Firmato all'Avana l'accordo sulla fine del conflitto armato

Colombia - Un passo importante, ma...

Oggi, 23 giugno 2016, FARC e Governo colombiano hanno annunciato il raggiungimento di uno storico accordo all'Avana per quanto riguarda il terzo punto dell'agenda, relativo alla fine del conflitto armato.

Entra ufficialmente in vigore infatti il cessate il fuoco bilaterale, e definitivo, dopo 52 anni di conflitto armato, 300.000 morti e quasi 7 milioni di sfollati interni. Una tappa obbligatoria per poter arrivare alla conclusione definitiva del Dialogo di Pace in corso dal 2012 all'Avana.

Non è quindi la firma dell'accordo finale, non è stata infatti ancora fissata una data per tale evento, ma sicuramente un passo in avanti importantissimo.
L'accordo contempla le condizioni per la deposizione delle armi, garanzie di sicurezze e la lotta contro il paramilitarismo. “Nonostante questo annuncio” ha proclamato Santos “sussistono altri fenomeni di violenza e delinquenza, come l'Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) e le bande criminali associate al narcotraffico”.

Hanno assistito alla cerimonia il Presidente cubano Raul Castro e il ministro degli esteri della Norvegia, i due paesi garanti. Hanno partecipato inoltre i paesi accompagnatori del processo di pace quali Cile e Venezuela con i propri Presidenti. Era presente, come invitato speciale, il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon.

Come volontari di Operazione Colomba viviamo nella speranza che non sia solo la pace del silenzio dei fucili, ma una pace fondata sui principi di giustizia e rispetto dei diritti umani, di dignità dell'essere umano, della vita, della verità. Una pace che non sia in funzione dei grandi interessi, che non dia il via libera all'ingresso di grandi multinazionali pronte a togliere terra, quindi vita, alla popolazione contadina. La pace si costruisce di giorno in giorno, la devi scegliere e va ben oltre al “no màs armas”. Non ti viene regalata con una firma, come  insegna da quasi 20 anni la Comunità di Pace in cui viviamo.

Il grande timore della gente, saggi contadini, è che inizi, al contrario, una nuova guerra, silenziosa, di cui quasi nessuno parlerà e che continuerà a mietere vittime e sfollamento.
“Mi sento nervoso, uno vorrebbe poter credere alle loro parole, ma con questa forte presenza paramilitare nella zona, perché queste non sono BACRIM (bande criminali) come ha espresso Santos, la paura continua... cosa succederà? di chi sarà allora la responsabilità per i fenomeni di violenza che continueranno ad esistere?” è il commento a caldo di un giovane contadino.