Colombia: avanzata dei gruppi neo-paramilitari

Colombia

Dopo le gravi conseguenze avute con il blocco armato indetto il passato 30 marzo dal gruppo paramilitare delle AGC, che ha paralizzato totalmente le attività di numerosi dipartimenti e causato più di 10 morti, il paramilitarismo continua ad essere il tema sulla bocca di tutti.
Ancor di più da quando, il 17 aprile, è stata la stessa Comunità di Pace ad essere vittima delle minacce delle AGC che, durante la notte precedente, hanno imbrattato i muri della bottega del cioccolato, del centro di comunicazione ed i cartelli in cui sono scritte le regole della Comunità, con dei graffiti che annunciavano la loro presenza ed il controllo sul territorio.

La notizia in poche ore ha fatto il giro tra Stati Uniti ed Europa attivando la solidarietà di centinaia di organizzazioni che da decenni appoggiano la Comunità di Pace. La stampa locale e il canale televisivo Noticias Uno hanno dato spazio alla notizia forse più di quanto non abbiano dato per il blocco armato del 30 marzo. Questo a dimostrazione che l'atto di sfida delle AGC alla Comunità di Pace ha toccato fortemente i cuori come se ad essere minacciati fossimo stati tutti.

L'intero Paese sta di fatto assistendo con grande preoccupazione all'incredibile avanzata dei gruppi neo-paramilitari ad indicare come sia ancora incerto e difficile raggiungere l'obiettivo della firma degli accordi di pace. La nuova ondata di violenza dei gruppi illegali, ed in particolare delle AGC, coinvolge tutta la Colombia. Dal nord al sud del Paese continuano da mesi le sparizioni e le uccisioni arbitrarie di leader impegnati in diversi settori sociali, politici, difensori dei Diritti Umani, contadini e reclamanti terra.
Nel Catacumbo, regione del Nord Santander, aree in cui la coca è coltivata per un'estensione di più di 9.000 ettari, il contenzioso per il controllo del territorio diventa sempre più spietato. Circa 29 civili e 7 membri della Forza Pubblica sono stati assassinati in questi primi mesi dell'anno; tutti coloro che in un modo o nell'altro stanno cercando di opporsi alla presenza delle AGC o agli altri gruppi vengono eliminati.
Sono molte anche le organizzazioni locali di donne impegnate nell'appoggiare il dialogo di pace alla Avana, o presenti con attività per il reclamo della terra, ad essere vittime in queste ultime settimane di forti minacce che giungono loro attraverso volantini firmati dai gruppi delle “Aguilas Negras”; Sono tante le donne impegnate, in diverse città dall'Urabà al Cauca, per dare il loro apporto alla pace con un forte impegno sociale.
E ancora in queste settimane continua lo sfollamento di persone che fuggono a causa degli scontri armati tra i diversi gruppi illegali delle ELN, le AGC e la Forza Pubblica. Come nella regione del Chocò (precisamente a Litoral de San Juan) dove la Defensoria del Pueblo e ACNUR (ufficio delle Nazioni Unite per gli sfollati) ha denunciato lo sfollamento di 3.000 persone tra indigeni e afrodiscendenti.
Così come rimane infuocata la situazione nel sud della Colombia, nel Cauca, dove due donne indigene Nasa, sono state uccise l'ultima settimana di aprile e dove gli indigeni stanno reclamando i propri diritti continuamente negati dalla Stato rispetto alla terra, educazione e salute. Nonostante una riunione delle comunità indigene con il Ministro dell'Agricoltura e delle Miniere alla presenza di alcuni rappresentanti delle Nazioni Unite, i leader del movimento, tra cui Francia Márquez vincitore nel 2015 del premio Nazionale per i difensori dei Diritti Umani ed i suoi compagni, sono stati minacciati di morte dai paramilitari il giorno dopo l'incontro con il Governo.
Come sempre appare contraddittoria la situazione colombiana che vede da un lato l'apertura di un tavolo di trattativa per la pace ed una lunga lista di scuse e di richieste di perdono alle vittime da parte dello Stato e dall'altro la chiara connivenza di alcune strutture militari e politiche con i gruppi neo-paramilitari per mantenere così vive le fiamme del conflitto sempre e comunque redditizio.