Lontani dalla Avana

Colombia - Fonti: Semana.com

La rivista colombiana Semana, in uno speciale di questo mese, ha raccolto cento interviste fatte da giornalisti colombiani per avere una radiografia della Colombia attuale, di come vivono la speranza dell'arrivo della pace, quali sono i timori e gli scetticismi. La pace è una promessa difficile da credere sopratutto in quelle regioni dove da cinque decadi ha regnato la violenza e l'abbandono. Di seguito riportiamo l'articolo redatto da Juan Diego Valencia, giornalista della pagina web Noticias Caracol, dal titolo “Lontani dalla Avana” il quale ha intervistato alcuni leader della Comunità di Pace di San José de Apartadò.

Due decadi dopo aver sofferto una sanguinaria tempesta, la Comunità di Pace di San Josè di Apartadò, vive oggi una calma tesa. La morte non aleggia più nei suoi sentieri, come lo ha fatto nei giorni prima (e negli anni successivi, ndr) del 23 marzo del 1997, quando nacque come gruppo di contadini per difendere la vita e la terra, o nel febbraio del 2005, quando soffrì uno dei più dolorosi massacri.
La fame, usata dagli attori armati per obbligarli ad abbandonare le loro proprietà, fu sconfitta con la coltivazione di riso, mais, fagioli, canna da zucchero, platano primitivo e cacao; questi alimenti sono un respiro economico per la comunità, che li avvalora come fossero oro.
Di fatto, il leader Gildardo Tuberquia Usuga racconta che vendono il cacao a Lush, un'impresa inglese che paga 8.000 pesos al kilo per le 50 tonnellate esportate all'anno perché venga convertito, tra gli altri prodotti, in sapone e cosmetici.
Questi 400 milioni di pesos sono appena una piccola risorsa - circa 55.000 pesos mensili per ciascuno dei 600 membri della Comunità - che serve ad una famiglia per assolvere alcune delle loro necessità.
Così lo racconta Gildardo, uno degli 8 consiglieri eletti democraticamente dalla Comunità di Pace - nella quale si può votare dai 14 anni -, mentre cammina verso uno dei tre negozi che ci sono a San Josecito della Dignità.
Però nessuno dei dieci gruppi di case che formano questa aggregazione contadina ha potuto sconfiggere la paura che rappresentano gli stivali, le divise, le armi, le loro minacce, le loro incursioni.
La più recente ha avuto luogo in aprile quando la banda criminale del Clan Usuga, Clan del Golfo o Autodefensa Gaetanistas de Colombia (AGC) dipinse “AGC presenti, (sic) siamo venuti per rimanere”, su alcuni muri della Comunità di Pace.
Si vede che hanno ritirato truppe dal campo (in seguito allo sviluppo dei dialoghi di pace). Però dove non c'è l'esercito, c'è la guerriglia, e dove questa non c'è, ci sono i paramilitari”, afferma Josè Roviro Lopez, altro consigliere dell'organizzazione contadina.
E anche se il governo nazionale non ha tenuto conto della richiesta del Comune di Apartadò di creare una zona di concentrazione delle FARC in San Josè, cosa questa che temeva la Comunità, i contadini hanno una posizione paradossale di fronte ai dialoghi di pace. “Mai abbiamo creduto nel processo di pace, però chiediamo che si firmi”, assicura German Graciano, uno dei leader della Comunità.
Non ci crediamo – continua Graciano, al quale gli attori del conflitto armato hanno assassinato 13 familiari - perché il governo ci deve giustizia, una ritrattazione delle segnalazioni che ci ha fatto di essere guerriglieri, un risarcimento integrale e non individuale, che rifiutiamo, e il rispetto delle zone umanitarie, che è quello che ordina il diritto internazionale”.
“Finché non ci sarà questo, finché non si considerino questi quattro punti, ci manterremo nella radicalità”, sentenzia il leader dando un segnale chiaro che la soluzione per sciogliere il nodo che non permette un dialogo fluido tra lo Stato ed i contadini della Comunità di Pace di San Josè di Apartadò, è lontana dalla Avana.