi, 10 anni dopo, sappiamo che la maggioranza di questa smobilitazione fu fittizia e non  reale; per questo, Luis Carlos Restrepo, un magistrato che stava gestendo  questa farsa, è oggi un profugo della giustizia, per aver mentito al paese riguardo alla smobilitazione, rubando una grandissima quantità di denaro per tutto ciò che la falsa smobilitazione paramilitare ha comportato.

La sesta tappa prevedeva la riformulazione del reato di delitto politico da parte di Uribe.
Uribe infatti voleva, per pulire il passato di tutti i paramilitari, considerare il paramilitarismo come un delitto politico. E' stato questo l'unico punto sul quale la Corte Costituzionale e la Corte Suprema di Giustizia si sono imposte di fronte a lui per dire no, perché sarebbe stato come trasformare il diritto universale, il diritto internazionale: il paramilitarismo non potrà mai essere considerato un delitto politico, ma un delitto comune e molto grave.

Come frutto di tutta questa strategia messa in atto da Uribe, e con la supposta smobilitazione, il paramilitarismo si è riorganizzato secondo  3 correnti:

  • il paramilitarismo antico di coloro che non hanno voluto smobilitarsi o che una volta smobilitati ritornarono attivi;
  • i nuovi paramilitari;
  • la rete di informanti e cooperanti  che rafforza tutta la strategia paramilitare.

Com'è stato il fenomeno del paramilitarismo a San Josè de Apartadò?
Quando nacque la Comunità di Pace c'era, come c'è tutt'oggi, una strategia paramilitare ben chiara  in questa regione. I piani del governo e dell'establishment economico e politico del paese,  prevedevano già da molto tempo che questa regione dovesse essere  controllata da strutture paramilitari.
Nell'anno 1997,  i paramilitari stavano sterminando tutti coloro che non si vincolavano ad essi. Tutti i massacri perpetrati, gli sfollamenti di Mulatos e Resbalosa, erano attuati per cercare di cacciare la gente con la strategia delle tre alternative: “o te ne vai, o collabori con noi, o ti ammazziamo”.
Tutto questo dall'anno 1980 quando ci fu il primo massacro alla Resbalosa.
Quando i villaggi simpatizzavano con i gruppi di sinistra alle elezioni, con la Union Democratica, con la Union Patriotica, con il Fronte Democratico, il paramilitarismo arrivava a castigare coloro che aderivano a queste coalizioni.
Tra gli anni  '95-'96 questa mattanza è nella fase massima di acutizzazione. Si giunge ad avere un dialogo con il vescovo di Apartadò, Monsignor Duarte Cancino, che disse: “bene, se voi non volete andarvene da qui, configurate una comunità neutrale che affermi pubblicamente che non è coinvolta nella guerra e che esige il rispetto della popolazione civile nel mezzo della guerra”.
Da qui nacque l'idea di creare la Comunità di Pace.

Qual è stata la reazione del governo alla creazione della Comunità di Pace e perché reagisce in questo modo?

L'interpretazione di Padre Javier  sulla reazione così terribile dell'esercito e dei paramilitari in quella settimana santa del 1997, è stata che  il governo realizzò che se avesse  concesso la creazione di una comunità come questa, il piano di controllo paramilitare in tutta la zona si sarebbe rovinato. Inoltre, se si iniziavano ad avere comunità neutrali come la Comunità di Pace, che si distanziavano dalla guerra non volendo stare con nessuna delle parti in conflitto, il loro piano sarebbe  fracassato completamente.
Per questo motivo ci fu una reazione così dura di sterminio della Comunità di Pace. Da qui nacque  tutta la storia e tutti i sacrifici, la resistenza per non essere cacciati, per non sottomettersi alla strategia dello Stato e i ritorni nei villaggi dopo lo sfollamento.

In quello stesso periodo si presentò un altro problema. Il partito comunista, le FARC e la giunta comunale iniziarono infatti a tenere posizioni mobili. In certi momenti si opponevano radicalmente allo stato, in altri momenti iniziavano invece  a dialogarci e a collaborare attraverso la struttura della giunta comunale. Questa ambiguità di stare e non stare con lo stato, avveniva perché da un lato   volevano  approfittare delle risorse governative per sviluppare i loro progetti, e quindi dall'altro questo implicava mostrare la bella faccia allo stato nei momenti opportuni.
Durante tutti questi anni la Comunità invece  ha voluto continuare a seguire la sue leggi. E' una Comunità che non sta con nessun gruppo armato, che resiste a tutta la strategia e politica dello stato nella regione e nonostante le morti e l'uscita di alcuni suoi membri, continuerà a mantenersi in questa posizione.