La diga El Quimbo

Colombia

Il mese scorso è iniziato il riempimento del bacino idrico della diga del Quimbo nella regione del Huila, a sud della Colombia. La compagnia elettrica colombiana Emgesa, che ha avuto in appalto i lavori, fa parte della multinazionale Enel group company.
Di seguito proponiamo la traduzione di alcune parti di un articolo pubblicato sul sito VerdadAbierta.com, il 21 luglio 2015, che racconta cosa è accaduto nel Huila.


"Quando vedrò l'acqua vicina, me ne andrò. Leverò lo zinco, le porte e il legno per non perdere tutto. E' tutto quello che si può fare dato che il Governo è a favore di Emgesa". Così ha salutato la sua casa Francisco Cabrera, un pescatore che per 55 anni ha vissuto sul fiume Magdalena nel villaggio Veracruz, nel municipio chiamato Gigante. La sua casa è l'ultima rimasta in piedi nella zona e anche se fino all'ultimo minuto ha resistito ad abbandonarla, non ha avuto altra scelta quando hanno cominciato a riempire i più di 8500 ettari che occuperà il bacino d'acqua creato dalla diga El Quimbo.
Questo mega progetto è uno dei più grandi del Paese con una capacità di 400 mega -watt e con una vita utile di 50 anni; calcolano che questo bacino idroelettrico produrrà l'equivale dell'8% dell'energia che si consuma in tutto il Paese.
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Hanno cominciato a riempire il lago artificiale lo scorso 30 giugno all'alba; nè la Corporazione Autonoma dell'Alto Magdalena (CAM), nè il governo del Huila, nè la comunità contadina ne erano al corrente.
uesto modo dndfhklIl governatore Carlos Mauricio Iriarte, quello stesso giorno, ha definito il riempimento del bacino come una violazione dei diritti del Huila, dato che non ci sono ancora le condizioni che l'impresa e il Governo Nazionale si erano  impegnati a portare a termine. La CAM ha chiesto di sospendere i lavori fino a quando Emgesa, che è la multinazionale proprietaria del progetto, rispetti i requisiti per salvaguardare la flora. Fino al giorno d'oggi, però, si continua a riempire il bacino con il beneplacito dell'Autorità Nazionale di Licenze Ambientali (ANLA); se continuerà così sarà completata ad inizio agosto e comincerà a funzionare a settembre.
Ancora non si sa quante sono le persone che stanno subendo le conseguenze per la costruzione di questo gigantesco lago artificiale. Inoltre, in due dei quattro nuovi insediamenti, costruiti per ubicare chi ha dovuto abbandonare la propria abitazione a causa del progetto, non c'è l'acqua potabile e nessuno è provvisto di sistemi d'irrigazione nonostante queste fossero due delle condizioni che nel 2009 la ANLA aveva imposto a Emgesa per autorizzare la costruzione della diga.
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Quello stesso anno, infatti, la ANLA rilasciò la Licenza Ambientale 0899 con la quale non solo autorizzava la multinazionale Emgesa a costruire la diga El Quimbo, ma determinava e sanciva anche alcuni obblighi e condizioni che l'impresa avrebbe dovuto rispettare, fra cui realizzare un censimento per sapere quante e quali erano le persone che avrebbero subito direttamente o indirettamente le conseguenze causate da questo mega progetto.
Fu allora che si presentò il primo problema. Un anno dopo l' autorizzazione concessa da ANLA Emgesa fece un censimento a circa 3000 persone però, secondo Miller Dussan, leader di Asoquimbo (Associazione delle Vittime per il progetto idroelettrico El Quimbo), la multinazionale non valutò tutto quello che doveva considerare. “Loro (quelli dell'impresa) si preoccupano soltanto delle conseguenze commerciali, ossia se qualcuno lavora o meno nelle zone d'impatto del progetto, ma sono coinvolti tutti coloro i cui diritti costituzionali vengono violati” spiega.
Di fatto questo fu confermato nel 2013 dalla Corte Costituzionale, quando obbligò Emgesa ad effettuare un nuovo censimento prima di settembre di quell'anno. L'obiettivo era includere tutta la popolazione colpita, dal pescatore al grande proprietario terriero fino ai commercianti delle zone vicine che avevano perso le loro attività a causa della costruzione della diga. La multinazionale non rispettò il tempo limite e fece un nuovo censimento nel 2014. Dussan, inoltre, afferma che nonostante 28.000 persone si iscrissero al censimento, l'impresa ne rifiutò 13.000 spiegando che, secondo loro, non potevano essere considerate vittime; Asoquimbo sostiene che Emgesa escluse una parte della popolazione che invece la Corte Costituzionale ordinò di proteggere e ora queste persone sono alla deriva.
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Il progetto di El Quimbo è stato pensato già vent'anni fa. La ragione per la quale non è mai stato eseguito è che nel 1997 il Ministro dell'Ambiente negò l'autorizzazione alla costruzione della diga “per i gravi effetti che avrebbe avuto su terreni altamente produttivi [...] e per la difficoltà di restituire la capacità produttiva alla zona”. Nonostante le avvertenze delle conseguenze che potevano esserci sulle terre, il progetto venne approvato nel 2009. In cambio gli stranieri avrebbero dovuto rispettare i requisiti legali con la comunità in materia di restituzione. Il primo era che Emgesa doveva trasferire nei nuovi centri abitati tutte le persone prima di cominciare a riempire la diga e, per questo, doveva trovare una soluzione all'acquisto o alla ubicazione di tutti le proprietà. Anche se la scadenza era prevista per il 2011 questo accordo non è stato portato a termine e i contadini si lamentano che l'impresa abusò del suo potere per acquistare le terre e creare i nuovi centri abitati in luoghi dove non c'è l'acqua potabile.
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Le espropriazioni erano l'ultima possibilità che l'impresa aveva a disposizione per acquisire le proprietà. Questo poteva succedere solo dopo che i proprietari delle terre si erano rifiutati di vendere o di andare a vivere nei luoghi messi a disposizione dalla multinazionale. Dussan segnala che Emgesa utilizzò lo sgombero come forma per obbligare le persone ad abbandonare le proprie terre.
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In molti casi le persone non volevano abbandonare le loro case perché i luoghi destinati al nuovo insediamento non erano ancora pronti, così successe anche a Francisco, che domandò che non venisse distrutta la sua casa fin a quando la nuova non fosse stata pronta. "Me ne sono dovuto andare lo stesso e adesso, nella nuova zona abitativa a Montea (un terreno nel municipio il Gigante), l'acqua arriva nelle cisterne, non c'è un sistema di irrigazione e inoltre non abbiamo neanche gli atti di proprietà di quanto ci è stato consegnato dall'impresa", dice .
Questo va contro gli obblighi che la multinazionale aveva, dato che la licenza ambientale ordinava che, prima di ubicare la gente nei nuovi insediamenti, Emgesa preparasse e organizzasse la zona servendola di acqua potabile, scuole, centri di salute, chiese... Tutto il necessario per fare in modo che i contadini potessero avere delle abitazioni e continuare a lavorare.
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Stanno dando a ogni famiglia due salari minimi fino a quando non prenderà il via il progetto. Emgesa dice che ci darà alcune vacche, ma io voglio essere un pescatore e altri di qui coltivavano cacao” segnala Francisco.

Per questo motivo questo contadino si è opposto fino all'ultimo minuto a lasciare la sua vecchia abitazione, anche se la casa precedente era molto più piccola “almeno era dignitosa e per questo molti dicono che era meglio se rimanevamo dove stavamo”. Ma Francisco e tutti gli altri contadini hanno già perso la lotta contro il tempo dato che, nel giro di poche settimane, i loro terreni e le loro proprietà saranno inondati”.

Per maggiori informazioni e approfondimenti vi invitiamo a:

- guardare i seguenti video:
https://www.youtube.com/watch?v=qNoLrLaKXSU

https://www.youtube.com/watch?v=XFaNvLIDYhw

https://www.youtube.com/watch?v=ibPeHZEwAtQ


- leggere i seguenti articoli:
http://www.quimbo.com.co/2015/08/emgesa-anuncia-saqueo-de-la-capilla-san.html

http://www.rcnradio.com/locales/recuperan-animales-tras-el-llenado-de-la-represa-el-quimbo-en-el-huila/